Allo scopo di formulare una politica più ampia, morale ed efficace per resistere al terrorismo, gli Stati Uniti dovrebbero discutere pubblicamente la loro politica di omicidi mirati da parte di aeromobili a pilotaggio remoto (APR) o di droni.
Lo ha affermato il presidente della Commissione di Giustizia e Pace internazionale della Conferenza Episcopale Statunitense, monsignor Richard Pates, vescovo di Des Moines, in una lettera inviata lo scorso 17 maggio al Consigliere per la sicurezza nazionale, Thomas Donilon.
“Una politica efficace di controterrorismo dovrebbe impiegare le attività non militari per creare pace attraverso il rispetto dei diritti umani e affrontare le ingiustizie di fondo che i terroristi senza scrupoli sfruttano” ha scritto monsignor Pates.
La lettera è stata anche spedita alle Commissioni di Camera e Senato sui Servizi Armati, affari esteri, relazioni esteri, alla Commissione per laSicurezza Nazionale e gli Affari Governativi.
Pates ha ammesso il diritto di ogni paese di usare la sua forza per autodifesa. Inoltre, ha osservato che il controterrorismo, anche nei confronti di un’organizzazione pericolosa come Al Qaeda, è innanzitutto una tutela legale, quando opera al di fuori di una zona di guerra.
Il presule ha tuttavia precisato che gli omicidi mirati da parte di droni suscitano “seri interrogativi morali”, tra cui preoccupazioni legate alla discriminazione, all’imminenza della minaccia, alla proporzionalità e alla probabilità di successo.
“Gli omicidi mirati dovrebbero, per definizione, essere altamente discriminatori”, ha scritto Pates. “La politica del Governo sembra estendere l’uso della forza letale per presunti attacchi ‘firmati’ e classifica tutti i maschi di una certa età come combattenti. Sono queste politiche moralmente difendibili? Sembrano violare il diritto bellico, il diritto internazionale, dei diritti umani e di norme morali”.
Monsignor Pates ha sottolineato l’importanza di proteggere le vite americane e il pericolo creato da un’organizzazione come l’Al Qaeda. Ha poi aggiunto che il costo relativamente basso e la facilità di utilizzo dei droni potrebbero persuadere il governo USA ad utilizzarli eccessivamente, inducendo a sottovalutare “gli strumenti politici, economici e diplomatici”. Il vescovo di Des Moines ha richiamato l’attenzione sull’“impatto sociale e politico a lungo termine degli omicidi mirati da parte di droni nella lotta contro il terrorismo”.
“Non è che la prospettiva di ampio schieramento delle UAV da parte di altre nazioni e soggetti non statali stia puntando i riflettori sulla nostra nazione come il principale produttore ed utilizzatore di UAV armati e di tecnologia disarmata?”, si legge nel documento. “Gli Stati Uniti dovrebbero esercitare la loro leadership per promuovere le norme internazionali, gli standard e le restrizioni per il loro uso”.
Nel condividere la corrispondenza con tutti vescovi, Pates ha precisato che la lettera riguarda la moralità della politica statunitense. Non mette però in discussione l’integrità morale di coloro che li effettuano.
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Testo completo e originale di monsignor Pates: