Creatività al potere. Quello slogan gridato nelle piazze negli anni 60 e 70 da giovani stanchi del grigiore del sistema, si è realizzato: non in esiti direttamente politici ma in quel mondo della produzione televisiva e cinematografica che in tutto il mondo incide sugli stili di vita e sull’immaginario di miliardi di persone.
È questo il punto di partenza del libro di Armando Fumagalli, edito da Lindau e uscito nei giorni scorsi: “Creatività al potere, da Hollywood alla Pixar passando per l’Italia”.
Un testo che propone al lettore un percorso di scoperta del mondo della produzione cinematografica e televisiva a partire dal sistema americano, ancora protagonista mondiale ma già da qualche tempo insidiato dal forte sviluppo di mercati emergenti come la Cina o l’India con la vivacissima Bollywood.
Quello di Fumagalli è un vero e proprio racconto, o meglio un multi-racconto: si raccontano le storie di coloro che per lavoro raccontano storie. Ne viene fuori una mappatura interessante dell’intreccio tra potere, economia e creatività che contraddistingue il mondo della produzione. In un percorso che è allo stesso tempo indagine storica, analisi di dati ma anche inchiesta sul campo: l’autore si è spinto fino in Cina per parlare direttamente con i protagonisti.
Un ritratto del sistema che corregge l’idealizzazione del mondo made in USA a cui siamo abituati. Tra le pagine emerge come la concorrenza sia spesso più apparente che reale e che la connessione tra potere politico e Hollywood è un dato evidente.
Ma il testo di Fumagalli non si ferma qui. Docente di semiotica alla Cattolica e consulente da molti anni di case di produzione, l’autore in questo itinerario va delineando gli elementi fondamentali che rendono efficace il prodotto cinematografico e televisivo. Ed è qui che il collegamento tra politica, esigenze economiche e mondo della produzione (simboleggiato negli USA dal triangolo New York, Washington, Los Angeles) si relativizza di fronte all’ingrediente fondamentale e irrinunciabile per la riuscita del prodotto: la “bontà delle storie”.
Non bastano investimenti da capogiro, non basta la presenza di una o più star, non bastano le tecniche ormai ben oliate del marketing; alla fine ci vuole una storia convincente, ben raccontata e soprattutto dotata di contenuti universali che colpiscano l’immaginario dell’uomo comune. La creatività al potere insomma.
È qui che Fumagalli cita casi di successo eclatanti come il film francese “Quasi amici” che con un budget di qualche milione e senza star internazionali ha incassato in tutto il mondo cento volte tanto. Ed è sempre a questo filone che l’autore riconduce un certo ritorno alla vitalità del cinema italiano: dal 2004 sono stati ridotti i finanziamenti pubblici ai film, ciò ha costretto molte produzioni a dover avere a che fare in modo più diretto con il pubblico.
Risultato: una maggiore attenzione alle storie, alla loro universalità e anche al loro posizionamento, a scapito di un certo elitarismo intellettuale che ha sempre un po’ afflitto il cinema nostrano. In questo ha giocato a dire il vero anche il fatto che da tempo Mediaset e Rai si siano dotate di case di produzione cinematografiche specializzate che hanno iniziato a costruire competenze ed esperienza sul campo.
Il libro si chiude in qualche modo con un caso emblematico di “attenzione alle storie”: la Pixar. Una casa di produzione che in pochi anni ha infilato una serie di grandi successi entrando in concorrenza con l’oligopolio delle major. Il segreto del successo? Una azienda che ha fatto dello “story first” il suo motto, che è composta da uno staff di persone non provenienti dai grandi centri di potere americani ma dal midwest e dall’entroterra (quindi più vicine all’americano medio), e infine il desiderio di fare film per tutti: a partire dall’immaginario dei bambini ma trattando temi di fondo che intercettano l’interesse degli gli adulti.
Chi non si è identificato con woody il giocattolo cowboy vecchio stile di Toy Story che vive la difficoltà di essere messo da parte perché superato? O chi non si è riconosciuto in uno o nell’altro dei personaggi della famiglia di supereroi degli Incredibili, alle prese con i problemi dell’adolescenza dei figli e della mezza età dei genitori?
Creatività al potere è insomma un libro da leggere, anche se non si è addetti ai lavori. Per scoprire cosa si muove dietro quelle storie che, ogni giorno, attraverso la tv o il cinema entrano nella nostra vita, lasciando il segno.
Per ulteriore informazione sul libro: http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1409