Primo firmatario della richiesta di referendum è l’ex presidente dell’Uruguay Tabaré Vazquez.Medico oncologo, presidente nazionale dal 2004 al 2010, Vazquez, si oppose alla legge che liberalizzava l’aborto e si dimise dal partito socialista.
Il 23 di giugno gli uruguagi saranno chiamati a votare per esprimersi sul tema: se 654.000 elettori (il 25% del corpo elettorale) si pronuncerà per l’abolizione della legge, il Parlamento dovrà prenderne atto e affrontare il problema.
I Vescovi uruguagi hanno mobilitato i cattolici, in minoranza nel paese rispetto ai non cattolici. Le previsioni sono però quelle di un raggiungimento del quorum per fermare la legge.
Come ampiamente dimostrato da un servizio pubblicato dal sito Religión en libertad a firma di Pablo J. Ginés, quanto accaduto in Uruguay è un modello di come la lobby favorevole all’aborto racconti tante bugie pur di raggiungere i suoi obiettivi.
Il principale sostenitore della interruzione volontaria di gravidanza in Uruguay è Leonel Brozzo, attuale sottosegretario alla Salute Pubblica. La tecnica di utilizzare statistiche con dati falsati è la stessa utilizzata nei Paesi dell’Europa come Spagna e Italia. Il primo a raccontare dell’utilizzo di questa tecnica di falsificazione delle statistiche fu, nel 1982, nel Colegio de Médicos di Madrid, l’ex medico abortista Bernard Nathanson. La tecnica è quella di indicare cifre esagerate di aborti clandestini e di donne morte per dissanguamento.
Nel 2003 il ginecologo sostenitore dell’aborto, Leonel Briozzo, affermò in una commissione del Senato che nel paese si verificavano ogni anno 150.000 aborti clandestini. Una cifra assurda e impossibile.
L’Uruguay è un paese con circa 3 milioni e mezzo di abitanti. Come precisato dal dottor Omar França-Tarragó, professore di Bioetica, “in Uruguay ci sono 707.000 donne in età fertile (dati del 2007), delle quali 70.000 sono sterili, 53.000 hanno dato alla luce un bambino nell’ultimo anno”. Si presume che circa 100.000 donne non abbiano relazioni sessuali, 250.000 utilizzino il preservativo, 100.000 abbiano la spirale, e si consumino circa 200.000 cicli di contraccettivi ogni mese.
Sulla base di questi dati quante donne potrebbero praticare l’aborto? Ne rimangono 27.000. Come è possibile che queste possano praticare 150.000 aborti l’anno? La cifra era così esagerata che anche la lobby abortista la corresse riferendo che si verificavano 33.000 aborti ogni anno. Anche questa è una cifra esagerata, ma minore di quella indicata da Briozzo. La cifra di 33.000 aborti vorrebbe dire che 27.000 donne praticano più di una interruzione volontaria di gravidanza all’anno.
Nel dicembre del 2012 l’aborto è stato legalizzato in Uruguay, e non si sono avute richieste legali di aborto pari a quelle che si presumevano come clandestine. Secondo i dati forniti dallo stesso Leonel Briozzo, nel primo mese gli aborti legalizzati sono stati 200. Nei quattro mesi successivi un numero tra 300 e 400.
E’ diventato quindi evidente quante bugie erano state dette. Briozzo ha prima parlato di 150.000 aborti clandestini, poi di 33.000, e attualmente gli aborti legali sono 5.000 l’anno. Il trucco delle cifre gonfiate è servito a far passare la legge per legalizzare l’aborto. Ora il problema si pone nei termini che la libera interruzione di gravidanza tende a far crescere la libera interruzione di gravidanza.
Il deputato Abdala, colui che ha promosso il referendum per abolire la legge che autorizza l’aborto in Uruguay, ha ricordato che “negli Stati Uniti, dove l’aborto è legale da circa 40 anni, si è passati da 500.000 interruzioni di gravidanza a un milione. In Spagna, dal 2001 al 2012, il numero degli aborti è cresciuto ogni anno dell’11%”.