Una delle più grandi sfide per le chiese e per le organizzazioni religiose è come persuadere la gente all’ascolto. Tale problema è affrontato nel libro di Phil Cooke Unique: Telling Your Story in the Age of Brands and Social Media, (Regal Books).
Cooke, produttore hollywoodiano, non è soltanto titolare di un dottorato in teologia ma è anche consulente di numerose organizzazioni a sfondo religioso ed autore di vari libri su temi legati alla religione e ai media.
“Perché così tanti cristiani fanno una così pessima figura nel trasmettere il loro messaggio al mondo?”, si domanda Cooke.
Il volume di informazioni che circola su Internet, sui social media, in televisione, in radio e in altri mezzi di comunicazione, sta a significare che c’è parecchia competizione quando si tratta di portare la gente all’ascolto. Nel 2011 sono stati pubblicati circa 3000mila libri nei soli Stati Uniti, sono stati girati 1000 film, e sono state caricate 60 ore di video su Youtube al minuto.
Per farsi strada in questo baccano, i cristiani hanno bisogno non solo di contenuti solidi ma anche di una efficace presentazione del messaggio, sottolinea Cooke.
Oggi, aggiunge l’autore, l’audience è in grado di prendere le proprie decisioni, ha più scelta che in passato, e dobbiamo mettere la gente nelle condizioni di ascoltare ciò che diciamo.
Oggi siamo circondati da una quantità sempre maggiore di informazione e la gente ha bisogno di una guida. “In questa confusione mediatica, in chi puoi credere?”.
Gli adolescenti di oggi sono abituati a tutto, osserva Cooke, e sono assai più scettici delle generazioni precedenti.
Nella cultura di oggi la percezione è importante quanto la realtà, argomenta l’autore, forse, in certi casi, anche più importante. Cooke ammette di aver faticato ad accettare questo fatto, dopo aver visto gli operatori dei casinò farsi ritrarre come intrattenitori per famiglie e i pornografi accreditarsi come campioni della libertà di espressione.
Gesù, comunque, ha commentato lo studioso, aveva un obiettivo e un piano per la sua vita e si è rifiutato di permettere agli altri di determinare il suo destino. Alla fine non è importante quanto sia brillante il nostro messaggio se le nostre intenzioni sono fraintese da chi ascolta.
Il fatto è che oggi molta gente non accetta che la Bibbia possa essere autorevole e nemmeno comprende il significato del linguaggio religioso. “Nel momento in cui siamo impegnati a guadagnare argomenti teologici interni, la cultura ci ha già superato”, osserva Cooke.
Creare una migliore percezione del messaggio cristiano, o realizzare un “marchio di successo” per la religione nelle menti della gente, implica molteplici fattori. Cooke cita opinioni di numerosi esperti in materia, che va dall’importanza di avere dichiarazioni effettive sulla fede, sui riti, sulle parole sacre, creare un senso di appartenenza, autenticità, consistenza, simboli, mistero e appeal sensoriale.
“La storia della fede cristiana è piena di tutti gli elementi che si legano a una persona, offrono convinzione e provocano un cambiamento nel suo cuore e nella sua vita”, osserva l’autore.
È importante tenere in mente, ha aggiunto, che il successo di un marchio dipende dall’autenticità, perché essere falsi e affidarsi alla mera immagine è un atteggiamento che viene ben presto smascherato dalla gente. Le chiese, aggiunge Cooke, non possono diventare popolari se provano a veicolare un messaggio che sia disonesto o non autentico.
Le manipolazioni, aggiunge, sono qualcosa di molto diverso dalle idee originali e, per quanto esse possano portare dei vantaggi a breve termine, non sono in grado di sigillare legami a lungo termine.
“Non si tratta di dare la caccia all’ultima tendenza; si tratta di interpretare cosa rappresenta quell’ultima tendenza per la tua audience”, scrive Cooke.
Venendo alla comunicazione, l’autore afferma che la qualità è vitale. È spesso difficile, ammette, sapere quale particolare strategia mediatica risulterà popolare, ma alla fine la qualità paga sempre.
Cooke si sofferma anche sulla scelta del mezzo idoneo. La Bibbia di famiglia del passato fu una buona idea ma oggi sono Youtube, i podcast e i video brevi che catturano l’attenzione.
Cercare il consiglio giusto, fare le domande pertinenti e pianificare sono altre misure vitali.
Un altro tema approfondito da Cooke riguarda l’importanza dei social media. Un buon marchio, una buona storia devono connettersi con altri e i social media sono un modo per veicolarli.
Magari puoi stare con qualcuno in Chiesa la domenica per circa un’ora ma durante la settimana i giovani e i meno giovani trascorrono ore ed ore connessi con i social media.
È stimato che, al momento, vi siano 1,2 miliardi di utenti dei social media in tutto il mondo e che in media un minuto su cinque trascorso on line è dedicato a un social network.
Ogni specifico sito o piattaforma può facilmente svanire nel nulla o essere sconfitto dalla competizione ma l’uso dei social media è destinato a durare nel tempo, sostiene Cooke.
Ciò avviene perché, in quanto persone, desideriamo connetterci con altre persone, vogliamo condividere idee ed opinioni e valutiamo l’immediatezza dell’informazione e l’interazione.
In conclusione Cooke argomenta che la comunicazione effettiva non significa essere reattivi alla cultura, significa piuttosto essere responsivi alla cultura e presentare effettivamente la storia che ha trasformato così tante generazioni prima della nostra.