Il 25 aprile scorso il Movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie ha compiuto quarantun’anni di vita essendo nato, come è scritto nel Progetto Missione (maggio 1990, pag. 168), documento ufficiale delle Pontificie Opere Missionarie e delle attività connesse, controfirmato dal Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e dal Cardinale Presidente della CEI: “il 25 aprile 1972 per iniziativa del P. Giuseppe Buono, del PIME”.
E proprio come colui che, con l’aiuto di Dio e di tanti amici, ha potuto dar vita ad uno strumento per l’animazione missionaria della Chiesa in Italia e dovunque voglio spontaneamente, distanza di quarantun’anni, ricordare come nacque il Movimento Giovanile Missionario, le premesse che ne fecero avvertire il bisogno, il contesto ecclesiale dal quale mosse, la storia dei primi passi sofferti, il carisma missionario preciso da vivere oggi, pur se in continuo ovvio aggiornamento di metodi e avvicendarsi di persone e di eventi, soprattutto in quest’anno segnato dall’impegno particolare di grazia che è l’Anno della Fede.
Per me è stato dono grande di Maria, prima Missionaria del Figlio, farmi trovare il 24 aprile, di sera, all’altare della cappella del Seminario Teologico Internazionale del PIME, davanti a circa quaranta seminaristi di tutto il mondo, per celebrare l’Eucaristia. Ma la grazia nella grazia è stato constatare che a concelebrare con me c’era Padre Daniele Criscione, ordinato solo due settimane prima nel Duomo della sua città di Ragusa e miracolosamente guarito da un male incurabile la vigilia dell’ordinazione.
Mi sono ricordato subito che Padre Daniele era stato membro del Gruppo diocesano del Movimento Giovanile Missionario di Ragusa. L’altro concelebrante era P. Enrico Fidanza, fin da ragazzo nel Gruppo di Roseto degli Abruzzi del Movimento Giovanile Missionario, poi entrato subito nel PIME, mandato missionario in Cambogia, da qualche anno richiamato in Italia e ora Direttore spirituale del Seminario Iternazionale.
Una constatazione che mi ha commosso interiormente e mi ha fatto ricordare che a tutt’oggi sono stati membri del Movimento Giovanile Missionario tre arcivescovi; quello emerito di Catania, mons. Luigi Bommarito, l’attuale arcivescovo di Amalfi mons. Orazio Soricelli, quello di Pescara mons. Tommaso Valentinetti. E poi diversi sacerdoti, religiosi, religiose anche di clausura e laici consacratisi alla missione della Chiesa.
L’idea del Movimento Giovanile Missionario nacque dalla crisi dei gruppi giovanili missionari seguita all’Assemblea missionaria delle POM di Assisi dell’agosto del 1968. Si trattava dell’Assemblea missionaria che le POM organizzavano annualmente tramite la Pontificia Unione Missionaria (PUM) e che vedeva coinvolti soprattutto i seminaristi, ma anche giovani laici che sperimentavano la loro missionarietà in alcuni movimenti giovanili e in gruppi parrocchiali o riferentisi a Uffici Missionari diocesani (i Centri Missionari Diocesani erano ancora di là da venire).
Nella Chiesa era in atto una crisi della missione derivata da una affrettata lettura delle affermazioni del Decreto conciliare sull’attività missionaria, l’Ad Gentes, da una esasperata accentuazione dell’aspetto sociale e politico con il quale si veniva a confrontare l’attività missionaria, dai vari processi di liberazione e di decolonizzazione dei Paesi che si chiamavano allora emergenti, o in via di sviluppo, o semplicemente terzo mondo. Le vocazioni missionarie erano in calo traumatico, soprattutto nelle Chiese tradizionali da sempre provvidi serbatoi, come la Francia, l’Olanda, la Germania, gli Stati Uniti e la stessa Italia.
Si partì tutti da Assisi con notevoli difficoltà dentro, con la consapevolezza che la missione esisteva e come, ma con la paura di non saperla più leggere bene e di non vedere come realizzarla rettamente. Gli organizzatori ci dissero che avrebbero fatto conoscere gli eventuali futuri appuntamenti. Che però non ci furono.
In questo clima mi convinsi subito che bisognava fare di tutto perché una grande e bellissima eredità, qual era l’entusiasmo giovanile per la missione, non andasse smarrita e non debordasse in rive che non sarebbero state più per la vera missione della Chiesa.
Poiché mi era stato affidato il compito dell’animazione missionaria tra i giovani, mi misi a girare nel mondo giovanile che aveva, o cercava, una collocazione missionaria all’interno della parrocchia. Facevo riferimento agli Uffici Missionari diocesani più attivi, nascevano amicizie e forti impegni per la missione. Venivano alla ribalta anche i primi collaboratori, appassionati. Ne ricordo alcuni, per tutti, chiedendo subito scusa a quelli che non riesco in questo momento a far emergere dalla memoria.
Soprattutto i sacerdoti, responsabili degli Uffici Missionari, come don Salvatore Lionetti di Salerno, don Mario Famiglietti di Avellino, don Giovanni Aponte di Sorrento, don Mario Festa di Acerenza (Potenza), don Damiano Lionetti di Matera, don Giovanni Amendolia di Polistena (Reggio Calabria), don Carmelo Ascone di Rosarno (Reggio Calabria), don Luigi Bommarito di Monreale ( arcivescovo emerito di Catania), don Achille Corsato di Rovigo, fondatore della Famiglia Missionaria della Redenzione.
Molti vescovi ci appoggiarono e incoraggiarono e così con l’appoggio della Direzione Nazionale delle POM, il 25 aprile 1972 dal Direttore Nazionale delle POM veniva approvato il Movimento Giovanile Missionario, che poi fu cooptato nella Famiglia delle Pontificie Opere Missionarie.
Lungo 41 anni di storia il Movimento Giovanile Missionario ha scritto pagine indimenticabili di animazione missionaria, soprattutto tra i giovani, e continua a scriverle con metodi nuovi, spirito nuovo, entusiasmo nuovo ma con l’amore per Gesù e per le anime come quello della prima ora.
Come da sempre ha insegnato Maria, la prima Missionaria del Figlio, Stella della prima e della Nuova Evangelizzazione.
Tra le lettere che mi sono arrivate signficativa la testimonianza di P. Piero Gheddo, il quale ha scritto: “partecipo della tua gioia e ne ringrazio anch’io il Signore. Nei 16 anni che sono stato a Roma per l’Ufficio storico del Pime ho spesso accettato impegni nell’Italia Meridionale e in Sicilia, parlando a preti, seminaristi, diocesi e parrocchie.
Parecchie volte chi mi aveva invitato diceva di aver fatto parte del Movimento Giovanile Missionario. Ricordo bene Trapani, Foggia, Monreale, Potenza, Chieti, Formia, Bari, Ariano Irpinia, Napoli e altre diocesi.
Grazie per quel che hai fatto e fai per il Pime e per la missione alle genti. Auguri vivissimi e preghiere per il presente e il futuro del Movimento Giovanile Missionario”.