"Và e anche tu fa lo stesso" (Lc 10,37)

Vent’anni fa, il 13 maggio 1992, Giovanni Paolo II° istituiva la “Giornata Mondiale del Malato”

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Il 13 maggio 1992 il Santo Padre Beato Giovanni Paolo II° istituiva la “Giornata Mondiale del Malato” da tenersi ogni anno, come infatti avviene sempre, l’11 febbraio, in cui si ricorda la Beata Maria Vergine di Lourdes. Anche in questo 2013 la Chiesa Cattolica ha ricordata la “Giornata Mondiale del Malato”.

L’obiettivo di questa intuizione, secondo il Beato Wojtyla, era quello di sensibilizzare il cristiano e la società laica alle necessità di “donare” agli infermi una efficiente assistenza e voleva far capire al credente che il compito che gli spettava era quello di stare sempre vicino a chi soffre, sull’esempio di Maria la madre di Gesù ai piedi della Croce.

Questa iniziativa vuole affermare un atto di civiltà e di impegno in difesa della vita, dal suo concepimento alla conclusione naturale, un dono concesso da un Essere Sopranaturale da ricordare in ogni momento, specie in questi periodi di smarrimento in cui la vita è ritenuta di scarsa validità ed uccidere è diventata una “moda” apportando un danno alla sacralità della vita!

Ai nostri giorni molti si interrogano sulla verità del riflesso dell’immagine e della somiglianza di Dio in ogni persona umana, ma è necessario individuare ed approfondire, attraverso le vie della ragione e della scienza illuminate dalla Fede, questo misterioso riflesso di Dio in coloro che soffrono.

Da molto tempo siamo di fronte ad una superficiale cultura che sottrae alla ragione il perché si soffre e si muore ed è necessario affrontare con la logica le motivazioni che ogni persona porta nella propria coscienza, mentre va aumentando un permissivismo smodato ed aberrante, un relativismo scioccante, un mostruoso egoismo che dilaga, mortifica e modifica la dimensione etica della vita.

Forse molti si domandano se nell’era della trasgressione più acuta e travolgente trova posto l’etica civile?

Una certa parte della società del n/s tempo considera la persona umana pienamente autonoma e svincolata da ogni rapporto con la legge divina se cristiano, con quella sociale se laico, mentre l’uomo tende a porsi al centro della vetrina dell’universo.

Nell’istituzione della “Giornata Mondiale del Malato” il Beato Wojtyla si è affidato alla protezione di San Giovanni di Dio, di San Camillo de Lellis fondatori di strutture che da secoli curano ed assistono i malati e gli infermi .

Vorrei ricordare che nella storia recente tre Pontefici diversi, uno polacco, Papa Wojtyla, fedele al Suo spirito battagliero ed alla Sua capacità di relazione con i Governi e la parte laica ; l’altro tedesco, Papa Ratzingher con il tono risoluto, ma nel contempo pacato, Papa Francesco 1° d’origine italo-argentino la cui semplicità ha già conquistato il mondo, tutti questi Pontefici hanno pregato e pregano per il creato al banco degli umili.

Tutti sono stati e tutt’ora sono di pungolo nel quadro politico-sociale per quanto concerne la problematica della sofferenza psico-fisica per rendere in un modo nuovo la Catechesi sul Catechismo della Chiesa Cattolica in questo Anno della Fede ricordando “i più deboli, emarginati da vedere non come un carico di pietà e dolore, ma come dono di Gesù” (Benedetto XVI°, Angelus 2 dicembre 2012).

Una unità d’intenti dettati dal sentimento della Carità, delle Fede, della Speranza, tutti vicini agli “ultimi” come ricordò Papa Francesco la sera del suo insediamento “Vescovo e popolo: un cammino da fare insieme” (Loggia Centrale Vaticana, 13 marzo 2013 ) .

Di fronte ai richiami del Magistero della Chiesa, innanzi a considerazioni che in breve ho citato, urge rimuovere e risolvere i problemi di carattere sociale in cui vivono tante famiglie per cause diverse siano fisiche, psichiche, malati terminali, anziani, disabili, persone nella solitudine, perché la famiglia, ogni famiglia, deve restare il motore universale della società civile.

E’ necessario rendersi conto del significato della sofferenza, anche, secondo gli insegnamenti di Papa Wojtyla che è stato il simbolo vivente della sofferenza (lo ricordiamo quanta sofferenza esprimeva il suo volto da quella finestra del suo studio quando si affacciò l’ultima volta in Piazza San Pietro), assieme a Papa Benedetto XVI° che volontariamente ha “lasciato” la direzione della Chiesa Universale per limiti di età e salute, entrambi ricordati da Papa Francesco, “richiami” che avvengono ogni anno nella “Giornata del Malato”, non dimenticando che il grado di civiltà si misura dall’attenzione verso i feriti della società.

Ma anche per la comunità cristiana è necessario un sussulto di carità accogliente per riuscire a dare voce a chi è senza voce costretto a subire a titolo d’elemosina l’appagamento di un suo sacrosanto diritto di cittadino, debole, indifeso, fragile che per noi cristiani costituisce un membro ferito della nostra comunità .

Le Istituzioni, poi, devono ricordare che il precipuo intento deve essere quello di garantire all’uomo il diritto a continue e specifiche cure nelle strutture ospedaliere ad ogni persona fino al compimento della vita terrena .

Se vogliamo bene al n/s prossimo, come ci ricorda sempre il Santo Padre dal Soglio Pontificio, se rispettiamo la vita, di ogni vita, se vogliamo il bene del n/s prossimo e quello comune, dobbiamo ricordarci sempre gli insegnamenti che ci dà la “Giornata del Malato”: “Và e anche tu fa lo stesso” ( Lc 10,37 ).

http://digilander.libero.it/cristianiperservire/

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Franco Previte

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