Riprendiamo di seguito l’omelia tenuta dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, nel Rito di beatificazione del Venerabile Servo di Dio Luigi Novarese, svoltosi questa mattina nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura.
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«Sia benedetto Dio … Egli ci consola in ogni nostra tribolazione» (2 Cor 1, 3-4a).
Il saluto dell’Apostolo, che abbiamo appena ascoltato nella prima lettura, introduce ad una prospettiva di speranza, la quale – dice ancora san Paolo – «è ben salda, convinti che – egli aggiunge – come siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della consolazione» (2 Cor 1, 7).
Cari fratelli e sorelle! È questo il giorno della beatificazione di Mons. Luigi Novarese. La Chiesa di Cristo è in festa – come abbiamo proclamato nel canto al Vangelo – e si rallegra perché oggi il nome di questo esemplare sacerdote è iscritto in modo solenne nel “libro della vita” (Ap 21, 27). Si rallegrano in particolare le Comunità cristiane di Casale Monferrato, che lo ebbe per figlio, e quella di Frascati, dove egli morì nella casa di Rocca Priora, in quell’oasi di pace dedicata alla Regina Decor Carmeli. Ma la gioia più profonda pervade l’animo dei membri del Centro Volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce, scaturiti dalla mente e dal cuore di Don Luigi, quale espressione viva e feconda della sua scelta radicale di condivisione con le persone inferme e disabili.
Il nuovo Beato spese la sua esistenza terrena nell’annuncio del Vangelo della consolazione. Il Signore si servì di lui, della sua fedeltà e del suo zelo apostolico per far giungere a tante persone il raggio della luce viva e vivificante del Paràclito, lo Spirito difensore e consolatore. Si compiva così, anche attraverso la sua persona e le sue opere diffuse in Italia e in altre Nazioni, la promessa di Gesù: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità» (Gv 14, 16). Mons. Novarese ha ispirato alla verità e alla carità del Vangelo la sua parola e la sua azione tra gli uomini e le donne di molte Regioni italiane, persone malate o con gravi disagi che hanno trovato in questo zelante sacerdote un riflesso dell’amore di Cristo. Rendiamo grazie al Signore perché, nel contesto dell’Anno della Fede, possiamo presentare il volto e lo spirito di questo nuovo Beato che, con l’esuberanza della sua carità, rappresenta un modello per testimoniare nel nostro tempo Gesù morto e risorto.
Per la sua speciale dedizione agli ammalati e ai disabili, egli è diventato immagine vivente di Colui che è «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2 Cor 1, 3). Lo stile e l’opera del sacerdote Luigi Novarese, chiamato a giusto titolo “apostolo dei malati”, ha contribuito a trasformare il modo di pensare e di agire nei confronti degli infermi, sostituendo alla rassegnazione e al pietismo il loro protagonismo attivo nell’apostolato fra gli stessi sofferenti. Don Luigi li esortava incessantemente ad essere non solo oggetto di solidarietà e di carità, ma soggetti attivi nell’opera di evangelizzazione, contrassegnata dal dinamismo spirituale della consolazione, in unione con Cristo, il divino Consolatore. In particolare, avvertì l’importanza della preghiera per e con gli ammalati e i disabili, che accompagnava spesso nei Santuari mariani, in speciale modo alla grotta di Lourdes.
Questa peculiare sensibilità verso il mondo della sofferenza traeva origine anche dall’esperienza che egli stesso aveva fatto del dolore fin dall’adolescenza, per una malattia che lo aveva ridotto in fin di vita. Era guarito improvvisamente, dopo un’intensa e prolungata preghiera alla Vergine Ausiliatrice, sostenuta anche dai ragazzi dell’oratorio di Don Bosco, auspice il Rettor Maggiore dei Salesiani Don Filippo Rinaldi, anch’egli ora Beato.
Al fine di coinvolgere sacerdoti, consacrati e fedeli laici nel vasto ambito della malattia e della disabilità, secondo un innovativo e geniale itinerario che diventa pedagogia spirituale, il nuovo Beato, nel corso degli anni, ha fondato dapprima la «Lega Sacerdotale Mariana», in seguito i «Volontari della Sofferenza» e i «Silenziosi Operai della Croce». Si tratta di realtà ecclesiali volte a dare continuità all’impegno di valorizzazione della sofferenza e di sostegno dell’apostolato del malato. Si completava così il suo profetico progetto di «valorizzare l’ammalato per mezzo dell’ammalato con la collaborazione del fratello sano».
L’attività di Mons. Novarese, articolata in molteplici iniziative nella Chiesa e nella società, pur connotata da un impegno tipicamente ecclesiale che dà spazio all’amore a Dio e al servizio al prossimo, ha esercitato un influsso non piccolo anche nel tessuto civile della Nazione, contribuendo efficacemente a promuovere in esso un’attenzione alle potenzialità del mondo della sofferenza, tesoro prezioso per la società.
Ma da dove traeva il nuovo Beato tanto slancio e vigore per un così eccezionale ministero? La Santa Messa, l’adorazione eucaristica e la Confessione sacramentale erano al centro della sua vita, della sua azione e della sua spiritualità. Il suo lungimirante ed efficace progetto apostolico fu, infatti, coltivato nelle prolungate soste di preghiera, in cordiale e confidente dialogo interiore con il Medico delle anime. Di questa dimensione contemplativa troviamo tracce frequenti nelle sue predicazioni e nei suoi scritti, dai quali traspare l’assillo quotidiano per la salvezza delle anime, priorità del suo impegno ascetico e pastorale. Così esortava in una meditazione: «La mia perfezione consisterà nell’adeguarmi ai piani di Dio, nel realizzare la sua volontà, volta per volta, momento per momento, in modo sempre più perfetto, in modo sempre più totale, in modo che Dio sia in me in maniera sempre più estesa, e io possa essere sempre di più presenza di Dio nel mio ambiente» (Meditazioni, dicembre 1981, III).
Non si può dimenticare la sua devozione e la sua convinta adesione al Magistero del Successore di Pietro, espresse in particolare mediante il suo generoso servizio prestato per un trentennio nella Segreteria di Stato di Sua Santità. Iniziò nel 1942 e, fra l’altro, durante il secondo conflitto mondiale, svolse compiti delicati di contatto con i Vescovi per far fronte alle necessità delle famiglie che avevano dei congiunti impegnati in guerra. Furono anni assiduamente spesi, durante i quali ha saputo conciliare il lavoro d’ufficio assegnatogli con l’impegno ascetico e concreto di fondatore di nuove opere nella Chiesa. Non sono solo i seguaci delle sue opere che oggi gioiscono per la sua beatificazione, ma si aggiungono ad essi tutti coloro che lavorano presso gli Organismi della Santa Sede, più genericamente denominati come “il Vaticano”, che si sentono stimolati dal suo esempio ad una vita limpida di dedizione e di fedeltà alla Chiesa.
Una fedeltà che meritò a Mons. Novarese la benevolenza dei Papi nei confronti della sua persona e della sua encomiabile opera; apprezzamento che ha favorito il consolidarsi e il diffondersi dei progetti sorti per la cura pastorale delle persone sofferenti e disabili.
Al suo fianco nella realizzazione di tali progetti, fin dagli esordi e per tutto il cammino della sua missione apostolica, vi fu sorella Elvira Myriam. Ella si consacrò alla Madonna e fu cooperatrice fedele di Mons. Novarese e di tanti suoi ideali, punto di riferimento per l’intero movimento, anche dopo la morte del Fondatore, del quale è stata memoria vivente nell’osservanza del carisma e degli insegnamenti.
Cari fratelli e sorelle, il beato Luigi Novarese risplende oggi davanti a noi come un mirabile testimone del Vangelo, che adorava Dio negli ammalati e nei sofferenti, perché scorgeva in essi l’ostensorio vivente della passione di Cristo. Egli incoraggia tutti ad affrontare co
n ardore e fiducia le sfide della nuova evangelizzazione nel vasto campo della sofferenza e del dolore. Possa l’eroico esempio del nuovo Beato sostenere ed incoraggiare tutti voi, cari fratelli e sorelle qui presenti, che saluto con grande affetto.
Sia modello per voi, carissimi Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, provenienti dall’intera Italia e da altre Nazioni. Il suo instancabile zelo apostolico sia di incoraggiamento e sostegno per voi, religiosi e religiose, persone consacrate, chiamate nella Chiesa ad una peculiare testimonianza evangelica; lo sia per voi, cari giovani, speranza di un mondo rinnovato dall’amore; per voi, care famiglie, piccole chiese domestiche; per voi, cari ammalati, associati in maniera più intensa alle sofferenze di Cristo e destinatari privilegiati della sollecitudine sacerdotale del nuovo Beato. L’evangelizzazione nel vasto mondo della salute è compito di ogni credente, perché è un servizio che fa parte integrante della missione della comunità ecclesiale.
Il fervore apostolico che ha consumato la vita del Beato Luigi Novarese è un dono che Dio ha fatto alla sua Chiesa, e che oggi la Chiesa indica ai suoi membri. Ci aiuti ad esserne umili, fedeli e coraggiosi imitatori la sua intercessione, insieme con quella di Maria Santissima, che egli amò immensamente. E’ bello pensare che in Cielo la Madonna accolga festosa il nuovo Beato, insieme con tanti suoi figli e figlie spirituali, che da lui hanno imparato a vivere la sofferenza sulle orme di Cristo, inseriti nella missione della Chiesa, per la salvezza del mondo. Amen.