"Frozen river – fiume di ghiaccio"

Forte senso di solidarietà e altruismo delle due protagoniste. Madre e figlio commettono delle illegalità spinti dal bisogno, ma sono pronti a pagare il loro debito con la giustizia

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Andrà in onda domani, domenica 12 maggio 2013, alle ore 2:00 su RAI 2 il film “Frozen river” (Fiume di ghiaccio).

Ray Eddy vive con i suoi due figli, un ragazzo di 15 anni e una bambina di 5 nello stato di New York al confine con il Quebec vicino al fiume S. Lorenzo. La loro casa è poco più di una baracca di legno ma ci sono grandi aspettative per quella mattina: è previsto l’arrivo di un camion con la nuova casa prefabbricata. Eddy ha invece un’amara sorpresa: il marito si è preso tutti i soldi risparmiati per l’acquisto ed è scappato senza lasciare tracce: a Eddy non restano che pochi spiccioli da dare ai figli per il pranzo alla mensa scolastica….

Con uno stile essenziale la regista riesce a raccontarci una storia di solidarietà umana in un contesto di povertà, di pregiudizi e di violenza.

La casa di legno di Eddy, sconnessa e mal riscaldata, la roulotte di Lia, giovane vedova della tribù degli indiani Mohawk, isolata in mezzo al bosco della riserva, il locale del gioco del bingo dove si rinserrano nei freddi pomeriggi gli sfaccendati della zona, il distributore di benzina; sono i pochi elementi di un insediamento umano posto al confine fra Usa e Canada. La regista e sceneggiatrice sottolinea la difficoltà del vivere con pochi soldi, si attarda a mostrare l’imbarazzo di tirar fuori dalla tasca quel poco che è rimasto, a mostrarci l’indifferenza burocratica di chi non perde tempo a ritirare il televisore non pagato. Questa difficoltà del vivere quotidiano che potrebbe ricordare il nostro neorealismo, è acuita dalla desolazione dell’ambiente, fatto di lunghe strisce di asfalto che si snodano lungo una pianura uniformata da neve sporca che si amalgama con la distesa ghiacciata del fiume San Lorenzo.

Courtney Hunt si concentra solo lo stretto necessario nella caratterizzazione ambientale: a lei interessano le persone e le tratteggia molto bene. Eddy, dal corpo ancora tonico ma dal volto segnato dalla fatica, ha una sua dignità e grinta nell’affrontare le avversità: non esita a brandire la pistola, vista come deterrente per superare la sua inferiorità di donna in contesto di sopraffazione maschile.

L’indiana Lia si porta una pena segreta: sua figlia appena nata le è stata sottratta dai suoceri perché giudicata inadatta ad allevarla, grazie a un diritto loro riconosciuto dalla comunità Mohawk. Vive di espedienti, spesso illegali, ma a modo suo, risparmia tutto per la figlia.

Infine i clandestini che attraversano il confine approfittando del fiume ghiacciato, una umanità silenziosa e dolente fatta di cinesi, di afgani, di giovani donne destinate ai locali notturni locali.

La regista sta attenta a evitare ogni forma di retorica; con realismo sottolinea i vari pregiudizi che corrono fra gente così diversa: i poliziotti che si preoccupano di perseguire solo gli indiani Mohawk, i cinesi che si rifiutano di salire su una macchina guidata da una donna; Eddy non vuole trasportare dei clandestini afgani perché li crede tutti terroristi.

Su tutto prevale la tensione morale di chi cerca di fare scelte difficili in un contesto di indigenza.

Se Eddy, abbandonata senza un soldo dal marito, cede all’attrattiva del denaro facile che si può ottenere trasbordando oltre il confine i clandestini, sarà poi lei stessa a riconoscere di dover scontare la giusta pena.

Suo figlio quindicenne, già maturo per la sua età (sa prendersi cura della sorella quando la mamma è al lavoro) vorrebbe lavorare per contribuire a sostenere la famiglia ma la mamma glielo impedisce perché possa finire gli studi. Non ha desideri personali, cerca solo di comperare un giocattolo come regalo di Natale per la sorellina, e per questo organizza imbrogli telefonici ad anziane signore. Saprà poi chiedere scusa direttamente all’interessata, una volta che è stato scoperto.

L’intesa fra le due donne, Eddie e Lia costituisce, dopo una fase iniziale di sospetto reciproco, il vero fulcro della storia: la loro solidarietà attraversa le barriere razziali e trova momenti di generoso altruismo, come quando affrontano insieme il rischio di passare sopra il fiume ghiacciato per ritrovare una bambino abbandonato in una borsa.

Di fronte al dilemma finale (chi delle due dovrà denunciarsi e andare in prigione, entrambi madri che debbono prendersi cura dei loro figli) il loro animo finalmente trascende in un desiderio di redenzione, in un gesto di sacrificio eroico che spazzi via tutti i compromessi fatti fino a quel momento.

*

Titolo Originale: Frozen River
Paese: USA
Anno: 2008
Regia: Courtney Hunt
Sceneggiatura: Courtney Hunt
Produzione: Cohen Media Group, Frozen River Pictures, Harwood Hunt Productions, Off Hollywood Pictures
Durata: 97′
Interpreti: Melissa Leo, Misty Upham

Per ogni approfondimento http://www.familycinematv.it/

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Franco Olearo

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione