Tutto il tempo di Pasqua celebra il Mistero Pasquale: l’Ottava di Pasqua è un unico grande giorno, l’ottavo, che supera il computo dei sette giorni della creazione ed inaugura l’escatologia, il già e non ancora. Tutto quello che si può dire dell’Ottava si può affermare anche del Cinquantenario pasquale, perché da un punto di vista simbolico il valore dell’ottavo giorno corrisponde a quello del cinquantesimo, così che otto (7+1) corrisponde a 50 (49 + 1).
Così la festa dell’Ascensione del Signore va contemplata nel grande “movimento ascensionale” che il Signore compie nella sua crocifissione: “quando sarò innalzato da terra attirerò tutto a me”; e ancora: “volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”, dice la Scrittura. Ma è soprattutto nel mistero della gloriosa Risurrezione, che si iscrive l’Ascensione: Cristo disceso agli inferi risale non da solo, come un eroe solitario, ma portando con sé i prigionieri liberati (Ef 4,7-8 ). Ascendendo al Cielo dove siede alla destra del Padre, prepara un posto per ciascuno dei suoi (cfr. Gv 14,2).
Nella Prima Lettura, san Luca si rivolge all’illustre Teofilo, e con la sua correttezza storiografica, espone ordinatamente i fatti riguardanti il Risorto. Potremmo dire che Egli rivolga ai suoi parole di addio, mentre si aprono per loro nuovi orizzonti missionari, un cammino illuminato dallo Spirito Santo, infatti ordina loro di non allontanarsi dalla Città santa, prima di avere ricevuto lo Spirito, che guida alla verità tutta intera e permette di comprendere tutto ciò che il Signore ha detto e fatto in mezzo a noi (cfr. Gv 14:25, 26).
L’Ascensione preannuncia la Pentecoste. Ma l’Ascensione preannuncia anche la glorificazione delle membra del corpo ecclesiale, di cui il capo è Cristo.
Ma che significa “sarete battezzati in Spirito Santo”? Il battesimo di Giovanni esprimeva l’anelito alla liberazione dal peccato, ma il battesimo in Spirito Santo ed acqua, mentre libera dal peccato, eleva l’ uomo alla partecipazione alla vita divina: lo Spirito è Signore e dà la vita. Si realizza in modo ineffabile l’aspirazione dei progenitori ad essere “come Dio” (Gen 3:4-5). Gli Apostoli sono inviati a predicare e battezzare. Ogni battezzato è figlio adottivo del Padre, figlio nel Figlio, fratello e coerede di Cristo, tempio dello Spirito Santo. Anche se tutto questo non è automatico, ma presuppone la Fede, l’osservanza dei Comandamenti, la conversione del cuore, la vita nello spirito delle Beatitudini e del discorso della montagna (cfr. Mt 5 ss).
La fede comporta un progresso umano e spirituale, come per i santi Apostoli: ancora al momento dell’Ascensione essi sono legati ad una speranza messianica temporale: “è questo il tempo in cui ricostruirai il regno di Israele?”. Ma Gesù non raccoglie tale interrogativo, perché sa che lo Spirito opererà una profonda trasformazione delle loro prospettive così che potranno dire: “per me il vivere è Cristo ed il morire un guadagno” (Fil. 1,21). Certo il Vangelo ci porta alla collaborazione per un mondo migliore, giusto e fraterno …. Ma questo non è il fine della vita cristiana, semmai ne è la conseguenza. Scopo dell’azione missionaria è permettere ad ogni uomo di vivere la “vita in Cristo”.
La lettura evangelica ci “racconta” ancora l’ avvenimento dell’Ascensione, collocandolo sul Monte degli Olivi. Il Cristo ha dovuto più volte aiutare gli Apostoli, come i discepoli di Emmaus, a percepire la necessità della sua Passione in vista della Risurrezione. Doveva patire per entrare nella sua gloria (cfr. Lc 24,25). Gli Apostoli saranno non solo testimoni di tutto ciò, ma inviati a portare il vangelo ad ogni popolo per la conversione ed il perdono di tutti i peccati.
Gesù sale al cielo e gli Apostoli tornano a Gerusalemme pieni di gioia non perché Lui sia stato sottratto ai loro sguardi, ma perché coscienti che, in modo misterioso, sarà con loro tutti i giorni della loro vita (cfr. Mt 28,20).
Alzate le mani li benedisse, questo gesto non può non ricordarci la benedizione finale della S. Messa, che prelude al congedo inteso come Missio.
“Se mi amaste vi rallegrereste che io vada al Padre” (Gv 14,28): gli Apostoli sentono che il distacco è sempre negativo, ma sono nella gioia perché Egli sarà presente con la potenza di Dio e li vivificherà dall’interno con una fede ed una speranza invincibili pur in mezzo ad ogni sorta di difficoltà per Lui e per il Vangelo: “abbiate fiducia, io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). “Dove sono io sarete anche voi” (Gv 14,3).