Fede e politica: un'utopia o un impegno possibile? (Seconda e ultima parte)

La misura alta della politica: un servizio all’uomo

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Pubblichiamo oggi la seconda e ultima parte della relazione tenuta dal Vicario Generale della Fraternità Francescana di Betania (FFB), Fra Stefano Vita, durante l’incontro che si è svolto domenica 5 maggio nella casa della Fraternità.

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LA NECESSITÀ DI UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE DELLA POLITICA1

Quanto abbiamo affermato sino ad ora fa emergere la necessità di una nuova evangelizzazione della politica. A noi cattolici spetta questo impegno, che è una missione. E’ un rispondere all’imperativo di San Paolo: “Guai a me se non annuncio il Vangelo” (1 Cor 9, 16). Annunciare il Vangelo significa anche impegnarsi affinché si crei il bene comune quale condizione per il massimo sviluppo possibile di ogni persona. Giovanni Paolo II così scrisse in merito: “i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla “politica”, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”2. Papa Benedetto XVI, invocando nuova generazione di cattolici impegnati nella politica, afferma: “Ribadisco la necessità e l’urgenza della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica”3. Non possiamo permettere allora che la laicità cristiana sia messa a tacere, che venga relegata nella sfera privata come certi areopaghi culturali e politici vorrebbero. Abbiamo invece il dovere di pensare a una nuova evangelizzazione con la forza del Vangelo degli stili di vita e delle istituzioni che sovrintendono al destino degli uomini e dei popoli. L’attuale scenario della storia, lo sappiamo bene, è di profonda crisi economica e politica, una crisi planetaria che prima di tutto è crisi di significato e di valori. Dobbiamo pertanto avere fiducia nella forza del Vangelo e nella capacità dell’uomo formato dal Vangelo di poter costruire il bene comune attraverso l’impegno politico. Il grande sacerdote e statista, Luigi Sturzo affermava che “il nostro è un mondo che deve essere creato a nuovo con fiducia nel pensiero cristiano”4. Parole profondamente attuali.

LE QUALITÀ DEL CATTOLICO IMPEGNATO IN POLITICA5

A questo punto del mio intervento credo che risuonino ancora più chiare e comprensibili le parole di Benedetto XVI sulle qualità che deve avere un politico. Nel suo giudizio sono “cinque” le virtù e le attitudini che costituiscono “i tratti somatici” per un vero profilo di coloro che vogliono impegnarsi alla realizzazione del bene comune mediante l’impegno politico6 e che sono una sintesi di ciò che abbiamo sino ad ora espresso:

1) «coerenti con la fede professata», non servi dell’opinione pubblica prevalente per motivi elettorali;

2) «rigore morale», perché non si può più minimizzare la gravità della «questione morale», anche tra i cattolici;

3) «capacità di giudizio culturale», cioè di discernimento, frutto di studio, di meditazione, di capacità di distinguere un bene individuale dal bene comune;

4) «competenza professionale», perché la politica è un’arte, una vocazione e non ci si improvvisa;

in merito mi permetto di citare il pensiero di Giuseppe Lazzati che rende ancora più chiara la parola del Papa relativa alle due ultime attitudini. Così scrive il Prof Lazzati: “(La politica) Non è solo la più alta attività umana, ma è anche la più difficile, perché in essa convergono campi diversi che riguardano la persona umana in tutti i suoi aspetti, per cui ogni problema va risolto secondo la tecnica propria di quel problema […] Saper pensare politicamente è una cosa difficile, perché il giudizio politico è un giudizio sintetico, deve tener conto di vari fattori e deve valutarli insieme; deve tener conto della situazione storica in cui il giudizio viene pronunciato e deve sapere che le proposte politiche valide sono quelle che hanno validità storica;

5) «passione di servizio», non per l’onore e il prestigio personale o per la gratificazione del proprio gruppo.

CONCLUSIONE: GIORGIO LA PIRA, MAESTRO E TESTIMONE DEL VERO PENSARE E AGIRE POLITICO

Una figura politica nella quale possiamo ritrovare le attitudini richieste dal Santo Padre è Giorgio La Pira. Un memorabile discorso che egli pronunciò al Consiglio Comunale di Firenze il 24 settembre 1954 in qualità di Sindaco lo manifesta chiaramente. Egli era tanto amareggiato per le critiche ricevute a motivo della sua presa di posizione a favore dei licenziati e degli sfrattati e affrontò decisamente l’argomento, dicendo:

“Signori Consiglieri, si allude forse ai miei interventi per i licenziamenti e per gli sfratti e per altre situazioni nelle quali si richiedeva a favore degli umili, e non solo di essi, l’intervento immediato, agile, operoso del capo della città? Ebbene, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia! Ma non avete il diritto di dirmi: signor Sindaco, non si interessi delle creature senza lavoro, senza casa, senza assistenza (vecchi, malati, bambini). É il mio dovere fondamentale questo: dovere che non ammette discriminazioni e che mi deriva prima che dalla mia posizione di capo della città – e quindi capo della unica e solidale famiglia cittadina -, dalla mia coscienza di cristiano: c’è qui in gioco la sostanza stessa della Grazia e dell’Evangelo! Quindi, signori Consiglieri, è bene parlare chiaro su questo punto! Ripeto, voi avete un diritto nei miei confronti: negarmi la fiducia: dirmi con fraterna chiarezza: signor La Pira, lei è troppo fantasioso e non fa per noi! Ed io ringrazierò: perché se c’è una cosa cui aspiro dal fondo dell’anima è il mio ritorno al silenzio e alla pace della cella di San Marco, mia sola ricchezza e mia sola speranza! Ed è forse bene, amici, che voi vi decidiate così! Io non sono fatto per la vita politica nel senso comune di questa parola: non amo le furbizie dei politici e i loro calcoli elettorali; amo la verità che è come la luce; la giustizia, che é un aspetto essenziale dell’amore; mi piace di dire a tutti le cose come stanno: bene al bene e male al male. Un uomo così fatto, non deve restare più oltre nella vita politica che esige – o almeno si crede che esiga – altre dimensioni tattiche e furbe! Ma se volete che resti ancora sino al termine del viaggio, allora voi non potete che accettarmi come sono: senza calcolo; col solo calcolo di cui parlava l’Evangelo: fare il bene perché è bene! Alle conseguenze del bene fatto ci penserà Iddio!”.

Oggi, nel mondo politico, non capita spesso di sentire questi discorsi. Giorgio La Pira era un uomo limpido: non conosceva i doppi giochi, i doppi sensi, le doppie alleanze, le dietrologie insidiose. Giorgio La Pira era un uomo libero: aveva scelto di amare e di servire e, pertanto, non temeva di perdere il potere. Egli aveva una sola paura: quella di non poter servire il prossimo e cioè di non poter vivere la politica quale è veramente: “elevata forma di carità”.

Atto di affidamento dei politici alla Vergine Maria

Madre Santa, le mura della tua casa
sono state testimoni del più decisivo e straordinario evento della storia:
Dio si è fatto uomo, uno di noi.

Questo evento ha reso la tua casa
la casa di tutti, la casa di ogni uomo, una casa comune:
spazio nel quale ogni persona può sentire il calore dell’accoglienza attenta.

Le pareti della tua casa sono allora come un abbraccio,
con il quale Dio accoglie ogni uomo
e si prende cura di ogni particolare della sua vita.

Illuminati da così grande e meraviglioso mistero,
dalla tua casa o Ma
dre nostra
ti affidiamo tutti i politici,
affinché il loro impegno sia come un abbraccio
con il quale si prendono cura di ogni uomo,
di ogni aspetto della sua vita,
in particolare dei più deboli e poveri.

Te li affidiamo, o Vergine Santa,
perché sappiano camminare sulle strade dell’attività politica
con il coraggio e la forza della verità.

Madre Santa portali nel cuore di Gesù, tuo Figlio,
perché li benedica, li protegga, li guidi
e li renda traccia concreta dell’Amore di Dio per ogni uomo
sulle strade della storia.

Grazie Maria.

(Fra Stefano Vita, FFB)

*

NOTE

1 Cfr. Salvatore Martinez, Da cristiani per ridare valori alla politica in “Avvenire”,20 ottobre 2011

2 Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Christifideles laici, n. 42.

3 Benedetto XVI, Allocuzione alla Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, 15 novembre 2008. 

4 Luigi Sturzo, The preservation of the faith, Londra, giugno, 1938.

5 Una sottolineatura terminologica importante: non “politici cattolici”, dove cattolico diventa un aggettivo, un distintivo, una possibilità tra altre, senza rimando alla vita di una comunità e all’obbedienza al Magistero. Ma “cattolici impegnati nella politica”: prima di tutti si è di Cristo, impegnati in un cammino di conversione e di discepolato, uniti ai fratelli nella fede. Solo così si può legittimamente essere testimoni di Cristo nella storia, nella società, in qualsivoglia contesto, compreso quello della politica. Solo così si esprimerà una speciale vocazione di servizio per il progresso dell’uomo, maturata proprio all’interno della comunità cristiana nella preghiera, nella condivisione fraterna, nel confronto con la Parola di Dio, nello studio del Magistero della Chiesa.

6 Benedetto XVI, Allocuzione alla Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, cit..

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Stefano Vita

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