Papa Francesco nel discorso alle partecipanti all’Assemblea plenaria dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali ha esortato a vivere “una castità ‘feconda’, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre. Non si può capire Maria senza la sua maternità, non si può capire la Chiesa senza la sua maternità e voi siete icona di Maria e della Chiesa”.
Tale esortazione richiama quanto già nel 383 circa san Girolamo nella lettera XXII sulla verginità alla vergine Eustochio individuò come una causa della “sterilità vocazionale” indicandone anche i modi per superarla:
“Se fra le tue compagne ve ne sono alcune di condizione servile, non le trattare dall’alto in basso, non darti le arie da padrona.
Non appartenete tutte allo stesso Sposo? Non cantate in coro i Salmi a Cristo?
Non vi cibate assieme del suo Corpo? E perché, poi, sedere a una tavola diversa?
Suscitate invece nuove vocazioni! È un onore per le vergini aver attirato altre compagne alla loro vita“.