«Dopo il Rana Plaza, il profitto non sia più tutto»

Dal Bangladesh una lettera sulle ragazze legate al Pime morte nel crollo dell’edificio che ospitava varie fabbriche tessili

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Il crollo del Rana Plaza avvenuto il 24 Aprile, a 30 Km dalla capitale Dhaka, ha coinvolto nel dolore e nella preoccupazione anche tutti noi, perché alcune delle nostre ragazze, provenienti dai villaggi della nostra zona, lavoravano in una delle ditte del palazzo crollato, la Phantom-Tac. Si chiamavano Perpetua, Sikha, Sefali, Fojila e Mosuma.

Questa ditta, originariamente della Spagna, ma ora in cooperazione con una ditta locale bengalese, cinque anni fa aveva iniziato la collaborazione con la nostra Novara Technical School, qui a Dinajpur, offrendo macchinari e pagando un istruttore, per aprire una sezione di maglieria nella nostra scuola.

In cinque anni, sono state una sessantina le ragazze che, dopo aver completato il corso di maglieria, hanno trovato lavoro nella zona di Dhaka, la capitale. I rapporti della nostra scuola, la Novara Technical School, con la ditta Phantom-Tac, ora quasi completamente locale bengalese, sono stati sempre molto corretti e cordiali. Ancora oggi la ditta paga l’istruttore e le macchine di maglieria qui alla scuola, fornendo anche la stoffa e il materiale per l’insegnamento.

Quando le ragazze, dopo aver completato il corso, vanno a Dhaka per cercare lavoro, la ditta le ospita per due settimane gratuitamente, per un supplemento di istruzione pratica e poi le lascia libere se rimanere a lavorare nel suo stabilimento, oppure se andare in altre ditte della zona.

Infatti attualmente erano solo una decina le nostre ragazze che lavoravano in questa ditta: le altre si sono sparse nelle fabbriche della zona. Questa ditta aveva affittato il 4° e il 5° piano del palazzo crollato. Purtroppo di cinque delle ragazze della nostra scuola: Perpetua, Sikha, Sefali, Fojila e Mosuma (tre cristiane e due mussulmane) non si hanno più notizie e dopo quasi 9 giorni, neanche speranze di ritrovarle vive. E’ stato un grande dolore per tutti noi.

C’erano più di tremila persone nel palazzo crollato (qualcuno dice 6mila): più di 2mila sono state salvate; più di quattrocento corpi sono stati estratti dalle macerie; gli altri sono dichiarati dispersi. Ma i numeri sono solo indicativi e le cifre esatte non si sapranno forse mai.

In tutta la zona intorno alla capitale Dhaka, per un raggio di 50 Km, sono cresciute in questi ultimi anni, centinaia di fabbriche tessili, provocando un esodo dai villaggi del Nord e rendendo la zona capitale sempre piu’ affollata e le strade impossibili da percorrere, in un traffico continuo, notte e giorno. Al Nord le fabbriche non sono venute a causa delle difficoltà dei trasporti.

Così già da qualche anno in questa zona è stata aperta anche una nuova Missione, dedicata a “Gesù lavoratore”, con la presenza dei padri e delle suore, per l’accoglienza e l’assistenza di questi giovani emigranti che, lasciati i villaggi, si recano per la prima volta nella città in cerca di lavoro.

(Fonte: PIME News)

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Quirico Martinelli

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