Sempre gioiosi, anche nelle tribolazioni e nelle difficoltà. È questo il comportamento che i cristiani dovrebbero tenere in tutte le circostanze della vita. Lo ha detto papa Francesco durante l’omelia di stamattina nella cappella della Residenza Santa Marta, dove il Pontefice ha celebrato con i cardinali Angelo Comastri e Jorge María Mejía, alla presenza di un gruppo di dipendenti della Fabbrica di San Pietro.
Il Santo Padre ha tratto spunto dalla Prima Lettura di oggi (At16,22-34), sottolineando l’atteggiamento di Paolo e Silla, che, nonostante le persecuzioni e la prigionia, proseguono sereni e gioiosi, seguendo Gesù nella strada della sua Passione.
La via della “pazienza” è “la strada che Gesù insegna”, ha affermato il Papa. Avere pazienza non significa affatto “essere tristi”, quanto “sopportare, portare sulle spalle il peso delledifficoltà, il peso delle contraddizioni, il peso delle tribolazioni”.
La parola greca Hypomoné, ha spiegato Francesco, esprime pienamente il concetto: “sopportare nella vita il lavoro di tutti i giorni: le contraddizioni, le tribolazioni”. Come Gesù, Paolo e Silla riescono a sopportare le sofferenze: è quello che il Papa ha definito un “processo di maturità cristiana, attraverso la strada della pazienza”, che non avviene “da un giorno all’altro” ma si compie “durante tutta la vita”.
Anche molti martiri di epoche più recenti seppero mostrare la loro gioia al momento del supplizio, come i martiri di Nagasaki, che si aiutavano l’un l’altro, in attesa della morte. Altri ancora, andavano incontro al martirio, come se fosse una “festa di nozze”.
Non si tratta, ha osservato il Santo Padre, delle reazioni di personalità eccezionalmente eroiche ma dell’“atteggiamento normale del cristiano” che non è “masochista” ma porta “sulla strada di Gesù”.
Le difficoltà sono spesso fonte di tentazioni, a partire dalla lamentela: un cristiano che si lamenta in continuazione “tralascia di essere un buon cristiano”.
L’atteggiamento opposto – e virtuoso – è quello del “silenzio nel sopportare” e del “silenzio nella pazienza”: tale è il comportamento di Gesù che, agonizzante sulla Croce, non pronuncia più di “due o tre parole necessarie”.
Quando si sopporta qualunque Croce, il silenzio potrà essere anche “molto doloroso” ma mai “triste”, poiché “il cuore è in pace”. Il cammino nella pazienza e nella serena sopportazione del dolore “ci fa approfondire la pace cristiana, ci fa forti in Gesù”, ha aggiunto il Papa.
La pazienza, ha proseguito il Pontefice, “rinnova la nostra giovinezza e ci fa più giovani”. Lo possiamo riscontrare nelle persone anziane che “hanno sopportato tanto nella vita”: costoro “hanno uno spirito giovane e una rinnovata giovinezza” ei loro occhi sono “occhi giovani”.
Lo spirito di sopportazione, tuttavia, non è riferito solo alle avversità della vita, ma anche al “sopportarci l’un l’altro”, al tollerare i difetti altrui. “Dobbiamo farlo con carità e con amore – ha commentato Francesco – perché se io devo sopportare te, sono sicuro che tu mi sopporti a me e così andiamo avanti nel cammino della strada di Gesù”.
In conclusione il Pontefice ha chiesto al Signore per tutti i cristiani “la grazia di questo sopportare cristiano che ci dà la pace” e che fa diventare “sempre più giovani, come il buon vino”.