Due uomini vestiti di bianco che è prevedibile si incrocino con discrezione durante la passeggiata nei Giardini vaticani: papa Francesco ha comunque atteso papa Benedetto XVI di ritorno da Castel Gandolfo – dopo 62 giorni – sulla soglia del monastero Mater Ecclesiae, l’ex-convento destinato a ospitare il Papa emerito che vi passerà gli ultimi anni della sua vita (a meno di ulteriori trasferimenti magari in terra bavarese) impegnato nello studio e nella preghiera. Accompagnato naturalmente dall’indispensabile pianoforte, fonte di quella musica che può avvicinare a Dio, dando anche al pianista la possibilità di perdersi tra le note e di dimenticare così per un attimo le inevitabili stanchezze della vita.
Papa Francesco ha accolto con indubitabile grande cordialità il suo predecessore, apparso meglio in salute rispetto a quanto emergeva dalle foto e dal video dell’incontro del 23 marzo a Castel Gandolfo. Il portavoce vaticano padre Lombardi aveva così descritto Joseph Ratzinger pochi giorni prima della partenza da Castel Gandolfo: “E’ un uomo anziano, indebolito dall’età, ma non ha nessuna malattia”. Tale dichiarazione, pur rispondente a verità, non era stata gradita da tutti dentro il Vaticano, avendola trovata alcuni un po’ troppo secca e sbrigativa nei toni.
Nel Mater Ecclesiae, che si erge ristrutturato sul pendio vaticano – poco sotto la Radio vaticana e poco prima della Grotta della Madonna di Lourdes – papa Ratzinger vivrà con monsignor Georg Gaenswein, segretario personale e prefetto della casa Pontificia, perdipiù residente non nell’appartamento a lui destinato nella prima loggia del Palazzo apostolico: una situazione doppiamente inedita e per l’abbinamento e per la scelta della residenza.
Con il Papa emerito e il suo segretario continueranno a vivere le quattro Memores Dominidella fraternità di Comunione e liberazione, tre delle quali sono con Joseph Ratzinger fin dal 2005. La segretaria Birgit Wansing (interprete per eccellenza della grafia ratzingeriana) risiederà fuori, mentre il diacono fiammingo che aveva aiutato il papa emerito a Castel Gandolfo ha invece concluso il suo servizio.
Ingrandito e ristrutturato per volontà di Giovanni Paolo II, che voleva dentro il Vaticano una comunità di suore di clausura che pregassero con assiduità e intensità per il Papa e per la Chiesa, il Mater Ecclesiaeha ospitato dal 13 maggio (giorno molto significativo) del 1994, piccole comunità di clarisse, carmelitane, benedettine e visitandine (con rotazione quinquennale). Si innalza su quattro piani (uno interrato): Joseph Ratzinger abiterà al primo piano, raggiungibile con un ascensore.
Il monastero ha un bell’orto, anche fecondo secondo le parole della badessa suor Maria Cichetti, che così si esprimeva in un’intervista a “L’Osservatore Romano”: “L’esperienza della cura dell’orto ci mette in contatto con la natura e con l’autore della natura, che è Dio. Coltivare è una preghiera fatta con le mani (…) Zappare, vangare, innaffiare è senza dubbio faticoso, ma è un sacrificio che viene ripagato”. Nel monastero non mancheranno naturalmente i libri della ricchissima biblioteca dell’illustre ospite. Il quale nell’ultimo Angelusda papa regnante del 24 febbraio 2013 aveva detto: “Il Signore mi chiama a ‘salire sul monte’, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi – se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”.
Conoscendo l’umiltà e la fedeltà di papa Ratzinger sembra da escludere che papa Bergoglio possa sentirsi disturbato o addirittura messo in pericolo dalla presenza del suo predecessore a poche centinaia di metri, dentro le stesse mura vaticane. Del resto anche papa Francesco ha quelle doti umane che sembrano adatte a una convivenza, pur teoricamente delicata, del tutto inedita nella storia della Chiesa.
E’ vero che in linea teorica potrebbe sorgere qualche divergenza non lieve al momento in cui il Papa regnante dovesse prendere qualche decisione ‘nuova’ nei modi se non nei contenuti in materie delicate. Anche se – probabilmente per assurdo – dovesse essere così, crediamo che Joseph Ratzinger chinerebbe il capo in segno di obbedienza. Certo sorgerebbe in seno alla Chiesa una situazione nuova, potenzialmente dirompente, in cui emergerebbero con forza le critiche degli ambienti affezionati per cuore e per mente al Pontefice emerito. Che già oggi scalpitano e rimpiangono, non avvezzi al nuovo stile di papa Francesco. E che temono non si tratti solo di questioni di stile.
(Articolo tratto dal sito www.rossoporpora.org)