Nella splendida cornice del museo diocesano di Catania, voluto dall’allora arcivescovo Mons. Luigi Bommarito, nei locali del seminario accanto alla cattedrale in Piazza Duomo, dal 25 aprile al 25 maggio sono esposte alcune delle opere più indicative del pittore russo Oleg Supereko, il quale ha riportato l’arte cristiana in Sicilia, recuperando la tecnica dell’affresco noi più in uso dal XVIII secolo.
Oleg Supereko, artista moscovita dal 1999 in Italia, è stato il pittore incaricato ad affrescare i pennacchi e l’affresco della Pentecoste nella cupola della Cattedrale di Noto, ricostruita dopo il tragico crollo del 13 marzo 1996 e riconsegnata alla Città e al mondo nel 2007.
Le sue opere s’ispirano ad un realismo classico e simbolico, dove affiora un’evidente ieraticità che fa pensare ad una sintesi della tradizione orientale con quella occidentale.
Ha realizzato opere grandiose ed anche i particolari dei bozzetti e delle foto documentarie che corredano la mostra lo raffigurano come il grande Michelangelo o Raffaello sui ponteggi delle volte delle grandi cattedrali.
La rappresentazione anatomica dei corpi, i particolati dei volti, degli occhi, delle labbra, rendono evidenti la sua specifica tecnica e nelle tele si evidenziano i colpi di pennello e la forza pittorica.
I soggetti preferiti sono le scene d’ispirazione sacra, i ritratti e i paesaggi della Russia e dell'Italia, in particolare di Venezia e poi i volti e i drammi quali il bacio e la disperazione di Giuda, dove la forza del colore rende visibile il dramma dello spirito.
La sua opera "Trittico dell'Uomo Perfetto" è stata presentata a Roma al Museo Canonica e appaiono originali,tra le opere esposte nella mostra al museo diocesano di Catania: la rappresentazione della Pietà con l’incrocio dei volti del Cristo morto e della Madre addolorata e l’autoritratto che pone l’artista accanto a San Sebastiano.
Il segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e membro della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra Mons. Carlo Chenis che l’ha incaricato di eseguire con la tecnica dell'affresco le decorazioni della ricostruita cupola della cattedrale di Noto, lo presenta nel suo itinerario espressivo come: ”disattento alle stagioni dell'arte contemporanea”, ma molto “attento all'attuale fluire di correnti in cui balugina la riconversione alla forma e alla tradizione”.
Le sue opere rievocano e propongono con un pizzico di modernità i grandi e gloriosi affreschi della storia dell’arte rinascimentale. “La pittura è la mia preghiera, afferma Supereco, comunico con il Signore e Lui con me; quello che faccio non lo faccio, Fa sempre Lui attraverso di me. Io sono uno strumento”.
Questa bella lezione di arte viene riproposta all’attenzione dei giovani nella ricerca del vero e del bello, che non coincide con il kitsch, spesso espressione del cattivo gusto. All’estetica del brutto che avanza, il pittore moscovita, carico e forte della tradizione rinascimentale, risponde con la raffigurazione del bello che si alimenta di spiritualità e di forte umanità.
“Con pulizia e misura e un impeccabile mestiere" come afferma Vittorio Sgarbi, il pittore russo nell’impegnativo affresco della cupola di Noto, ha dato dimostrazione della sua eccezionale arte pittorica e le sue elaborazioni figurative ispirate ad un realismo classico, si presentano quasi come sintesi e reinterpretazione e non semplice imitazione dei modelli pittorici di Michelangelo, Tintoretto e Caravaggio, dai quali il pittore russo sembra quasi carpirne le tecniche del disegno, del colore, e della torsione dei corpi.