Soriano Calabro: riti pasquali ed itinerari demo-antropologici

Intervista con il dottor Martino Michele Battaglia, dell’Università di Messina

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di Anna Rotundo

ROMA, martedì, 30 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Soriano Calabro è un piccolo borgo della Calabria situato nell’entroterra Vibonese, adagiato sulle prime pendici dell’appennino Serrese. Sulle sue origini fioriscono varie ipotesi legate anche alla presenza dei monaci basiliani in fuga dalle lotte iconoclaste. I primi dati storici offrono però ragguagli dettagliati grazie ai documenti redatti dai normanni, i quali portarono la devozione di San Martino di Tours, patrono del paese.

Per la cronaca, all’alba del 15 settembre del 1530, vent’anni dopo la fondazione del convento domenicano, l’eco del nome Soriano risuonò in Italia, in Europa e persino in America latina, grazie all’evento relativo alla traslazione della Celeste Icona di San Domenico di Guzmán. Tale evento conferì autorità al santuario sorianese, che stabilì rapporti privilegiati con gli ambienti religiosi spagnoli devoti di quella Santa Immagine, dispensatrice di miracoli e grazie.

Abbiamo rivolto al dott. Martino Michele Battaglia (Università di Messina), autore del libro Soriano Calabro: identità simboli memorie alcune domande sulla sua ricerca demo-antropologica, esposta, tra l’altro, in numerosi congressi internazionali, tra i quali  il Congresso Internazionale Antropologia e religione svoltosi recentemente a Soriano.

Lei ha compiuto in questo libro un’attenta analisi sui riti pasquali nella provincia di Vibo Valentia: quali i risultati?

Martino Battaglia: In merito a ciò, i miei studi dimostrano che Soriano vanta una storia antecedente rispetto agli altri paesi del vibonese. Basta pensare all’opera di catechizzazione delle classi subalterne avviata dai frati Predicatori e dalla Confraternita del Rosario da loro fondata, che iniziò a promuovere in loco questa specie di ‹‹teatro paraliturgico›› rivolto al volgo bisognoso di lumi, già in difficoltà nel cercare di seguire le celebrazioni liturgiche in lingua latina che risultavano  incomprensibili.

Come intendere, in questo contesto,  la ‹‹teatralizzazione del dolore››?

Martino Battaglia: Essa è da collegare agli eventi più importanti  della storia del luogo  attraverso il folklore delle processioni spettacolo, e si pone come meta-teatro, ossia rappresentazione in cui si realizzano istanze religiose e esigenze espressive cariche di simboli che svolgono per lo più implicitamente il compito di precise funzioni culturali. È noto, che i domenicani fin dal loro arrivo a Soriano (1510), nella loro opera di evangelizzazione tra le valli del Mesima e del Poro, furono coadiuvati dai cosiddetti Rosarianti, associazioni laico-religiose, che prepararono l’humus su cui si sono costituite le confraternite moderne sull’esempio delle ghilde medievali e delle confraternite sorte in Spagna.

Quali sono i riti della Settimana Santa che di più rivestono un alto rilievo simbolico?

Martino Battaglia: Tra i riti della Settimana Santa che coinvolgono da sempre tutta la comunità locale sottolineo l’incontro tra Gesù risorto e la Madonna, detto dai sorianesi Cumprunta: avveniva al centro dell’attuale via Roma, e sanciva, secondo i frati domenicani, una specie di unificazione tra i due borghi di Soriano distanti tra loro. A quel tempo vi erano infatti: Soriano Superiore (oggi Sorianello) e Soriano moderno (oggi Soriano). Lo stesso Santuario, a detta di Silvestro Frangipane, era stato concepito in quel luogo quale trait d’union tra i due agglomerati urbani. La storia dell’urbanistica su tale fenomeno, evidenzia in proposito, come fin dal XIII secolo in poi, l’insediamento degli Ordini religiosi nel tessuto urbano, assume la funzione di coordinamento e centralizzazione delle varie parti della città, al fine di consolidare il potere religioso e politico. L’Ordine dei Predicatori, oltre a inserire il Convento tra i due casali di Soriano, dopo il 1659, fece tracciare una estesa piazza per le prediche che prospettava sui due chiostri principali, migliorando visibilmente la strada che indirizzava la visione dei fedeli verso le parti più significative della nuova chiesa, la cupola e la torre campanaria. Le antiche rovine sono le quinte della Cumprunta, e dopo l’incontro, i tre simulacri rivolgono il loro sguardo verso il chiostro, ove un tempo si innalzava l’imponente cupola della torre campanaria. Il sermone sulla resurrezione avveniva al centro della piazza dopo l’incontro (Cumprunta) fino al 1975. L’architetto sorianese, Nazareno Davolos, evidenzia al riguardo, i rapporti visivi che intercorrevano all’epoca, tra il campanile del santuario e gli edifici religiosi e civili di Soriano.

Quale, allora, è il senso teologico-pastorale della Settimana Santa a Soriano?

Martino Battaglia: L’incontro tra il Risorto e sua Madre, in particolare, simboleggia, dopo il sisma del 1783, un rito di rifondazione territoriale. Il profilo barocco della piazza trapezoidale, offre spunti di osservazione sensazionali. Lo sguardo del pubblico viene spesso rapito dal meraviglioso simulacro della Madonna del Rosario che sembra ricoprire una distanza più lunga rispetto al Cristo risorto. Attraverso questo rito, i sorianesi, manifestano la loro presenza nel mondo in virtù dell’esplosione di quell’energia morale che fonda la civiltà e la storia, di quei vibranti quadri energetici idonei a ricapitolare il passato per offrire prospettive di senso all’avvenire liberando ogni singolo soggetto dall’isolamento e dalla dispersione permanente.

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ZENIT Staff

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