ROMA, venerdì, 26 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Si è concluso ieri, venerdì 25 ottobre, il Convegno dedicato allo Spirito Santo, promosso dal RnS, con il patrocinio del Pontificio Consiglio per i Laici e del Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della CEI, che ha portato più di 350 partecipanti, tra vescovi, religiosi e laici impegnati, nell’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana.
All’inizio dell’Anno della Fede, mentre si celebra il Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, il Rinnovamento nello Spirito Santo ha proposto un Convegno per rileggere l’attualità del dono dello Spirito Santo nell’edificazione del Regno di Dio e nella costruzione della civiltà dell’amore. Tema: “Lo Spirito Santo: Roveto Ardente nella Chiesa, Colonna di fuoco nel mondo – Per una cultura della Pentecoste nel nostro tempo”.
Dopo il saluto dell’autorità accademica, padre François-Xavier Dumortier, magnifico rettore della Pontificia Università Gregoriana, l’introduzione sul significato del Convegno è stata affidata a don Dario Vitali, docente di ecclesiologia presso l’Università Gregoriana, già membro del Consiglio Nazionale RnS, e a mons. Lorenzo Chiarinelli, vescovo emerito di Viterbo e collaboratore della Commissione preparatoria del Convegno.
Il card. Albert Vanhoye, biblista, già rettore del Pontificio Istituto Biblico, ha concluso il suo intervento “Lingue come di fuoco si posarono su di loro” (At 2,3), citando la Lettera di San Paolo ai Galati: « “Se viviamo dello Spirito, con lo Spirito anche camminiamo” (Gal 5, 25). Questa frase è molto significativa. Dimostra anzitutto che noi cristiani abbiamo ricevuto lo Spirito, il quale ci comunica una nuova vita, “viviamo dello Spirito”. Questo dono ci rende poi capaci di una condotta corrispondente, una condotta “con lo Spirito”. San Paolo ci invita a sfruttare attivamente questa capacità, camminando effettivamente con lo Spirito e accogliendo sempre nella nostra vita “il frutto dello Spirito».
Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, già preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, nella sua relazione sul tema “Lo Spirito Santo ci riunisca in solo corpo: l’unità della Chiesa”, ha detto: «La missione non è opera di navigatori solitari, ma va vissuta nella barca di Pietro, (…) in comunione di vita e di azione con tutti i battezzati, ciascuno secondo il dono ricevuto dallo Spirito. “Tutti i credenti in Cristo – afferma l’Enciclica Dominum et Vivificantem – sull’esempio degli apostoli, dovranno mettere ogni impegno nel conformare pensiero e azione alla volontà dello Spirito Santo, principio di unità della Chiesa”, soggetto trascendente, vivo e presente della sua missione».
Il card. Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, già segretario personale del Beato Giovanni Paolo II ha reso una testimonianza della nascita dell’enciclica Dominum et Vivificantem, a 25 anni di distanza dalla pubblicazione: «Il Papa desiderava dare alla Chiesa un documento ricco di contenuti, che non fosse solo una testimonianza del rinnovamento della teologia dello Spirito Santo, che aveva avuto inizio con il Concilio Vaticano II, ma che presentasse anche la nostra fede come vita nello Spirito Santo. Desiderava convincere, aprire i cuori e le menti alla sua azione, ai doni che vi avrebbe portato, realizzando e concretizzando l’opera della redenzione compiuta in Cristo. Voleva anche mettere in guardia i fedeli dalla posizione di resistenza allo Spirito Santo che va diffondendosi, cioè dalla posizione di rifiuto di Dio e del dono della redenzione».
Il Convegno ha visto la presenza di due testimoni importanti del RnS: p. Francis Sullivan, già docente di ecclesiologia presso l’Università Gregoriana e iniziatore delle prime comunità di Rinnovamento nello Spirito nel 1972; il card. Ivan Dias, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, assistente spirituale delle prime comunità RnS a Roma.
Il presidente nazionale, Salvatore Martinez, ha dichiarato in conclusione degli interventi: “Abbiamo voluto dare onore allo Spirito Santo rileggendo l’attualità dell’Enciclica a Lui dedicata dal Beato Giovanni Paolo II, la più trascurata delle tre encicliche teologiche, la meno studiata e ripresa. Del resto così è dello Spirito Santo: è l’implicito della Chiesa e della vita cristiana, ma quanta fatica facciamo a passare dall’implicito all’esplicito, ad accettare le sue ispirazioni, le sue mozioni, specie quando ci appaiono nuove e sfidano il nostro intelletto e le nostre sicurezze umane”.
“Urge un sussulto di Spirito Santo!” ha esclamato il presidente, “urge una nuova eloquenza spirituale, una nuova sociologia del soprannaturale, un balzo di fede carismatica, una comprensione nuova, più profonda di questo nostro ordine naturale e temporale. Urgono sensi spirituali nuovi, uomini arditi, per l’ardore dello Spirito che portano nel petto. Senza lo Spirito non riusciremo a riumanizzare la storia e neanche a cristianizzarla. Abbiamo bisogno del prodigio della Pentecoste per una nuova evangelizzazione, tanto attesa e proclamata, ma adesso da vivere e far vivere a tutti i credenti”.