Educare alla fede come compito delicato e difficile, ma molto efficace

Lettera pastorale di Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, in apertura del nuovo anno pastorale

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di Eugenio Fizzotti

ROMA, martedì, 16 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Invitando a rendere grazie al Dio che, Padre amorevole, ha aperto a tutti la porta della fede, al Dio che, Figlio incarnato, si fa per noi pane della vita e al Dio che, Spirito d’amore, ci fa attaccare alla roccia che è Cristo, Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, ha consegnato una lettera pastorale venerdì 12 ottobre 2012, giorno di apertura dell’anno pastorale, al termine di una concelebrazione eucaristica alla quale partecipavano presbiteri e diaconi, operatori della pastorale di settore, catechisti e catechiste, persone di vita consacrata, sorelle e fratelli tutti.

Sottolineando che tale apertura significativamente si è collocata all’inizio dell’Anno della Fede, promulgato, con Lettera apostolica in forma di motu proprio, da papa Benedetto XVI, per esercitare e consolidare nella convinzione che “credere in Gesù Cristo è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza” (Porta fidei, n. 3), Mons. Bertolone ha espresso a tutti i convenuti un affettuoso ringraziamento a nome di Cristo – pane della vita che discende dal cielo e dà la vita al mondo -, per la generosità che si mostra nel donare il proprio tempo e le proprie energie alla «delicata opera di dedizione e di servizio pastorale che il Vescovo – segno terreno del Buon Pastore – va svolgendo, con voi e mediante voi, a vantaggio di tutti i fedeli e di tutte le persone della nostra Chiesa particolare di Catanzaro-Squillace».

Partendo dalla considerazione che è rilevante restare saldi nella fede e che Paolo e Barnaba, presentati da Luca nel loro agire di missionari e predicatori, offrono un chiaro esempio del dinamismo delle prime chiese cristiane, nonché della loro organizzazione gerarchica, promossa dagli apostoli a vantaggio delle comunità, Mons. Bertolone evidenzia che «il tema della fede riguarda tutti, perché ogni discepolo confessi che Gesù è il Signore ed è chiamato a crescere nell’adesione a Lui, dando e ricevendo aiuto dalla compagnia solidale dei fratelli in quella fede che si sta spegnendo “come una candela che non trova più alimento”, per usare la frase che il Santo Padre Benedetto XVI ripete  sin dall’inizio del suo pontificato».

E la richiamata crescente difficoltà di trasmettere alle nuove generazioni i valori-base di un retto comportamento di vita attraverso un adeguato processo educativo non manifesta a suo parere alcun timore nel dichiarare che «non basta predicare e annunciare, ma bisogna confermare i fratelli e organizzare il ministero dei presbiteri o anziani così da evitare l’agire da isolati e incrementare il continuo confronto tra apostoli e discepoli inviati in missione».

In realtà negli “addetti all’evangelizzazione” sono necessarie continue conferme da parte di coloro che, a nome di Cristo, l’hanno annunciata e hanno consentito a Dio di donarla nei sacramenti d’iniziazione cristiana. Ecco perché risulta indispensabile per Mons. Bertolone che nella sua Arcidiocesi si riaprano ufficialmente le porte degli oratori e delle opere parrocchiali, si rianimino le piazzette in fronte alle singole chiese, si riempiano le aule catechistiche per l’iniziazione cristiana (anche per sperimentare il catechismo diocesano), si progettino i calendari degli organismi di partecipazione ecclesiale, si riorganizzi tutta l’attività da svolgere a vantaggio dei diseredati, dei poveri, degli inoccupati, degli orfani e delle vedove, così da riaccendere l’eterna sfida di rafforzare, confermare e restare saldi nella fede.

Citando la frase Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato, presente nella novella “Fantasticheria”, del 1879, del grande romanziere Giovanni Verga (1840-1922), il Vescovo sottolinea che nella propria vita l’adesione a Cristo Gesù costituisce uno scoglio che rende saldi e consente di affrontare e superare «in termini doloristici o acquiescenti le situazioni di ingiustizia e di sopraffazione, aprendo a tutti la porta della speranza». E riconoscendo che il significato del compito pastorale è educare alla fede, favorendo e facilitando il percorso a entrare attraverso la porta alla ricerca di Gesù, così da essere saziati dalle sue parole, dai suoi gesti, dal pane di vita che è Lui stesso, fa un apprezzato riferimento al luminoso e nobile esempio di don Giuseppe Puglisi che, «inviato a fare il parroco nel desolante quartiere palermitano di Brancaccio (dominio esclusivo della mafia che aveva asservito tutti alla sua “religione”), seppe trasmettere e restituire la fede predicando, Vangelo alla mano, a tutti, nessuno escluso. Per questo la mafia lo giustiziò e oggi la Chiesa lo annovera tra i suoi beati martiri».

Avvalendosi di tale esperienza è chiaro che «il compito di educare alla fede tutti, anche nella direzione di chi non crede, comporta l’esigenza di pensare alle nuove generazioni, a volte scettiche o indifferenti o disilluse dalle false promesse, le quali devono conoscere e riconoscere le speranze inaugurate dal Concilio ecumenico Vaticano II insieme con le verità sancite dal Catechismo della Chiesa cattolica. Si tratta, quindi, di un compito delicato e difficile, anche in direzione di tutti coloro – e sono tanti – che devono essere ri-motivati a ravvivare sul serio il dono della fede, in ogni stagione della vita, nella prospettiva, da incoraggiare, dell’educazione permanente e dell’apprendimento di lungo periodo».

Con estremo realismo Mons. Bertolone ricorda che oggi “la Chiesa” – come scriveva quarant’anni fa il teologo Joseph Ratzinger – “è divenuta per molti l’ostacolo principale alla fede”. E poiché aveva ragione Zygmunt Bauman nel dire che si sta vivendo in una ‘società liquida’, in continuo divenire, dove ogni individuo è solo, ma ha in compenso di fronte a sé una pluralità di scelte e di identità, che può comporre come vuole o come sa, sembra vero che «chi si definisce cattolico ha di fronte a sé una pluralità di scelte, la possibilità di organizzare una sorta di ‘religione-fai-da-te’, di bricolage spirituale, mettendo insieme, magari, la venerazione di padre Pio o dei nostri santi Patroni con la partecipazione alla marcia della pace, una vita sessuale più libera, e talvolta sfrenata, con l’intensa commozione di fronte a un discorso del Papa, la generosa pratica del volontariato e il rifiuto sistematico della confessione sacramentale».

L’inizio solenne dell’anno pastorale significa pertanto, ripropone Mons. Bertolone, che è indispensabile «attivare una mobilitazione pastorale, quasi una nuova seminagione della fede, grazie alla convinzione che è veramente necessario perla Chiesa universale e la nostra chiesa particolare “migliorare la qualità della fede” presentando i grandi temi dell’annuncio cristiano, e cioè che Dio, Cristo, Spirito Santo, Grazia e peccato, Sacramenti e Chiesa, morte e vita eterna sono temi che colpiscono più nel profondo e favoriscono la chiarificazione di un orientamento esistenziale che ha effetti in tutti gli ambiti dell’esistenza».

E per ravvivarela fede Mons.Bertolonesuggerisce che a livello personale è importante concentrare l’attenzione sulla pratica gioiosa della preghiera quotidiana, dell’adorazione eucaristica, dell’Eucaristia domenicale, del sacramento della riconciliazione, così come riveste un ruolo particolarmente significativo «compiere ogni giorno qualche gesto di amore gratuito, specie verso chi soffre o ha bisogno di aiuto, materiale e morale, dando così testimonianza umile e convinta della propria fede in ogni situazione della vita».

A livello parrocchiale la proposta del Vescovo si concentra sull’educazione alla celebrazione delle lodi e dei vespri in Parrocchia, sulla cura settimanale a una celebrazione della Parola di Dio, sull’offerta di occasioni di catechesi sul Credo e
sulla vita cristiana, sul Concilio Vaticano II e sul Catechismo della Chiesa Cattolica, sulla proposta di iniziative caritative attraversola Caritasparrocchiale in collegamento con quella zonale (dove c’è) e diocesana, sulla promozione di una missione parrocchiale che porti l’annuncio della fede in tutte la case della Parrocchia e inviti coloro che vogliono conoscere il Signore Gesù a incontri di proposta e approfondimento della fede.

E concludendo la sua lettera pastorale Mons. Bertolone, dopo aver espresso l’affidamento di tutti a Maria Santissima, Madre della Fede, attraverso un vivace ringraziamento ribadisce il riconoscimento per la generosità e la dedizione con cui molti lavorano nella vigna del Signore e li incoraggia a custodire sempre dentro di sé, alimentandolo e rafforzandolo, il grande dono della fede cristiana.

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ZENIT Staff

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