di mons. Bruno Forte,
Arcivescovo di Chieti – Vasto
CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 14 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito l’intervento di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, alla sesta Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi (11 ottobre 2012).
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Desidero anzitutto esprimere la mia gratitudine a Dio e al Santo Padre per la scelta del tema del nostro Sinodo e per le motivazioni di essa, da una parte l’amore a Cristo e al Suo vangelo, dall’altra l’amore agli uomini del nostro tempo, cui vorremmo far conoscere pienamente la bellezza di Dio.
Un amore, questo, a volte ferito da quella che sembra l’indifferenza o persino la chiusura di alcuni, e tuttavia un amore che non si arrende davanti all’eventuale rifiuto, perché – animato dalla passione per la causa di Dio e del Vangelo – cerca tutte le vie per raggiungere il cuore umano e sa valorizzarne tutti gli aspetti positivi, con simpatia e amicizia.
Senza simpatia e amicizia verso i destinatari del nostro annuncio non sarà possibile far loro giungere credibilmente ed efficacemente la buona novella del Dio che ha tanto amato il mondo da dare Suo Figlio per noi. Seguendo l’esempio del Beato Giovanni XXIII, guardiamoci dai “profeti di sventura” e guardiamo invece a tutto il bene che è possibile riconoscere anche nel nostro tempo, con amicizia e simpatia appunto.
Presento ora tre osservazioni sulla “Relatio ante disceptationem”, in riferimento all’“Instrumentum Laboris”:
La Relatio sottolinea il fondamento antropologico, cristologico ed ecclesiologico della nuova evangelizzazione. Sarebbe bene sviluppare la dimensione pneumatologica, anche tenendo conto di quanto afferma Instrumentum Laboris 41: è lo Spirito l’agente primo della nuova evangelizzazione. È Lui che fa nuovo il cuore perché canti il cantico nuovo (“Novi novum canamus canticum”: Sant’Agostino). Grazie a Lui la novità non è nell’ordine del nuovo cronologico (“neòs” nel greco del Nuovo Testamento), ma in quello della novità escatologica, qualitativa (“kainòs”).
Il “mandatum novum” è la “kainé entolé”. Come ha ricordato il Santo Padre nella meditazione del primo giorno commentando l’inno di Terza: “Nunc, Sancte, nobis, Spiritus, unum Patri cum Filio, dignare promptus ingeri nostro refusus pectori”. L’iniziativa è di Dio, nella forza dello Spirito. Nella Relatio mi pare poco evidenziato il ruolo fondamentale della parrocchia, cui l’Instrumentum Laboris dedica importanti riflessioni (cf. n. 81).
L’esperienza diretta del ministero episcopale, specialmente la visita pastorale che sto conducendo a tappeto da ormai tre anni e mezzo nelle parrocchie dell’Arcidiocesi, mi ha convinto che senza un nuovo slancio missionario della parrocchia, di cui siano protagonisti gli stessi operatori pastorali in essa operanti, sarà difficile vivere una radicale nuova evangelizzazione.
In questa luce – pur apprezzando i doni dello Spirito che sono i nuovi movimenti – ritengo che uno strumento prezioso sia l’Azione Cattolica, cui fa riferimento chiaramente l’Instrumentum Laboris al n. 117, che sta totalmente nello spirito della cooperazione laicale alla missione dei pastori. Mi pare infine di dover sottolineare la rilevanza dei giovani come destinatari della nuova evangelizzazione: se il loro allontanamento dalla pratica religiosa è considerato da molti un fatto scontato, questo non vuol dire che il loro cuore non sia assetato di Dio. Incontrandoli a tappeto in università e nelle scuole ne ho la continua riprova.
Bisogna scommettere sulla risposta alla cosiddetta “emergenza educativa” di cui parla l’Instrumentum Laboris al n. 149. Bisogna ascoltare i giovani, dare loro tempo, coltivare la relazione interpersonale, parlare loro di Dio, e accoglierli nel rispetto della loro esigenza di libertà. Qui si comprende quanto sia decisivo il ruolo della famiglia (cf. Instrumentum Laboris110ss), ma anche come sia drammatica la situazione dei figli di divorziati risposati che spesso vengono resi estranei ai sacramenti dalla non partecipazione die loro genitori. Occorre qui una decisa svolta nel senso della carità pastorale, come più volte ha affermato Papa Benedetto XVI (ad esempio all’Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano).
Sarà anche necessario avviare una riflessione sui modi e i tempi necessari per il riconoscimento della nullità del vincolo matrimoniale: come vescovo e moderatore di un Tribunale Ecclesiastico Regionale devo ammettere che alcune esigenze (ad esempio la necessità della doppia sentenza conforme, anche se non c’è ricorso) appaiono a molte persone ferite, desiderose di sanare la loro situazione, poco comprensibili. Per amore ai giovani e al nostro dovere di trasmettere loro l’esperienza della bellezza di Dio, troviamo le vie più giuste per essere vicini alle loro famiglie, specie se ferite, curandole con la medicina della verità e della misericordia.