Il coraggio di chiedere

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, giovedì, 11 ottobre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Dopo l’insegnamento del Padre nostro, prosegue l’insegnamento di Gesù sulla preghiera. Attraverso un racconto che può apparire assurdo, Gesù vuole indicare ciò che è il centro della preghiera del cristiano: la relazione personale con Dio. La vita stessa di Gesù è una testimonianza contagiosa della sua relazione con il Padre, del suo essere pienamente Figlio per insegnare anche a noi ad essere figli. Pregare significa, dunque, custodire e alimentare questa intimità profonda e personale, che dà vita.

Meditazione

La preghiera del credente viene paragonata da Gesù ad una situazione estremamente imbarazzante e quasi sconsiderata: è la circostanza di chi a mezzanotte osa disturbare un amico perché gli serve del pane per un altro amico sopraggiunto improvvisamente. Non è certamente un orario comodo, ma nessun imprevisto è comodo! Quando però chi ha bisogno è un amico, si vince ogni imbarazzo pur di farlo contento. Qui Gesù ci lascia un bellissimo insegnamento: se posso permettermi di disturbare una persona a mezzanotte è perché con questa persona vivo un rapporto di amicizia, di intimità. Non è un conoscente generico e superficiale a cui il gesto descritto dal Vangelo risulterebbe un’ invadenza e una maleducazione! Così è la nostra preghiera: entrare sempre più nella stessa relazione profonda e familiare che c’è tra questi amici. Non parole formali, ingessate, stanche, che non dicono schiettezza né gioia nello stare insieme! A questa totale intimità Gesù vuole condurre i discepoli e ciascuno di noi. Ma c’è un altro importante messaggio: quei pani sono importanti, e il richiedente li ritiene tanto urgenti da disturbare appunto l’amico. Quale urgenza muove il mio pregare? Nei versetti finali è chiaro che una sola cosa è essenziale per il nostro cammino, e tale che non dovremmo mai stancare di chiedere: lo Spirito Santo! È urgente per me? Quante volte il mio pregare è un chiedere soluzioni o interventi di Dio che rientrino nelle mie vedute, ma non nelle sue che sono il bene per me. Domandare lo Spirito è permettere che sia Lui a orientare il nostro cammino nella via bella e luminosa che Dio ha tracciato per noi. È lasciare fare a Lui, fiduciosi, appunto come nella relazione con l’amico.

Preghiera

«Illumina il tuo volto che è in noi. Hai impresso in noi il Tuo volto: ci hai fatti a tua immagine e somiglianza. La tua immagine non deve restare nelle tenebre; invia un raggio della tua sapienza, che dissipi le nostre tenebre, sì che rifulga in noi la tua immagine. Fa’ che noi ci riconosciamo tua immagine» (Sant’Agostino, Esposizione sul Salmo 66,4).

Agire

Oggi accetterò i contrattempi, le richieste apparentemente assurde a lavoro, a casa, a scuola, senza fare troppi calcoli, né brontolando.

Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Romatratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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