ROMA, giovedì, 4 ottobre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Nella festa di san Francesco, la Chiesa ci offre una Parola ricca di intimità, di tenerezza, nell’espressione che Gesù rivolge al Padre, ma anche di attenzione verso i suoi discepoli. C’è un traboccare di gioia in questi versetti, che scavalca quanto era avvenuto nei precedenti dello stesso capitolo 11 di Matteo. Il capitolo comincia, infatti, con la figura di Giovanni Battista che dal carcere chiede di Gesù; c’è poi lo sconforto verso questa generazione incredula e l’ancor più forte minaccia verso le città ottuse alla predicazione. Il capitolo termina con l’esultanza di Gesù.
Meditazione
Gesù ama il Padre, lo benedice, è grato di ciò che il Padre compie. Non si esalta per qualche vantaggio ricevuto, anzi, nei versetti immediatamente precedenti, Egli ha condannato le città rimaste indifferenti davanti ai tanti miracoli che vi aveva compiuto: umanamente si tratta di un insuccesso. Ma Gesù esulta! E noi restiamo quasi sopraffatti da questo amore tra Padre e Figlio, restiamo coinvolti in questa relazione, anzi, siamo chiamati a prendervi parte, a vivere anche noi nella stessa relazione tra il Padre e il Figlio, figli noi stessi per dono! Ma noi sappiamo benedire Dio, godere di ciò che compie nella storia e nella nostra vita, ringraziarlo di ciò che siamo, dei nostri doni e dei nostri difetti così come Gesù? Quante volte la nostra preghiera si ferma alla domanda, o alla lamentela quando le cose non vanno come vorremmo! Farci piccoli, come le creature cui il Padre riversa la sua sapienza, significa riconoscere, come Gesù, la nostra dipendenza da Lui, la nostra identità bella e vera disegnata dalle sue mani di Creatore, il filo della nostra esistenza intessuto dalla sua volontà che ci ama. Il nostro pregare si plasma allora su quello di Gesù: benediciamo Dio perché fa bene ogni cosa. E il giogo può essere leggero? Sembra un controsenso! Effettivamente c’è un peso da portare, nelle relazioni, nel lavoro, nelle prove. Quante espressioni di fatica; quanti brontolamenti e insofferenza, nelle cose che facciamo! Ogni giorno è come un giogo pesantissimo, se lo portiamo da soli. Il giogo si porta in due! Così andavano i buoi sotto l’aratro! Assieme a Dio, le fatiche diventano leggere e addirittura dolci. Solo così potrà sgorgare anche dal nostro cuore la preghiera stessa di Gesù: «Ti lodo Padre», la preghiera dei piccoli, la preghiera dei figli.
Preghiera
«Neanche il cuore più chiuso in se stesso può sottrarsi al tuo sguardo… Nessuno si sottrae al Tuo calore. Ti lodi la mia anima e manifesti così il suo amore; celebri le tue misericordie e manifesti così la tua grandezza»(Sant’Agostino, Confessioni, V,1). Amen.
Agire
Mi prenderò anche solo un breve tempo per fare una passeggiata e scoprire le bellezze del creato, che troppo spesso do per scontate, per lodare Dio come faceva san Francesco.
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it