di Antonio Gaspari
CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 4 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Oggi a Loreto il Pontefice Benedetto XVI affiderà all’intercessione di Maria i lavori del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione (7 – 28 ottobre 2012) e l’Anno della Fede (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013).
I lavori del Sinodo dei Vescovi, XIII Assemblea generale ordinaria sul tema de “la Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” cominceranno lunedì 8 ottobre.
Ma cosa è un Sinodo? Perché viene convocato? Chi vi partecipa? Di che si discute? Quale rilevanza hanno i documenti prodotti dal Sinodo?
Per trovare le risposte a queste ed altre domande ZENIT ha svolto una breve ricerca.
Come indicato dal sito ufficiale della Santa Sede, il Sinodo dei Vescovi è “un’istituzione permanente decisa da Papa Paolo VI il 15 settembre1965, in risposta al desiderio dei Padri del Concilio Vaticano II per mantenere vivo lo spirito di collegialità episcopale formatosi dall’esperienza conciliare”.
L’assemblea dei Vescovi si rifà all’antica tradizione sinodale della Chiesa, ma è una novità del Concilio Vaticano II, anzi è nato proprio col desiderio di “mantenere vivo l’autentico spirito formatosi dall’esperienza conciliare”.
Sinodo è una parola greca “syn-hodos” che significa “riunione”, “convegno”. Il Sinodo è, infatti, un luogo per l’incontro dei Vescovi tra di loro, attorno e con il Papa che lo convoca quale strumento di “consultazione e collaborazione”.
È dunque un luogo per lo scambio di informazioni ed esperienze, per la comune ricerca di soluzioni pastorali valide universalmente.
Per riassumere, il Sinodo dei Vescovi si può definire: un assemblea dei rappresentanti dell’episcopato cattolico che ha il compito di aiutare con i consigli il Papa nel governo della Chiesa universale.
Di fronte alla possibilità sollevata da alcuni alti prelati, di strutture sinodali che potrebbero esercitare anche un potere legislativo ed esecutivo, il Pontefice Paolo VI nel discorso alla Curia Romana (21 settembre 1963), in quello d’apertura del secondo periodo del Concilio (29 settembre 1963) e in quello per la sua chiusura (4 dicembre 1963) ritornava sul concetto di collaborazione del corpo episcopale con il Successore di Pietro alla responsabilità del governo della Chiesa universale.
Il 15 settembre 1965, all’inizio della 128ª Congregazione generale del Concilio Vaticano II, mons. Pericle Felici, Segretario Generale del Concilio, annunziò la promulgazione del Motu Proprio Apostolica sollicitudo, con il quale il Sinodo veniva ufficialmente istituito.
Un nuovo regolamento del Sinodo è stato approvato nel 2006 da Benedetto XVI.
È stato sottolineato più volte dalle autorità competenti che il Sinodo è stato concepito e rimane un grande organo consultivo, con il compito di discutere il tema in oggetto e formulare delle “Proposizioni” che vengono sottoposte all’attenzione del Pontefice.
Il Papa insieme ai suoi collaboratori ed ai Dicasteri di Curia, prende spunto, valuta, approfondisce il contenuto delle Preposizioni, dopodiché scrive e pubblica una “Esortazione apostolica post-sinodale”, cioè un documento che raccoglie, rielabora, propone quanto da quelle “Preposizioni” è stato recepito e in quali direzioni si dovrà continuare.
Per la scelta dei partecipanti al Sinodo, si procede per rappresentanza. Al Sinodo partecipano dei vescovi eletti e indicati dalle varie Conferenze episcopali, cioè dei prelati di una nazione o di un continente.
Il Pontefice a sua volta nomina cardinali, vescovi, religiosi, rettori, dirigenti di movimenti e associazioni che prenderanno parte al Sinodo in qualità di padri sinodali ed esperti.
Per il Sinodo che si aprirà domenica il Papa Benedetto XVI ha nominato 13 cardinali, 23 tra Vescovi e Arcivescovi, 44 esperti e 49 uditori.
La trasparenza e la lettura di quanto verrà discusso sono garantiti. Una o due volte al giorno verrà pubblicato sia in forma stampata che on line il “Bollettino del Sinodo dei vescovi” (Synodus Episcoporum Bollettino) dove sarà possibile leggere le sintesi di tutti gli interventi.
La prima fase di preparazione al Sinodo, come di consueto, ha visto l’elaborazione dei Lineamenta, un testo base con l’intento di riflettere sul tema in oggetto.
Sui Lineamenta e il relativo Questionario sono pervenute risposte dalle Chiese, dalle Conferenze Episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana e dall’Unione dei Superiori Generali, e osservazioni da parte di Vescovi, sacerdoti, persone consacrate, teologi e fedeli laici.
I diversi pareri vengono raccolti e sintetizzati in un Instrumentum laboris. Dopo essere stato sottomesso all’approvazione del Santo Padre, il documento viene tradotto nelle principali lingue ed inviato a tutti i vescovi.
Quantunque sia pubblico, l’Instrumentum laboris non è una versione di quelle che saranno le conclusioni, bensì documento indicativo, che sarà oggetto di discussione durante il Sinodo.