Appello per la pace di Bartolomeo I

Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli esorta al rispetto delle differenze religiose e alla cessazione delle violenze

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ROMA, giovedì, 4 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito il comunicato del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli per il rispetto delle differenze religiose e per la cessazione delle violenze.

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Il Patriarcato Ecumenico  esprime il suo profondo dolore, in quanto l’umanità è entrata in un periodo di confusione e di instabilità, caratterizzato da una esaltazione religiosa, il cui risultato è la manifestazione di violenza  e contraddistinto dalla perdita di rispetto  per la differenza religiosa. Quando agiamo in modo impudente e violento,  in nome dei nostri pregiudizi religiosi o delle nostre credenze religiose, allora noi sottovalutiamo la nostra propria vita e la nostra fede, così che allo stesso tempo creiamo un clima di rabbia, di odio e di sfiducia, che distrugge il legami  di coesione dell’umanità  fin dalla creazione del mondo.

Il Patriarcato Ecumenico ha emesso una comunicato in agosto “sul risorgere della violenza che va diffondendosi nel mondo” e ha lanciato un appello a tutti i protagonisti coinvolti nella violenza a far tacere le loro armi. Osservando quanto accaduto nelle ultime settimane, l’appello di cui sopra per l’assunzione di impegni per il mantenimento della pace e del rispetto reciproco per l’intera umanità, si presenta più critico di sempre.

La Sacra Scrittura nel Libro dei Proverbi (10,12) ci insegna che “L’odio suscita litigi, l’amore ricopre ogni colpa”. Quindi amiamoci gli uni gli altri, poiché sappiamo che il vero amore viene da Dio, il Quale ha creato ogni uomo e ama ogni persona nella sua Divina Provvidenza. Noi, che professiamo di conoscere Dio, dobbiamo riconoscere  il dono divino della vita in ciascuno degli uomini e rispettare questo Seme Divino. Noi, che chiamiamo Dio Signore nostro,  dobbiamo salvaguardare la vita umana e avvicinarci con onore anche alla persona con la quale siamo in disaccordo.

Il Patriarcato Ecumenico ritiene suo obbligo il dialogare con quanti sono diversi da esso, allo scopo di rendersi familiare con i simboli, le priorità ed il modi di pensare degli “altri”. I simboli costituiscono rappresentazioni caratteristiche esterne, verso i quali tutti gli uomini collegano i propri pensieri e valori interni. Per lo sviluppo della comprensione dei simboli, dobbiamo comprendere la persona umana. La distruzione dei simboli corrisponde all’infliggere di un dolore agli uomini che onorano questi simboli e le tradizione che rappresentano nei loro cuori.

Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ha continuamente richiamato tutta l’umanità intera ad adottare “un cambiamento radicale degli atteggiamenti, delle abitudini e pratiche” e a giungere a un tale livello di impegno, per “essere pronti a condividere tutte le cose buone con tutte le genti”. Il Patriarca Ecumenico ci ricorda il detto di San Giovanni Crisostomo, che diceva che “il mistero del nostro prossimo non può essere isolato dal mistero della Divina Eucaristia”.

Per il compimento di queste verità citate, ed il riconoscimento distintivo della immagine di Dio in ciascuno degli uomini, Sua Santità il Patriarca Bartolomeo ed il Patriarcato Ecumenico ripudiano il fatto di affrontare il nostro prossimo  con mancanza di rispetto, con disprezzo e odio distruttivo. In conclusione, a nessuno servono discorsi pieni di intolleranza,  le accuse infondate,  la impossibilità di comprensione delle differenze culturali, il biasimo dell’altro, che ha come scopo la fuga dalle responsabilità.  Indipendentemente  dalla via che ognuno di noi ha scelto consapevolmente di seguire, tutti siamo legati  in modo infrangibile con gli altri, come i fili di uno stesso tappeto, opera di Dio, e dobbiamo riconoscere la bellezza  ed il valore inerente di ciascuno e dobbiamo cessare la distruzione di qualsiasi parte  della nostra bellezza collettiva.

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ZENIT Staff

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