di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 24 settembre 2012 (ZENIT.org) - Forte, coraggiosa, fiduciosa, la prolusione che il Cardinale Bagnasco ha pronunciato oggi pomeriggio a Roma aprendo i lavori del Consiglio permanente (24-27 settembre) della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Il Presidente della CEI ha iniziato riprendendo le parole che Pontefice che in visita ad Arezzo il 13 maggio aveva esortato “L’Italia reagisca alla tentazione dello scoraggiamento”.
A questa esortazione il porporato ha aggiunto “Vogliamo essere gli araldi del Vangelo, e dunque della speranza. Forse, talora, anche scomodi, ma certo appassionati del comune destino, e per questo vedette insonni di un’alba già possibile”.
“Il nostro popolo – ha osservato l’Arcivescovo di Genova - tiene, resiste; naturalmente si interroga e patisce; ma non si arrende e vuol reagire” e “non ci stupisce di vedere sui banchi delle chiese persone ieri indifferenti e distratte, e oggi più pensose e concentrate”.
“Sono segnali - ha sottolineato - che certificano come vi sia, ad esempio, un popolo insospettabile e non residuale fedele alla preghiera del Rosario e alla Messa quotidiana” che mostra come “La cittadinanza è più in avanti di quanto non si pensi”.
Secondo il cardinale Bagnasco “i colpi della vita inducono ad essere meno superficiali, a diventare più riflessivi, a riscoprire i valori veri” e “senza lo spirituale nella persona e nella società, c’è una povertà strutturale incolmabile, si determina una perdita per tutti, anche per chi tale dimensione non la coltiva o non la stima”.
A questo proposito il Presidente della CEI ha indicato un esempio per tutti: il Pontefice Benedetto XVI, il cui programma è “solo il Vangelo”.
“Noi ci stringiamo a lui come a roccia solida e nocchiero austero, - ha aggiunto il cardinale - che conduce con trasparenza la barca di Pietro tra scogli ieri ignoti”.
“Al male occorre semplicemente dire no”, ha sostenuto l’Arcivescovo di Genova, e “Noi Vescovi vogliamo ancora una volta ringraziare Pietro per la saldezza della sua fede. Ringraziarlo perché non cessa di esortarci a non fermarsi all’orizzonte puramente umano e ad aprirsi all’orizzonte di Dio, all’orizzonte della fede”
“Non si può tacere – ha precisato il porporato - che la Chiesa è rimasta forse l’unica a lottare per i diritti veri dei bambini, come degli anziani e degli ammalati, della famiglia, mentre la cultura dominante vorrebbe isolare e sterilizzare ciò che di umano resta nella nostra civiltà”.
“Nella Chiesa – ha affermato il Presidente della CEI - avviene qualcosa di straordinario: uomini limitati e miseri possono riscattarsi e compiere opere immense. Questa è la ragione ultima dell’impossibile irrilevanza della Chiesa, e del cristianesimo che lei nutre”.