ROMA, sabato, 15 settembre 2012 (ZENIT.org).- Nell’ottobre 1969, il p. Gabriele Allegra, ofm, che sarà beatificato sabato 29 settembre 2012 ad Acireale dal cardinal Angelo Amato, pubblicò un piccolo saggio dal titolo San Francesco ha lasciato il paradiso. Cause e rimedi degli odierni sbandamenti espressi in forma dialogica.
Ecco sotto un passo dedicato alla teologia, in cui p. Gabriele Allegra affronta questioni ancora presenti oggi – pluralismo religioso, relativismo, sincretismo, ecc. – con riflessioni che ricordano il magistero di Benedetto XVI.
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Gloria, laude, grazie al Padre di ogni bene. Al Dio Amore!
La Teologia è la speculazione dei misteri di Dio, a fine di crescere nel suo amore: speculatio propter amorem. Presuppone e supera la Teodicea, si nutre direttamente della Parola di Dio, rivelata e consegnata nella Scrittura e nella Tradizione, e si avvantaggia di tutte le altre scienze, che il teologo possa conoscere, perché là dove c’è un raggio di verità, lì c’è Dio: e il teologo deve in tutto vedere Dio: in omnibus Deum videas (san Bonaventura), e, meditando la rivelazione divina e comparandola con la verità di origine naturale, costruire il tempio della santa Teologia.
La speculazione teologica è perciò l’azione più nobile della umana ragione, perché in essa e per essa l’uomo compara i dati rivelati con le verità specialmente filosofiche e, oggi soprattutto, con quegli elementi di verità, tanto dottrinali, che morali, che si trovano in tutte le Religioni non rivelate e in più larga copia – mirabil vie della Divina Provvidenza – nelle Religioni primitive. Un tal lavoro esige che la Filosofia, che a me piace chiamare il fondamento, piuttosto che l’ancella della Teologia, sia la retta filosofia dell’essere, dell’oggetto, la filosofia perenne. La massima parte degli errori e le tendenze al relativismo dommatico, che fanno capolino in tante opere dei moderni teologi, hanno origine in quel debole sistema di filosofia, che essi abbracciano.
Al contrario, una sana filosofia, una speculazione, che è preghiera – pur rimanendo ben sovente un assai rude lavoro – per il fatto stesso che tende direttamente alla verità e all’amore, fanno del teologo, l’uomo dello Spirito, e del suo insegnamento un discorso di sapienza, sermo sapientiae, nel quale, ammesse pure le inevitabili deficienze dell’intelletto umano, c’è luce, c’è ardore, c’è sicurezza: vir spiritualis de omnibus iudicat. Luce, ardore, certezza, come negli scritti di Agostino, di Tommaso, di Bonaventura… sino allo Jeiler, allo Scheeben, al Möhler, al Newmann…
L’apostolato ecumenico di oggi esclude decisamente le tendenze strette di un Taziano, mentre giustamente inclina verso il metodo largo e comprensivo dei Greci: come Ireneo, Origene, Clemente e, fra i latini, Ambrogio, e spesso, ma non sempre, il grande Agostino. Un tal metodo impone al teologo di cercare nelle opere dei Saggi pagani e nelle tradizioni delle Religioni primitive gli elementi di verità che esse contengono; ma questo lavoro così santo, così delicato, così improrogabile, se la base filosofica e teologica non è solida, può indurre a un falso irenismo e, quel che è peggio, anche al sincretismo e al relativismo. Ecco perché in questi ultimi anni si son sentite e continuano a farsi sentire delle affermazioni quanto mai strane, che, a considerarle bene, costituiscono una offesa al Verbo Rivelatore.
Ci sono teologi, che dicono essere il pluralismo religioso la logica segreta di Dio; essere i grandi Saggi pagani, onorati dai loro popoli, mediatori per essi della divina rivelazione, perciò dicono, la Chiesa doversi contentare dell’apostolato della presenza, perché Dio salva ugualmente i suoi figli anche fuori della Chiesa visibile… e insistere piuttosto sulla Teologia kerigmatica, quasi quasi, senza considerare o considerando superficialmente quella che ne costituisce la base: la testimonianza (marturia)… Come vedete, si tratta di sofismi o di mezze verità: ora niente è più pernicioso per la Chiesa quanto una Teologia costruita su sofismi e su mezze verità. Una persecuzione crudele, come furono quelle di Nerone, di Decio, di Diocleziano, la purifica, ma una tale Teologia gnostico-sincretista la fiacca e le estingue.
Già san Paolo predicava che Dio vuole la salvezza di tutti, che salva i retti di cuore, anche fuori della Chiesa visibile, e che nelle Religioni non cristiane ci sono elementi di verità, di cui Dio buono si serve per salvare gli onesti, che non conoscono la luce del Vangelo. Ma dopo l’Incarnazione e il Calvario, dopo le parole del Signore: «andate… predicate… battezzate.. chi crede e si battezza si salverà, chi non crede sarà condannato…», dopo le suddette e simili parole, risulta che il Signore non mandò i suoi Apostoli su tutta la terra, come filosofi perdigiorno, ma come suoi autentici ambasciatori. San Paolo afferma: «Non mi vergogno del Vangelo, perché esso è la forza di Dio per coloro che credono». Ma per quelli che non credono, egli e Giovanni, l’apostolo dell’amore, predicano la manifestazione dell’ira di Dio. Fratelli, dedicati all’apostolato ecumenico, abbiate un cuore di padre, anzi di madre, ma che il vostro intelletto sia ben nutrito di una solida e robusta teologia.
E conchiudo dicendovi che anche nell’apostolato ecumenico e nello studio e nell’insegnamento, che deve essere impregnato di tale afflato ecumenico, che poi altro non è se non l’amore di Gesù Salvatore, morente per tutti gli uomini: ut filios hominum qui erant dispersi congregaret in unum, già il nostro Padre san Francesco, con una di quelle sue semplici e profonde parole, che fanno pensare allo stile del quarto Vangelo, ci additò e l’ideale e il metodo. Egli diceva: «Tutte le verità che hanno insegnato i Saggi gentili e tutto il bene che essi hanno operato, tutto appartiene al mio Signore Gesù».
* Ulteriori articoli e interventi sulla spiritualità, pensiero e opera del p. Gabriele Allegra in: http://www.assisiofm.it/beatificazione-di-fr-gabriele-allegra-ofm-2320-1.html