La preghiera del povero

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, mercoledì, 12 settembre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

È sorprendente il modo chiaro e deciso in cui Paolo propone la vita cristiana, nei suoi vari aspetti, alla comunità di Corinto. Egli parla del matrimonio e della verginità, del possesso e del distacco, della ricchezza e della povertà, con la coscienza che l’unico bene è il Signore e che la scena di questo mondo è provvisoria. Siamo chiamati a un di più. Il Vangelo delle beatitudini proposto da Luca si pone a fondamento di questo giudizio e di questo atteggiamento di Paolo.

Meditazione

Gesù, circondato dagli apostoli appena scelti e chiamati per nome, può andare diritto verso la sua missione e annunciare la nuova legge. L’unico grande e vero bene è il Signore stesso; la sua presenza tra noi e l’amicizia con Lui ci conducono a vivere il suo Regno. Questo è il metro di misura della vita, in tutti i suoi aspetti. La folla che circonda il Signore è fatta di uomini di tutte le condizioni: ricchi e poveri, potenti e deboli, fiduciosi e disperati. Nel linguaggio di Luca, Gesù non lancia solo la promessa delle beatitudini, ma anche la minaccia dei “guai”. Che cosa dunque riempie il cuore e lo soddisfa? Ogni bene che possediamo e che usiamo rivela la sua precarietà, e non può essere abbracciato come un dio: infatti, si frantuma e ci delude come un idolo. Possiamo leggere le “beatitudini” e i “guai” sullo sfondo della prima lettura, che sembra esserne quasi un commento e un’applicazione. Il tempo che viviamo ha un breve spessore, una sottile consistenza: non basta a sorreggere il nostro desiderio di vita e di felicità, perché «passa la figura di questo mondo». Come conviene dunque usare i beni della terra? Diventando coscienti della loro provvisorietà e precarietà, per vivere il distacco di chi sa di non trovare in essi la felicità. Ci basta la soddisfazione che danno la ricchezza, la sazietà, la spensieratezza, il buon nome? Ci si può accontentare di possedere? E quando intervengono condizioni di povertà e precarietà, come accettare la privazione e la prova? Solo un grande amore, pieno e definitivo, corrisponde al cuore e lo riempie. Ogni cosa, come ogni persona, acquista valore non tanto se cerchiamo in essa la nostra soddisfazione, ma se la riconosciamo come segno di un bene più grande e totale, che è il Signore stesso.

Preghiera

Ecco, io sono debole e piccolo davanti a Te; ho bisogno della Tua forza e della Tua sapienza. Le mie mani devono essere piene di rispetto per le cose che Tu hai creato e per gli insegnamenti che Tu hai nascosto in ogni foglia e in ogni roccia. Fammi sempre capace di venire a Te con mani pure e con sguardo sincero, affinché il mio spirito, quando la vita svanirà come il sole al tramonto, possa giungere a Te senza doversi vergognare (da una preghiera degli indiani Sioux).

Agire

Accetto con serenità le privazioni necessarie e imparo a domandare aiuto agli altri.

Meditazione del giorno a cura di Don Angelo Busetto, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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