Domani la Giornata Europea della cultura ebraica

La manifestazione è nata nel 2000 con lo scopo di far conoscere le tradizioni e le usanze dell’ebraismo europeo

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di Pietro Barbini

ROMA, sabato, 1 settembre 2012 (ZENIT.org).- “Ho 12 anni. Vado alla sinagoga. Chiedo al rabbino qual è il significato della vita. Lui mi dice qual è il significato della vita. Ma me lo dice in ebraico. Io non lo capisco, l’ebraico. Lui chiede 600 dollari per darmi lezioni di ebraico”. Ecco un fulgido esempio di ciò che viene comunemente chiamato “umorismo ebraico”.

Quando si parla di “umorismo ebraico” non si può non fare riferimento al celebre attore e regista newyorkese Woody Allen, citando alcune delle sue più celebri battute ispirate dalla tradizione delle sue origini. Quest’anno, infatti, il tema scelto perla GiornataEuropeadella Cultura Ebraica 2012 sarà proprio “L’umorismo ebraico”.

Un tema originale e divertente che va ad approfondire un aspetto peculiare della cultura ebraica. Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, spiega che con questa giornata si vuole porre l’ebraismo italiano “quale punto di riferimento in termini di valori e contenuti per l’intera società, proponendo spunti di riflessione e di confronto, e stimoli culturali che possano essere utili nel dibattito sulle tante tematiche cruciali che abbiamo davanti a noi”.

L’intenzione è quella di far conoscere al mondo la storia e le tradizioni di questo antico popolo svelando ed analizzando più da vicino alcuni aspetti; il “saper ridere”, infatti, il sarcasmo, l’ironia come arma per combattere il tragico è cosa tipicamente ebraica, una caratteristica sviluppatasi nei secoli, a pari passo con la loro storia, un qualcosa che, sottolinea il dott. Gattegna, “ha aiutato gli ebrei, talvolta privati di fondamentali diritti, quando non vittime di persecuzioni, a sopravvivere psicologicamente, a rimanere mentalmente integri di fronte a mille difficoltà e peripezie”.

In sostanza gli ebrei, nel corso dei secoli, hanno dato vita, inconsapevolmente, ad un qualcosa di unico, un qualcosa che è andato ad incedere sulla loro identità e che oggi è diventata una caratteristica peculiare del “mondo ebraico”. Tutto ciò non è stato altro che frutto dell’“istinto di sopravvivenza”, una sorta di “stratagemma” messo in atto da un popolo per non sopperire alla molte persecuzioni, discriminazioni e violenze subite nel corso della sua storia.</p>

Andai ad un campeggio estivo per bambini di tutte le religioni. Così fui picchiato da bambini di tutte le religioni”; “Non sono i 6 milioni di ebrei che mi preoccupano, è che i record sono fatti per essere battuti”; “Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti”; “Se il denaro non può dare la felicità, figuriamoci la miseria”; “Morire e’ una delle poche cose che si possono facilmente fare stando sdraiati”; “Non sono mai stato un intellettuale, ma ho questo aspetto”; “Ho un solo rimpianto nella vita: di non essere qualcun altro”. Questi sono solo alcuni esempi di un umorismo esclusivo, dove l’evento tragico viene mutato in un esilarante sarcasmo, fino a raggiungere quell’autoironia che non può essere trovata se non all’interno di questo “mondo”.

Proprio in questo panoramala ComunitàEbraica, mettendo a disposizione le loro tradizioni secolari, vuole essere un punto di riferimento per la società, un aiuto e stimolo per combattere le difficoltà dell’esistenza, in particolar modo oggi, insegnando come a volte sia possibile affrontare le situazioni difficili con un altro spirito, cercando di fare, in un certo qual modo, di “necessità virtù”.

Il 2 settembre, in oltre sessanta località italiane, sarà possibile assistere e partecipare a centinaia di eventi, tra visite guidate, mostre, conferenze e spettacoli. In questo giorno le Comunità ebraiche di tutta Europa apriranno le porte delle proprie sinagoghe e dei musei, mettendo a disposizione il proprio patrimonio storico, artistico e architettonico.

Questa iniziativa è un lodevole esempio di “apertura verso l’altro”, di comunione ed un’occasione, per noi cristiani, di poter conoscere più da vicino questi nostri “fratelli maggiori”, il “popolo eletto”, prescelto da Dio, e nel contempo, approfondire le nostre remote origini.

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ZENIT Staff

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