di Giuseppe Adernò
ROMA, sabato, 1 settembre 2012 (ZENIT.org).- “Avanti, adagio… quasi indietro”, titolo di un libro di alcuni anni fa, sintetizza l’avvio del nuovo anno scolastico tra le nubi dell’autunno caldo, come viene definito il mese di Settembre dai giornalisti e dai politici, anche in vista delle imminenti campagne elettorali.
Le annunciate immissioni in ruolo di docenti, i 1.213 nuovi dirigenti e poi ancora il Concorso per 11.892 docenti segnano una lenta e non facile ripresa della scuola italiana.
Il nuovo piano di dimensionamento scolastico regionale ha cancellato alcuni nomi della geografia scolastica. Dalla fusione di più scuole, per avere un significativo numero di studenti, dovrebbe nascere una nuova comunità e realtà educativa che merita di avere un nome diverso dalla somma dei nomi dei precedenti istituti accorpati. Si tratta, infatti, di una nuova realtà da costruire, senza nostalgie, privilegi e conservatorismi. L’istituto dimensionato costituisce oggi una garanzia di continuità e di “crescita”, parola magica che oggi sentiamo ripetere in tutti i settori sociali, ma non se ne ravvisano neanche i bagliori.
L’espressione del Presidente Monti ad apertura del primo Consiglio dei Ministri dopo la pausa estiva: “Voglio una mobilitazione generale per la crescita” , è indicativa di una volontà operativa ed ha messo in moto dopo 13 anni un maxi-concorso con l’obiettivo di “portare in classe docenti più giovani, vicini ai nuovi insegnamenti e alle tecnologie avanzate”, come ha affermato il Ministro Profumo.
Per la Sicilia il nuovo concorso forse non apporterà grandi benefici occupazionali come ha dichiarato il direttore regionale del MIUR Maria Luisa Altomonte e così ancora una volta la scuola italiana sarà sbilanciata tra Nord e Sud.
Si dovrà necessariamente modificare l’organico delle scuole che al Sud fanno registrare un numero significativo di soprannumerari e tanti posti di lavoro figurano soltanto nell’organico di fatto.
Le contestazioni al nuovo concorso rivelano ancora un disagio tra gli operatori scolastici e non sarà facile tenere alta la rotta verso una “scuola d’Europa” dove la qualità ed il merito diventino essenziali segni di sviluppo e di crescita.
Le buone intenzioni del Governo dovranno essere supportate da norme e agevolazioni che favoriscano il pensionamento di quanti a scuola ci stanno male e con disagio, di quanti sono refrattari alle innovazioni metodologiche , didattiche e tecnologiche.
I nuovi dirigenti saranno in grado di imprimere sviluppo e slancio nella classe docente, sfiduciata e poco motivata per una didattica rinnovata e per una scuola capace di rispondere alle esigenze dell’oggi.
L’approvazione delle nuove “Linee guida per la valutazione” che mettono in sinergia gli interventi dell’Invalsi, dell’Indire e del progetto di qualità e miglioramento potranno contribuire a migliorare il percorso scolastico.
Una delle espressioni positive adottate nella presentazione dei precedenti progetti di riforma della scuola, descriveva non “una scuola che cambia”, bensì “una scuola che cresce” , accompagnata dall’espressione di sapore prettamente educativo “cresciamo insieme”.
La strada è già tracciata ed operando con studenti , ragazzi che crescono, e maturano, la scuola non può non dare vita e alimento all’erba voglio, piantata nel giardino di Palazzo Chigi.
“Tutto si può fare, basta volerlo” e questo monito oggi risuona come un imperativo che sollecita la partecipazione e l’impegno di tutti.
“Andiamo avanti noi che ci crediamo!“, gli altri ci seguiranno.