di Antonio Gaspari
ROMA, sabato, 1 settembre 2012 (ZENIT.org).- E’ stato il primo dei dodici astronauti che ha messo piede sul suolo lunare. Il 25 agosto la sua anima ha lasciato la terra per salire il cielo e tornare al Creatore.
Stiamo parlando di Neil Amstrong, l’astronauta che il 20 luglio 1969 posò il primo piede umano sulla luna. “Uno dei più grandi eroi americani di sempre” lo ha definito il presidente USA Barak Obama.
Certamente un uomo di grande coraggio e ardimento. Insieme ai suoi colleghi Edwin "Buzz" Aldrin, e Michael Collins compì una impresa che gli umani sognavano da millenni.
Con una tecnologia elettronica inferiore a quella di un moderno iphone, rischiando l’inverosimile, gli ardimentosi americani raggiunsero la Luna, vi atterrarono, stazionarono per oltre due ore sul suolo del nostro satellite più vicino e tornarono indietro a raccontare che effetto fa a guardare la Terra dal di fuori.
Milioni di telespettatori poterono vedere l’ingegnere e pilota Armstrong affermare dalla Luna: “Un piccolo passo per l'uomo, un balzo gigantesco per l'umanità".
Quando il 16 ottobre 1969, Papa Paolo VI ricevette in udienza Armstrong Edwin "Buzz" Aldrin, e Michael Collins (nato a Roma) esclamò: “Con la più grande gioia nel cuore diamo il benvenuto a voi, che superando le barriere dello spazio, avete messo piede su un altro mondo del Creato”.
Aggiunse il Papa: “L’uomo ha la tendenza naturale ad esplorare l’incognito, a conoscere il mistero; ma l’uomo ha anche timore dell’incognito. Il vostro coraggio ha superato questo timore e, con la vostra intrepida avventura, l’uomo ha compiuto un altro passo verso una maggiore conoscenza dell’universo”.
Nel corso dell’udienza generale del 23 luglio 1969 affermò che “I giovani devono sentire l’impulso ideale e positivo che loro è offerto dalla magnifica avventura spaziale. (…). Questo nostro aperto suffragio per la progressiva conquista del mondo naturale, per via di studi scientifici, di sviluppi tecnici e industriali, non è in contrasto con la nostra fede e con la concezione della vita e dell’universo, ch’essa comporta”.
Perchè aveva spiegato il Pontefice nell’udienza del 16 luglio “Questa scoperta nuova del mondo creato è assai importante per la nostra vita spirituale. Vedere Dio nel mondo, e il mondo in Dio: che cosa v’è di più estasiante? Non è questo il lume amico e stimolante che deve sorreggere la veglia scientifica dello studioso? Non è così che fugge il terrore del vuoto, che il tempo smisurato e lo spazio sconfinato producono intorno al microcosmo, che noi siamo? la nostra insondabile solitudine, cioè il mistero dei nostri destini, non è così colmata da un’ondata di Bontà viva e d’amore? Non vengono alle nostre labbra le familiari, ma sempre superlative parole, insegnate a noi da Cristo: Padre nostro, che sei nei cieli?”
Racconta il sito www.religionenlibertad.com che nel 1988 Armstrong visitò Gerusalemme e chiese a Thomas Friedman, esperto professore di archeologia biblica di portarlo in un posto dove poteva essere certo che Gesù aveva camminato.
E quando Friedman lo portò nel luogo dove c’era stato l’ingresso principale del Tempio, Armstrong si inginocchiò per pregare poi disse all’archeologo: “Per me è più significativo aver calcato questo luogo che aver camminato sulla luna".