di Antonio Gaspari
ROMA, venerdì, 10 agosto 2012 (ZENIT.org) – Che attualità può avere la vicenda di un martire che in nome di Cristo, rifiutò di consegnare all’Imperatore i beni della Chiesa di Roma, e li donò tutto ai poveri? In che modo la morte atroce di San Lorenzo, può essere d’esempio ai cristiani di oggi? La testimonianza eroica di quel martire cambiò la storia e come può ancora scuotere le coscienze? La testimonianza di fede di San Lorenzo potrebbe ripetersi anche ai nostri giorni?
A queste ed altre domande su come essere cristiani oggi, ha cercato di rispondere il cardinale Angelo Bagnasco, nel corso dell’omelia pronunciata oggi 10 agosto, durante la Santa Messa Pontificale, nella Cattedrale di Genova, in occasione della Festa del Patrono San Lorenzo.
L’Arcivescovo di Genova e Presidente della CEI, ha ricordato che San Lorenzo fu ucciso a fuoco lento sulla graticola perché si oppose alla pretesa dell’imperatore Valeriano di consegnare i beni della Chiesa di Roma, e li donò tutto ai poveri.
“Questo gesto, – ha sostenuto il porporato – significa due cose: che nella Chiesa ogni bene terreno è destinato ai poveri, e che i poveri sono il vero tesoro della Chiesa”.
“Il suo atto – ha aggiunto l’Arcivescovo – non solo risponde all’arroganza dell’imperatore, ma è rilevante per la storia intera. E noi, oggi, ancora ne parliamo!”
Secondo il Presidente della CEI, la fede in Gesù di San Lorenzo, è una testimonianza “Per allora e per oggi! (…) Il suo martirio, infatti, è profezia, cioè annuncia una verità che è al di sopra, e che precede l’autorità umana e il conformismo dominante”.
“Nel ‘non serviam’ all’imperatore, – ha precisato – egli dice che quel modo di fare è vecchio e superato; dice che una realtà nuova è apparsa e che, nonostante la prevaricazione, il nuovo mondo ha già vinto anche se ora soccombe”.
“San Lorenzo – ha sottolineato il cardinale Bagnasco – non voleva difendere le ricchezze della Chiesa – senza le quali peraltro non si può aiutare nessun bisognoso! – ma la libertà della Chiesa per la sua missione di salvezza”.
“Quando la verità è annunciata, – ha riflettuto – allora i potenti della terra – anche se discordi e contrariati – sono richiamati al loro alveo di azione, sentono che il loro potere non è illimitato e arbitrario fino a sovvertire la natura delle cose, ma deve rispondere al giudizio degli uomini, nonché a quello di Dio”.
L’arcivescovo di Genova ha rilevato che San Lorenzo, non è paladino “di un pauperismo ante litteram, ma della missione libera della Chiesa verso tutti, a cominciare da chi è in maggiore difficoltà”.
Circa la missione sociale della Chiesa, il Presidente della CEI ha respinto il relativismo morale perché propone “avidità e cinismo” mentre i cattolici promuovono non solo buone opere ma provocano le coscienze per far maturare una nuova mentalità. Guardando in avanti, il cardinale Bagnasco ha spiegato che “Senza l’anima spirituale e morale non esiste rilevanza storica”
“Non so se l’imperatore Valeriano, dopo la testimonianza di Lorenzo, abbia cambiato il suo stile di governo verso l’impero e i cristiani. – si è chiesto il Porporato – Ma certamente avrà pensato a quella che gli appariva una posizione strana e insensata. Il tarlo benefico della domanda, della curiosità almeno, circa quell’uomo, lo avrà preso. E dato che la storia rispetta la legge della continuità, una nuova epoca si stava preparando anche con il sangue di San Lorenzo”.
Il cardinale Bagnasco ha concluso ribadendo che “i cristiani, com’è loro dovere, sono stati e continueranno ad essere lievito nella società con fiducia e spirito di servizio, consapevoli di aver ricevuto un giacimento inesauribile di visione e di valori religiosi, umani e culturali”.
[Il testo integrale dell’omelia del cardinale Angelo Bagnasco è su: