di Antonio Scacco
ROMA, sabato, 30 giugno 2012 (ZENIT.org) - La fantascienza o science fiction sembra essere segnata ab ovo da una sorta di inguaribile anticlericalismo, che ne limita, assieme ad altri fattori, il contributo che essa potrebbe dare al superamento dell'attuale crisi umanistica, di cui abbiamo ampiamente parlato nel nostro libro Educazione tra le stelle. L'umanesimo scientifico e la fantascienza (Levante, Bari, 1992). Quando infatti si parla, in un romanzo di fantascienza, della Chiesa cattolica, quasi sempre se ne parla secondo lo stereotipo dell'istituzione conservatrice, oscurantista, oppressiva.
In L'undicesimo comandamento (The Eleventh Commandment, 1962) di Lester Del Rey, la Terra del futuro sta scontando le conseguenze di una guerra atomica, scoppiata per errore. Le radiazioni nucleari hanno alterato il DNA umano e le malformazioni e le malattie genetiche sono diffusissime.
Il marasma sociale, politico ed economico ha portato al potere gli esponenti di una chiesa scismatica cattolica, la Chiesa Eclettica Americana, il cui capo, Bonaforte I, ha posto a fondamento della fede l'Undicesimo Comandamento, il dovere cioè per ogni adepto di mettere al mondo quanti più figli possibile. L'America del Nord è così sovrappopolata; la gente vive nella sporcizia, nella miseria e nella fame, tanto che si nutre persino di topi; i criminali e i ladri vengono puniti con l'impiccagione e con il taglio delle mani.
Meno “politically correct” è Norman Spinrad nel suo romanzo Deus X (1992). La Chiesa da lui immaginata non è il Corpo mistico di Cristo, ma un'organizzazione puramente umana, guidata dalla papessa Maria I, «una donna anziana e sagace, la quale era salita in cima alla piramide più fallocratica del mondo servendosi di ogni mezzo, lecito o illecito che fosse, anzi, ricorrendo probabilmente tanto agli uni quanto agli altri».
L'operazione di svilimento della Chiesa come Istituzione divina è accentuata dalla figura del cardinale John Silver, uomo incline alla droga e all'alcool. Ma lo svisamento più totale della fede cattolica è quando Spinrad immagina che un Papa del futuro, Roberto I, proclama con un'enciclica che l'anima può essere trapiantata da un corpo all'altro come se fosse un organo anatomico.
Ora, un Papa non può cadere in una simile eresia: egli, infatti, è assistito dallo Spirito Santo, che gli garantisce il dono dell'infallibilità quando deve pronunciarsi su questioni che riguardano la fede. E la spiritualità e l'individualità dell'anima sono verità di fede: «Animas enim a Deo immediate creari catholica fides nos retinere iubet» (Pio XII, Lett. enc. Humani generis) 1.
È chiaro che gli autori in questione, quando parlano in questi termini della Chiesa cattolica, la considerano alla stregua delle istituzioni umane, prescindendo da una verità molto semplice e, nello stesso tempo, profonda: la Chiesa cattolica è santa.
La miscredenza non di tutti ma di una buona fetta di scrittori di fantascienza è a volte tale, che essi non accettano non solo la santità della Chiesa, ma neanche quella di Dio. In un racconto di Arthur C. Clarke, La stella (The Star, 1955), un gruppo di scienziati terrestri, con a capo un astrofisico della Compagnia di Gesù, raggiunge con un'astronave la nebulosa "Phoenix", posta a tremila anni luce dalla Terra. Scopo della missione è di ispezionare i resti dei pianeti di quel sistema, distrutti dal loro sole trasformatosi in super-nova.
Si scopre che i pianeti erano abitati da una razza umana evoluta: «Erano umani: lo vedemmo subito dalle loro sculture. Avevano lasciato pellicole e macchine per proiettarle: vedemmo tutta la bellezza e tutta la grazia di una civiltà divinamente superiore alla nostra.[…] Una scena è impressa dietro le mie palpebre: dei bambini stanno giocando su una strana spiaggia di sabbia azzurra e il sole traditore si immerge tranquillamente nel mare» 2.
Ma si scopre anche che la stella, che guidò i Re Magi verso la grotta di Betlem, era proprio la nebulosa "Phoenix" esplosa. L'astrofisico comincia a dubitare della propria fede e alla fine si chiede: «Signore, perché avete gettato questi popoli così belli nella fornace ardente, per far brillare su Betlemme lo splendore della loro fine?» 3.
La risposta più ovvia è che Dio non può compiere un'azione tanto crudele e malvagia, perché Egli è Sommo Bene. Tuttavia, è anche possibile dare una risposta più articolata. Secondo la teologia giudaico-cristiana, Dio è il Creatore delle leggi dell'Universo e può, secondo i Suoi fini, oltrepassarle, sospenderle e violarle. Tutto questo è accaduto diverse volte nella storia del popolo ebreo (chi non ha mai sentito parlare del passaggio del Mar Rosso?); ma, in particolare, è avvenuto a Fatima, il 13 ottobre 1917.
La conclusione ovvia ci sembra questa: se il fenomeno astronomico accaduto a Fatima non produsse nessuna catastrofe di nessun genere, perché non dovrebbe ipotizzarsi l'identica cosa per la stella di Betlem?
Purtroppo, verità come i miracoli ben difficilmente trovano spazio nella mentalità della stragrande maggioranza degli scrittori di science fiction, perché ad essi fa velo il pregiudizio di matrice positivista, secondo cui esiste solo ciò che si può dimostrare o con un discorso rigorosamente logico o per via scientifico-sperimentale.
Ma - avverte lo scienziato Antonino Zichichi - «il vero miracolo non potrà mai essere incapsulato né in una verità scientifica né in una verità logico-matematica. Il miracolo è opera divina ed è quindi una manifestazione diretta di quella entità troppo grande per essere riconducibile alle due più straordinarie conquiste dell'umano intelletto: Logica e Scienza. Se il miracolo fosse riconducibile a queste due grandi conquiste, non potrebbe più essere miracolo» 4.
Tuttavia, anche la fantascienza ha le sue eccezioni. Una di queste è il racconto di Charles Beaumont, Ultimi riti (Last Rites, 1958). Il prete di uno sperduto villaggio di montagna, padre Courtney, è chiamato un giorno al capezzale di una sua vecchia conoscenza, George Donovan, da tempo ammalato. Arrivato a casa dell'amico, il sacerdote deve affrontare non solo l'ostinato rifiuto di Donovan di chiamare un medico, ma anche il problema teologico riguardante la presenza dell'anima in una creatura artificiale.
George Donovan, infatti, gli rivela di essere non uomo, bensì un robot, frutto di un audace esperimento industriale, durante il quale un incidente di laboratorio fa scoccare in lui la scintilla dell'autocoscienza. Quando Donovan chiede la somministrazione dell'Estrema Unzione, il sacerdote, in un primo momento gliela rifiuta, in quanto sarebbe un sacrilegio; ma poi, constata la fine delle funzioni vitali del robot e vinto dalla compassione, gliela somministra.
È chiaro che il racconto di Beaumont non rispecchia in modo esemplare la dottrina della Chiesa cattolica che, come ogni credente sa, si basa sul peccato originale e sull'opera redentrice di Cristo. George Donovan, come creatura artificiale, non conosce il peccato e conduce una vita esemplare: per lui l'incarnazione e la morte in croce di nostro Signore Gesù sono perfettamente inutili. Neanche ha senso somministrare l'Estrema Unzione a un robot perché, non essendo stato creato, come l'uomo, ad immagine di Dio, non può comparire al Suo giudizio.
Tuttavia, la figura e la condotta di padre Courtney sono descritte in modo consono alle leggi della Chiesa, e il giudizio, secondo cui una macchina non può avere un'anima, rispecchia la condanna della Divini Redemptoris di Pio XI per quelle ideologie che, come il comunismo, sostengono che «esiste una sola realtà, la materia, con le sue forze cieche, la quale evolvendosi diventa pianta, animale, uomo. Anche la società umana non ha altro che un’apparenza e una forma della materia che si evolve nel detto modo» 5.
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1) Per chi desiderasse maggiori dettagli su questo e sul romanzo di Del Rey, rimandiamo al nostro libro Critica pedagogica della fantascienza (Boopen Editore, 2007), che si può avere in omaggio inviando un'email a futureshock@alice.it.
2) A. C. CLARKE, La stella, in F.P.CONTE (a cura di), Grande Enciclopedia della Fantascienza, vol. V, Editoriale Del Drago, Milano, 1980, p.135.
3) Ibidem.
4) A. ZICHICHI, Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo, Il Saggiatore, Milano, 1999, p.146.
5) PIO XI, Divini Redemptoris (n.30).