Non c'è sviluppo sostenibile senza promozione della persona e della famiglia (Prima parte)

L’arcivescovo Francis Assisi Chullikatt racconta cosa è accaduto a Rio+20

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di Antonio Gaspari

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 27 maggio 2012 (ZENIT.org).- La conferenza internazionale sullo sviluppo sostenibile denominata Rio+20 è stata per molti un successo, per altri una delusione.

La Santa Sede in particolare l’ha colta come un occasione per promuovere il bene comune, difendere la persona e la famiglia, favorirne lo sviluppo integrale in un contesto di rinnovata armonia tra umanità e ambiente.

Per conoscere cosa è successo a Rio+20, capire di che si è discusso e quali sono state le conclusioni, ZENIT ha rivolto alcune domande al’Arcivescovo Francis Assisi Chullikat, Nunzio Apostolico, Osservatore Permanente presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York

Monsignor Francis Assisi Chullikatt è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 15 luglio 1988, ha prestato la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Honduras, in Africa meridionale e nelle Filippine, presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York e infine presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.

Il 29 aprile 2006 è stato nominato Arcivescovo titolare di Ostra e nunzio apostolico per la Santa Sede in Giordania e Iraq. Dal 17 luglio 2010 Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

ZENIT lo ha intervistato.

Che cosa è stato Rio+20?

Rio+20 è il nome breve utilizzato per indicare la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile svoltasi a Rio de Janeiro in Brasile, dal 20 al 22 giugno. Si è tenuta nel 20° anniversario della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo (UNCED), (Rio de Janeiro 1992) conosciuta come “Summit della Terra”.

Lo scopo di Rio+20 è stato quello di favorire e promuovere lo sviluppo sostenibile in ambito sociale, economico e ambientale, per il nostro pianeta e per le generazioni presenti e future.

Come è stato organizzato Rio+20?

E’ stato organizzato all’interno del sistema delle Nazioni Unite in conformità alle risoluzioni dell’Assemblea generale 64/236 e 66/197 come Conferenza Internazionale che avrebbe riunito i leader dei diversi paesi del mondo insieme a migliaia di partecipanti al fine di ridurre la povertà, progredire nell’eguaglianza sociale e garantire la protezione dell’ambiente. Alla conferenza hanno partecipato capi di Stato e di Governo, l’Unione europea, l’Unione africana, il Gruppo dei paesi Latino-Americani, delegati provenienti dal settore privato e dalle Organizzazioni Non Governative (ong). Presenti alla conferenza anche un buon numero di Ong cattoliche, attive nella società civile, sia in Brasile che a livello internazionale. Le ong cattoliche hanno sostenuto la Santa Sede soprattutto nel lavoro con le comunità locali e i bisognosi.

Prima dell’inizio della conferenza, si sono svolti tre incontri preparatori e una serie di incontri informali in cui è stato discusso, condiviso e concordato il documento finale (A/CONF.216/L.1, datata 19 giugno 2012).

Quali temi sono stati discussi e qual è la natura e la struttura del documento finale?

Il documento finale è stato formalmente adottato dalla Conferenza Rio+20, venerdì sera, 22 giugno 2012. Si tratta di un documento non vincolante dal titolo “Il futuro che vogliamo”. Un documento lungo 49 pagine, suddiviso in 283 punti e sei parti.

La prima parte ha per titolo: “La nostra comune visione”; la seconda: “Rinnovamento dell’impegno politico”; la terza: “L’economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile e dello sradicamento della povertà”; la quarta: “Il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile”; la quinta: “Quadro d’azione e verifica dei risultati”; la sesta: “mezzi per la realizzazione”.

Come è evidente Rio+20 si è focalizzata sulle questioni di cui sopra e altre aree prioritarie tra cui, la realizzazione di posti di lavoro dignitosi, la produzione di energia, il miglioramento degli ambiti urbani per città ecosostenibili, il raggiungimento della sicurezza alimentare, modelli per una agricoltura sostenibile, il miglior utilizzo dell’acqua, la salvaguardia degli oceani e la capacità di rispondere con prontezza ai disastri.

Qual è stata la posizione della Santa Sede su questi temi?

La Santa Sede ha spiegato e sottolineato i punti chiave per la Conferenza Rio+20 in due documenti “Position paper”, che sono stati presentati nella prima e terza riunione del Comitato Preparatorio.

I testi originali si trovano ai link: http://www.holyseemission.org/statements/statement.aspx?id=385 e http://www.holyseemission.org/statements/statement.aspx?id=383.

La Santa Sede ha precisato il suo punto di vista in merito allo sviluppo sostenibile nel corso di un evento collaterale svoltosi nel contesto della Conferenza e nel suo intervento formale alla plenaria della Conferenza stessa.

I due interventi si trovano ai link http://www.holyseemission.org/pdf/Remarks% 20di%20Cardinal% 20Scherer.pdf e http://www.holyseemission.org/statements/statement.aspx?id=385.

Quali sono stati i temi di particolare interesse sollevati dalla Santa Sede?

Il primo punto è stato quello di ribadire “La centralità degli esseri umani per lo sviluppo sostenibile”

La Santa Sede ha messo in rilievo le numerose minacce che gravano sulla famiglia umana e sulla sua casa terrena. Ha sottolineato che la persona umana è al centro del creato, e quindi, al centro di uno sviluppo sostenibile. In questo modo, ha ribadito il primo principio così come è stato scritto nella Dichiarazione di Rio del 1992 sull’ambiente e lo sviluppo.

La Santa Sede ha quindi spiegato che i diritti all’acqua, ai servizi igienici, al cibo, all’assistenza sanitaria di base e all’istruzione sono intrinsecamente legati al diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo. Questi diritti sono al servizio della persona umana e della famiglia.

Il secondo tema è stato quello di far capire la necessità di una revisione profonda e lungimirante dello sviluppo.

Da questo punto di vista, i principi fondamentali che devono permeare le politiche di sviluppo sostenibile sono: la responsabilità, la promozione e la condivisione del bene comune, l’accesso ai beni primari, la solidarietà universale in grado di riconoscere l’unità della famiglia umana, la tutela del creato strettamente connessa all’eguaglianza e alla solidarietà intergenerazionale, la destinazione universale dei beni come frutti dell’impresa umana e, infine, la sussidiarietà, che consente alle autorità pubbliche, dal livello locale fino alle più alte istituzioni, di operare efficacemente per la valorizzazione di ogni persona e di ogni famiglia,. Infine la tutela delle risorse e la promozione del bene comune.

Quando tali principi verranno applicati a livello internazionale, specialmente in relazione al trasferimento di tecnologia verso i paesi in via di sviluppo, alla promozione di un sistema finanziario più giusto e all’incremento degli aiuti per lo sviluppo, allora contribuiranno alla promozione dell’intrinseca dignità umana, allo sviluppo umano integrale, alla famiglia, al bene comune, alla solidarietà e alla salvaguardia dell’ambiente come centro delle attività economiche.

Il terzo tema fa riferimento alla necessità di un modello di sviluppo integralmente umano con dimensioni etiche e morali.

La crisi economica e finanziaria deve prendere in considerazione e analizzare anche la crisi morale e culturale. Certo, è una sfida complessa quella di passare da un mo
dello di sviluppo meramente tecnologico ad un modello integralmente umano, che parte dalla intrinseca dignità e valore della persona umana e la sua fondamentale dimensione sociale, che è la famiglia. Alla fine, sono le persone che sono incaricate di amministrare la natura, ma come tutte le cose umane, la gestione necessita di una dimensione etica.

Il quarto tema è relativo all’economia verde, alla dignità umana, allo sviluppo integrale e alla Famiglia.

La Conferenza delle Nazioni Unite ha cercato di indicare la “green economy” come punto di intersezione nell’incrocio tra ambiente e sviluppo. Un buon numero di paesi in via di sviluppo (Psv), soprattutto dall’Africa, si è detta sospettosa di politiche economiche presentate come “verdi e amiche dell’ambiente” ponendo il problema della difficoltà dei Pvs ad accedere alle tecnologie più rispettose dell’ambiente e all’accesso alle fonti di energia.

Per questo motivo i Pvs hanno chiesto che la “green economy” sia accompagnata da un sostegno maggiore e più coordinato dei paesi sviluppati. I Pvs chiedono di poter rafforzare la loro capacità costruttiva, un incremento nel trasferimento di tecnologie, finanziamenti e supporti tecnici, e la fine del divario tecnologico tra paesi avanzati e paesi in via di sviluppo.

Secondo la Santa Sede, affinchè l’economia verde possa avere successo deve essere promossa e applicata in maniera inclusiva, indirizzandola chiaramente verso la promozione del bene comune e lo sradicamento della povertà a livello locale. Due obbiettivi che sono essenziali per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile. In altre parole, abbiamo bisogno di forgiare un’alleanza tra ambiente e sviluppo, in maniera tale che ogni persona umana ne possa beneficiare. Pertanto, al fine di porre la “green economy” nella sua giusta prospettiva, la Santa Sede ha sottolineato che deve essere ancorata a quei principi che sono essenziali per promuovere efficacemente il rispetto e la dignità intrinseca di ogni persona e deve essere finalizzata allo sviluppo integrale, al rafforzamento della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, quale nucleo naturale e fondamentale della società (cf. UDHR, art. 16, ICCPR, art. 23, ICESCR, art. 10).

(La seconda parte verrà pubblicata domani, giovedì 28 giugno)

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ZENIT Staff

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