L'Anno della Fede, un tema agostiniano

Comunicato Stampa della Curia Generalizia

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ROMA, martedì, 26 giugno 2012 (ZENIT.org).- Padre Vittorino Grossi OSA, docente dell’Istituto Patristico Augustinianum, ricorda il cammino terreno del Santo Vescovo di Ippona per recuperare il bene della fede e indica le Confessioni come lettura agostiniana per l’Anno della Fede.

S.E. Monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, durante la presentazione dell’Anno della Fede ha citato Sant’Agostino facendo riferimento al Discorso sul simbolo rivolto ai catecumeni.

Padre Vittorino Grossi OSA, docente dell’Istituto Patristico Augustinianum, sottolinea: “L’Anno della fede è un tema prettamente agostiniano perché Agostino dovette fare un cammino per recuperare il bene della fede nella vita”. Agostino aveva ricevuto dai Manichei a Cartagine un certo tipo di educazione dove si sosteneva che l’uomo è ragione e che tutto ciò che ne è al di là finisce con il mortificare la ragione stessa. I Manichei applicavano queste considerazioni anche alla Chiesa che, nelle loro considerazioni, avrebbe imposto verità alle persone impedendo loro di ragionare. “Agostino si liberò dai Manichei e divenne cristiano quando recuperò la considerazione che la vita è principalmente fede”.

Agostino ha creato una dialettica ermeneutica all’interno fra fede e ragione, cioè la fede crede e la ragione vuole capire quello che crede, però il punto di partenza è la fede soprattutto per la Rivelazione cristiana. Per quanto riguarda l’aspetto epistemologico, Agostino dice che la fede e la ragione sono due vie per conoscere ma non bisogna escluderne una.

Agostino si rese conto della difficoltà di passare dalla ragione alla fede, perché la ragione, diceva Agostino, è una ragnatela e cadere nelle ragnatele della ragione e liberarsene è una fatica enorme, è una grazia di Dio. “Agostino invitò le comunità cristiane a adottare l’atteggiamento espresso dalla frase “infirmun in fede assumite”, cioè “accogliete chi è debole, chi è malato nella fede” perché possa guarire e godere del bene della fede. Ecco dunque che l’ Anno della Fede indetto da Sua Santità Benedetto XVI entra in un mondo tutto agostiniano, come atteggiamento fondamentale che ha maturato colui che è diventato compagno di Agostino leggendo le sue opere o seguendo il suo cammino di conversione, di tendere la mano a chi è in difficoltà di fede”.

L’Ordine di Sant’Agostino ha organizzato nel prossimo luglio il III Convegno internazionale sul Laicato agostiniano perché, nel percorso dell’uomo contemporaneo alla ricerca della fede in Gesù Cristo e della mediazione della fede della Chiesa cattolica, ognuno possa avvalersi di quanto dalla tradizione agostiniana può essere dato.

Agostino scrisse a Onorato, un suo amico, la famosa opera “De utilitate credendi”, l’utilità del credere, dove sviluppa il concetto che la fede suppone un maestro, cioè l’aiuto di qualcuno.

Agostino dice che la nostra fede nel Gesù Risorto, il Cristo che vive e che diventa vita del credente, può essere detta solo a un amico. Quando si parla di Nuova Evangelizzazione il messaggio può passare solo se ci si commisura alla possibilità di ricezione della persona a cui ci si rivolge. Perché il messaggio contenuto nelle Sacre Scritture giunga a tutti, diceva Agostino, alle parole deve subentrare il gesto che possa mediare ciò che c’è nella Bibbia, l’amore che Dio porta all’umanità, e questo lo si può comunicare con un gesto d’affetto e di amore, un gesto di misericordia.

Spiega Padre Vittorino: “La teologia agostiniana si chiama teologia del cuore, teologia affettiva, in quanto nella Bibbia è narrato l’amore che Dio porta agli uomini. Questa narrazione è un racconto d’amore, una lezione d’amore. Questa è la strada della Nuova Evangelizzazione. Dio raggiunge il cuore di ognuno per le strade che sono proprie di ognuno però il nostro impegno particolare sta nel “preparare il terreno”: ciò passa attraverso l’accoglienza della persona a cui si vuol donare questo messaggio. Questa è l’umile strada delle comunità agostiniane che proponiamo nella pastorale nelle chiese dove noi siamo presenti e è quello che proponiamo anche a livello accademico”.

Padre Vittorino Grossi suggerisce una lettura agostiniana per l’Anno della Fede: “Suggerisco le Confessioni perché vi è descritto un cammino di fede con tutte le difficoltà, le speranze, le crisi e gli entusiasmi. Le Confessioni sono divise in tredici libri: nell’ultimo Agostino parla dell’uomo spirituale, oggi diremmo dell’intellettuale cristiano, il teologo, di uno cioè che ha fede e la sa esporre, presentare e difendere. Agostino lo pone al termine del cammino, è colui che arriva alla Chiesa cattolica e è battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Quindi l’uomo spirituale è il semplice cristiano”.

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ZENIT Staff

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