di Paolo Lorizzo*
ROMA, sabato, 23 giugno 2012 (ZENIT.org).- Nel contesto storico romano non è raro trovare edifici di culto cristiani costruiti su antichi edifici di culto pagani. Questa regola si pone ancor più in evidenza nel momento in cui si analizzano gli edifici situati nel cuore della Roma archeologica: il Foro Romano. Le chiese di S. Francesca Romana, S. Maria Antiqua, S. Adriano e S. Lorenzo in Miranda sono alcuni degli esempi più fulgidi della scelta di riutilizzare strutture pagane per stanziarvi edifici di culto cristiano.
Il contesto della Basilica dei SS. Cosma e Damiano, situata a ridosso di via dei Fori Imperiali è ancora più interessante. Sappiamo infatti che nell’area dove oggi sorge la Basilica, venne costruito dagli imperatori Flavi Vespasiano e Domiziano uno straordinario complesso conosciuto con il nome di Tempio della Pace, definito da Plinio nella sua Naturalis Historia come una delle sette meraviglie del mondo e destinato ad area forense. Di grande rilevanza era una gigantesca lastra marmorea chiamata Forma Urbis Severiana, affissa su una parete del tempio (sono ancora visibili i fori che accoglievano le grappe che la sostenevano) che riportava incisa la pianta della città all’inizio del III secolo d.C. Nei pressi della nuova entrata dell’edificio sono ancora visibili due ambienti con la pavimentazione originale in opus sectile, formata da frammenti e lastre marmoree colorate, ad una quota inferiore rispetto al successivo piano di calpestio. Il complesso perse già nel IV secolo la sua principale funzione e gli spazi vennero utilizzati per lo svolgimento delle attività produttive fino all’epoca del suo definitivo abbandono. Un atrio d’ingresso di forma circolare della struttura che si affacciava direttamente sui fori, venne trasformato dall’imperatore Massenzio in un tempio, la cui tradizione ritiene fosse stato dedicato a suo figlio, il Divo Romolo. Vedendolo dall’esterno, il tempio appare molto più alto di quanto in realtà fosse stato in origine. Durante gli scavi del XIX secolo infatti, il livello della Sacra via Summa (la via sacra più importante del foro) venne notevolmente abbassato perché erroneamente creduto un accumulo di epoca medievale. Vennero così alla luce le fondazioni del tempio che lo elevano molto più in alto di quanto non lo fosse all’epoca del riadattamento di epoca ‘massenziana’.
Nel 527 l’edificio venne donato da Amalasunta, figlia di Teodorico re degli Ostrogoti, deceduto l’anno prima, a papa Felice IV. Contestualmente il papa acquisì anche il Forum Pacis, unendo i due edifici e trasformandoli in basilica. Questa venne dedicata ai due santi greci Cosma e Damiano. Questo antico impianto si conservò fino al 1632 quando papa Urbano VIII decise di metter mano all’intera struttura e trasformare l’allora basilica tardo-antica in una sorta di ‘basilica inferiore’. Il terreno infatti venne colmato da circa sette metri di interro e la nuova pavimentazione venne portata al livello del foro retrostante allo scopo di impedire all’acqua di infiltrarsi nella struttura. Venne cosi a crearsi una doppia struttura a sviluppo verticale, cosi frequente in epoca medievale ma piuttosto rara in epoca tardo-rinascimentale. Nel secondo dopo-guerra si decise di mettere nuovamente mano all’edificio. Venne creato un nuovo ingresso da via dei Fori Imperiali e l’ingresso attraverso il Foro Romano venne chiuso, ripristinando l’antica struttura romana.
La basilica rispecchia pienamente quelli che sono i dettami della controriforma cattolica e cioè a navata unica con tre cappelle che si aprono lungo ciascun lato e un abside nella parete di fondo, enfatizzato da un arco che presenta una netta sproporzione rispetto al suo originario aspetto, prima dei lavori del XVII secolo.
Il catino absidale è decorato da un magnifico mosaico realizzato nel 530 ed incentrato sull’ascesa al cielo dei Santi Cosma e Damiano. La suggestiva figura centrale del Cristo attira a se l’attenzione dell’osservatore che si lascia stregare dalle sue eleganti movenze mentre indica una stella con la mano destra e stringe un rotolo di pergamena con la sinistra, sospeso su un tappeto di nuvole rosse e stagliato su uno sfondo blu. Ai lati del Cristo alla sua sinistra i Santi Paolo, Cosma e Papa Felice IV (nel pieno rispetto della tradizione che prevedeva il ritratto del pontefice committente) e alla sua destra i S. Pietro, Damiano e Teodoro. Nella fascia decorativa inferiore i dodici apostoli identificati con 12 pecore.
Il mosaico trasmette idealmente i caratteri delle rappresentazioni dell’epoca tardo-antica, dove l’austerità delle immagini fa da contrasto ad elementi di gestualità fortemente marcata come l’atteggiamento di Cristo o il gesto di affettuosità di S. Pietro che poggia la sua mano su quella di S. Damiano. Siamo di fronte probabilmente all’ultimo ‘affresco’ di epoca romana tardo-antica trasposto in un mosaico, con quei caratteri tipici di naturalezza che si perderanno con i mosaici bizantini del periodo immediatamente successivo.
La Basilica dei SS. Cosma e Damiano, seppur fuori dai circuiti turistici ‘mordi e fuggi’, rappresenta uno dei capisaldi dell’architettura romana che ha un continuum temporale di quasi duemila anni, fatti di storia, fede e tradizione religiosa pagana e cristiana.
* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo.