Un network per la difesa dei diritti umani

Nuova generazione europea per non temere il fondamentalismo

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di Valentina Colombo* 

ROMA, martedì, 19 giugno 2012 (ZENIT.org) – Ahmad, Malika, Sara, Nima, Toufik, Maryam, Jasvinder e tanti altri giovani, provenienti da paesi a maggioranza musulmana, quali il Marocco, l’Iran, l’Iraq, la Somalia, il Pakistan, ma residenti in Europa, fino a due anni fa non si conoscevano, ora sono diventati un network di persone che credono negli stessi valori, ma soprattutto un network di amici.

A unirli e a rinsaldarli una parola d’ordine: essere in prima istanza cittadini europei. Ripetuti incontri in varie parti del vecchio continente li hanno portati a elaborare una Carta, un manifesto, che evidenzia il loro impegno e il loro rispetto dei diritti umani universali senza se e senza ma. In momento in cui dilaga l’estremismo islamico, è sempre più necessario incontrare le persone, ovvero quei musulmani – praticanti o laici che siano – sono fermi sostenitori dell’integrazione e della convivenza pacifica.

Il network “Nuova Generazione Europea” vuole rappresentare un’alternativa a tutti quei gruppi e associazioni che mirano a costituire il nuovo “musulmano europeo” ovvero un musulmano che ricostruisce la umma in Europa, che vive in Europa come un individuo isolato dal contesto e che vorrebbe un adeguamento della sharia alla condizione di minoranza religiosa.

Ebbene i membri di “Nuova Generazione Europea” pur non avendo perso il contatto e il legame con il proprio paese d’origine e le proprie tradizioni, sono modelli di integrazione: parlano perfettamente la lingua del paese in cui hanno scelto di vivere, gestiscono per lo più associazioni che si occupano delle problematiche della donna immigrata, in primis di delitti d’onore e matrimoni forzati.

Ad esempio, Sara Mohammad in Svezia presiede l’associazione “Per non dimenticare Pela e Fadime”, due vittime in territorio svedese del delitto d’onore, mentre Ahmad Mansour a Berlino si occupa di corsi di formazione per adolescenti maschi, prevalentemente marocchini e turchi, affinché abbandonino la tradizione dell’”onore”.

La Carta qui sotto riportata fa capire quanto siano coraggiosi e determinati: no a comunità parallele, no alla poligamia, no alle mutilazioni genitali femminili, no ai matrimoni e alle conversioni forzate, no alla guerra santa, no all’omicidio in nome della religione e della tradizione. Sì alla libertà e alla sacralità della vita. Non parlano di “moratorie” per le pene corporali previste dalla sharia, non usano mezzi termini. I diritti umani o sono universali oppure non sono tali.

Il Network è solo agli inizi, ma sta raccogliendo adesioni. Non rimane che ascoltare queste voci, farle conoscere, perché sono loro le principali vittime dell’estremismo islamico che si annida anche in Europa. Solo così capiremo che nel momento in cui non scegliamo più come interlocutori i sedicenti rappresentanti dell’islam – religione che tra l’altro per definizione non ha né clero né un’Autorità simile al Papa – bensì i musulmani che vivono al nostro fianco e operano per migliorare la società in cui vivono e viviamo, solo allora potremo guardare con fiducia a una vera Europa, modello di integrazione.

CARTA del network Nuova Generazione Europea

Preambolo – Siamo attivisti, intellettuali, e ordinari cittadini, molti di noi musulmani, che condividono l’impegno teso all’integrazione dei cittadini e residenti europei origine straniera o musulmana.  Riteniamo che la convivenza pacifica nelle  nostre comunità, caratterizzate sempre più dalla diversità,  passi attraverso il rispetto dei valori universali dei diritti dell’uomo, della libertà e della democrazia che, dalla fine del secondo conflitto mondiale, garantiscono la pace e la prosperità in Europa.  Insieme, riconosciamo come questi valori siano il punto di partenza per garantire agli europei di origine straniera o musulmana  la parità di diritti e la partecipazione piena alla società.

Siamo individui prima di essere membri di un gruppo. Vi è una tendenza crescente ad identificare gli europei di origine straniera o musulmana in base alla loro appartenenza religiosa. Condividiamo la preoccupazione che questa visione li riduca all’essere membri di un gruppo, sminuendo quindi la loro unicità come individui. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea poggiano sull’elemento fondante del rispetto dell’individuo. Riteniamo che garantire i diritti individuali piuttosto che collettivi costituisca un principio fondamentale che deve guidare il nostro approccio all’integrazione. Il principio dell’eguaglianza a prescindere da razza, religione, origine etnica, genere o orientamento sessuale è incompatibile con richieste di diritti separati sulla base di una giustificazione religiosa e culturale nella sfera pubblica europea. 

L’integrazione deve porre l’accento sia sui diritti che sulle responsabilità.  Il nostro impegno ha come obiettivo il raggiungimento di una piena integrazione degli europei di origine straniera o mussulmana, che prevede i medesimi diritti, responsabilità ed opportunità di tutti gli altri europei.  Respingiamo la formazione di comunità parallele che rifiutano l’autorità dello stato. In questo spirito, riteniamo fondamentale che gli immigrati in Europa apprendano la lingua del paese di accoglienza, ne rispettino i valori democratici e osservino le leggi del territorio. Affinché questi valori siano condivisi, dovranno essere insegnati in modo approfondito e continuativo.

Dobbiamo lottare contro l’intolleranza proteggendo al contempo la libertà.  La nostra posizione si oppone nettamente ai discorsi di odio e a qualsivoglia generalizzazione svilente “dell’altro”. Si deve lottare contro gli stereotipi anti-musulmani, anti-semiti, razzisti, omofobici, contro le pratiche persecutorie e la violenza così come contro l’odio nei confronti dell’Occidente, gli incitamenti alla guerra “santa” e l’omicidio in nome della religione o della tradizione. Al contempo, è necessario difendere il rispetto della libertà di parola e di pensiero. Il timore di offendere non deve soffocare un dibattito aperto sulle differenze culturali e sul ruolo della religione nella società. Sosteniamo fermamente e difendiamo il diritto di ogni individuo a scegliere  il proprio credo e lo il proprio stile di vita – compreso il diritto a non credere.

Rifiutiamo pratiche contrarie ai principi fondanti dell’Unione europea.  Ci opponiamo a qualsiasi forma di coercizione e di violenza dentro e fuori il nucleo familiare che leda la libertà di scelta individuale e la parità dei diritti – segnatamente i delitti d’onore, la violenza domestica, le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni e le conversioni forzate e la poligamia. Respingiamo qualsiasi forma di segregazione di uomini e donne, bambini o bambine. Ci impegniamo a tutelare la libertà dei bambini a sviluppare la loro personalità e le loro opinioni attraverso l’incontro con altri giovani e la regolare partecipazione alle attività sociali.

L’autorità suprema per le questioni giuridiche rimane il sistema giudiziario nazionale, concepito per esprimere la volontà dei cittadini garantendo la parità di diritti dell’individuo.  Tutti i cittadini e residenti, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o etnica, devono avere pari accesso e ricorso alla giustizia civile e penale. Le circostanze attenuanti di natura culturale o religiosa non devono mai giustificare reati che violano la sacralità dell’individuo. Respingiamo altresì le leggi religiose intese come sistema giuridico parallelo – il diritto primario di un paese deve sempre poggiare su un processo democratico.

Lanciamo un appello a tutti gli europei ad unirsi alla nostra azione a sostegno
dell’integrazione come base per promuovere l’accettazione e la tolleranza tra di noi.
Esortiamo i decisori e i funzionari a Bruxelles, i politici nazionali e locali a sostenere il nostro impegno. In un’Europa caratterizzata da una crescente polarizzazione e da tensioni culturali e religiose, è quanto mai fondamentale evidenziare l’importanza della sacralità della vita e della dignità dell’individuo come nostra base comune.

Per la versione in inglese e francese della Carta si veda www.neweuropeangeneration.eu

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* Valentina Colombo (Cameri, Novara, 1964) è docente di Cultura e Geopolitica dell’islam presso l’Università Europea di Roma e Senior Fellow presso la European Foundation for Democracy (Bruxelles). E’ presidente dell’Associazione “Vincere la paura” per la libertà religiosa e la libertà di espressione. Ha scritto numerosi articoli e saggi dedicati al mondo arabo-islamico ed è la traduttrice del premio Nobel per la letteratura Nagib Mahfuz e di tanti altri autori arabi, classici (Jahiz e Hamadhani) e contemporanei (Bayyati, Qabbani, Adonis). La sua ricerca si focalizza in modo particolare sugli intellettuali liberali arabi e sul ruolo della donna nei processi di democratizzazione in Medio Oriente.

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ZENIT Staff

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