di Salvatore Cernuzio
ROMA, martedì, 12 giugno 2012 (ZENIT.org) – Il Battesimo non è solo “una cerimonia” o “un’operazione cosmetica”, ma il mezzo attraverso il quale “siamo uniti a Dio in una nuova esistenza, apparteniamo a Lui e siamo immersi in Dio stesso”.
Sull’importanza e profondità di questo Sacramento si è concentrato il discorso di Benedetto XVI tenuto a braccio, ieri sera, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, durante l’inaugurazione del Convegno Ecclesiale.
L’incontro, che si svolgerà fino a mercoledì 13 giugno e conclude l’anno pastorale della Diocesi di Roma, ha scelto infatti quest’anno come tema: Andate e fate discepoli, battezzando e insegnando. Riscopriamo la bellezza del Battesimo.
Proprio partendo da questa frase del Vangelo di Matteo, il Papa ha interrogato i presenti: “Perché non è sufficiente per il discepolato conoscere le dottrine di Gesù, conoscere i valori cristiani? Perché è necessario essere battezzati?”.
Una prima risposta, ha spiegato il Santo Padre, ci viene data direttamente dalle parole del Signore. La scelta della parola «nel nome del Padre» nel testo greco – ha detto – mostra come Dio “non dice «in nome» della Trinità, ma dice «eis to onoma», cioè una immersione nel nome della Trinità, una interpenetrazione dell’essere di Dio e del nostro essere”.
Come “nel matrimonio”, ha proseguito, dove “due persone diventano una nuova unica realtà, con un nuovo unico nome”, così il nostro essere, attraverso il Battesimo, viene inserito “nel nome di Dio”, in modo che “il Suo nome diventa il nostro nome”.
Tutto questo porta a delle conseguenze: innanzitutto la priorità e centralità di Dio nella nostra vita, il fatto cioè “Dio non è una realtà da discutere, non è una stella lontana, ma l’ambiente della nostra vita”. “Noi siamo in Dio e Dio è in noi”, ha osservato Benedetto XVI; tutti, dunque, siamo esortati a “tenere conto di questa presenza” e a “viverla realmente”.
Una seconda conseguenza è quella che il Pontefice ha definito la “passività” del divenire cristiani. “Divenire cristiani non è una cosa che segue da una mia decisione. Non sono io che mi faccio cristiano, io sono assunto, preso in mano da Dio, e dicendo «sì» a questa Sua azione, divento cristiano”, ha precisato il Papa.
Il fatto “di non farsi da se stessi cristiani, ma di essere fatti cristiani da Dio”, ha aggiunto, implica già un po’ il mistero della Croce: “solo morendo al mio egoismo, uscendo da me stesso, posso essere cristiano”. In quest’ottica, la terza conseguenza del Battesimo è la “comunione con gli altri”: “Essere battezzati non è mai un atto solitario di «me», ma è sempre necessariamente un essere unito con tutti gli altri, in unità e solidarietà con tutto il Corpo di Cristo”.
Il Sacramento battesimale rompe, quindi, le barriere dell’individualismo e dell’isolamento che attanagliano l’uomo per sua natura, immergendolo “in tutta la comunità dei suoi fratelli e sorelle”. Grazie ad esso, dunque, ci è permesso di entrare “nella vita indistruttibile di Dio” e di compiere “il primo passo verso la Resurrezione”.
Lo stesso rito ci permette di capire cosa più precisamente sia il Battesimo. In esso troviamo due elementi: la parola e l’acqua. In particolare quest’ultima, rimarca il fatto che il Battesimo “non è solo una cerimonia, un rituale introdotto tempo fa”, tantomeno “un lavaggio” ma molto più. Esso, ha sottolineato Benedetto XVI, “è morte e vita: morte di una certa esistenza e rinascita, risurrezione a nuova vita”.
L’acqua ci ricorda tutto questo, perché “ci fa pensare al mare”, al Mar Rosso in particolare, e dunque alla “morte”. Il mare, infatti, ha spiegato il Santo Padre, in tutte le esperienze dell’Antico Testamento, “è divenuto per i cristiani simbolo della Croce, perché solo attraverso la morte, ovvero una rinuncia radicale nella quale si muore ad un certo tipo di vita, può realizzarsi la rinascita e può realmente esserci vita nuova”. Tutto questo è simboleggiato, durante il rito, dal fonte, rappresentazione dell’acqua come “origine di tutta la vita”.
C’è poi la parola, che si presenta in tre elementi: rinunce, promesse, invocazioni. Parole, in cui “è presente tutto il nostro cammino battesimale e si realizza una decisione” ha dichiarato il Pontefice. Con esse, quindi, e anche con i simboli, “il Battesimo si estende a tutta la nostra vita”.
Tra le rinunce, in particolare, Benedetto XVI si è soffermato sulla seconda: «Rinunciate alle seduzioni del male per non lasciarvi dominare dal peccato?». Questa, ha precisato, significa emanciparsi oggi da “un modo di vivere, in cui non conta la verità, ma l’apparenza, l’effetto, la sensazione, in cui sotto il pretesto della verità, in realtà, si distruggono uomini”.
In tal senso, il Santo Padre ha esortato a “dire no” a quel tipo di cultura “che non cerca il bene, il cui moralismo è, in realtà, una maschera per confondere, creare confusione e distruzione”. Essere battezzati significa sostanzialmente liberarsi da questa “cultura della calunnia”, in cui la menzogna “si presenta nella veste della verità e dell’informazione” e in cui “si cerca solo il benessere materiale, negando Dio”.
La rinuncia “al peccato per vivere nella libertà dei figli di Dio” vuol dire quindi “ammettere che il peccato non è indifferente a Dio, non è una parola ridicola”, e ammettere “che la libertà non è, come oggi si intende, emanciparsi dalla fede e, quindi, in fin dei conti, emanciparsi da Dio”.
Una tale consapevolezza, ha soggiunto il Papa, ci porta “finalmente a rinunciare a satana”, ovvero al “dire un “sì” a Dio e un “no” al potere del maligno, che si vuole fare Dio in questo mondo”. “Non si tratta semplicemente di una formula – ha concluso – ma di un dialogo di Dio con noi. Solo se accettiamo Cristo come via, incominciamo realmente a capire la Sua verità”.
Un ultimo pensiero, Papa Benedetto XVI l’ha rivolto al Battesimo dei bambini e al frequente interrogativo che ci si pone a riguardo: “Sarebbe necessario farlo dopo un cammino catecumenale? Possiamo imporre ad un bambino la religione da vivere? Non dobbiamo lasciare al bambino la scelta?”.
Questo Sacramento “ci dona la vita”, ha ribadito, e “la vita ci viene data senza che noi possiamo scegliere se vogliamo vivere o no”, senza che a nessuno venga chiesto “vuoi essere nato o no?”.
“Il Battesimo non è contro la libertà”, ha affermato il Papa, anzi “proprio in quanto garanzia del bene di Dio e della Sua protezione sulla vita, può giustificare anche il dono della vita stessa”. Un dono “che ci viene dato senza previo consenso”.