ROMA, domenica, 10 giugno 2012 (ZENIT.org) – Pubblichiamo l’omelia tenata ieri sera in Cattedrale da monsignor Domenico Cancian, f.a.m., vescovo della diocesi di Città di Castello, in occasione della Solennità del Corpus Domini.
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Gesù, l’ultima sera della sua vita su questa terra, inventò il modo di rimanere sempre con noi.
Gesù amava stare a cena o a pranzo per esprimere la sua amicizia, per mostrare concretamente la sua vicinanza a tutti, in modo familiare, specialmente con i peccatori. I quali, ascoltandolo e avvertendo il suo amore che non li giudicava, si convertivano. E lui raccontava le parabole della misericordia di Dio Padre, che desidera avere tutti gli uomini, suoi figli, al banchetto del Paradiso.
Gesù, durante l’ultima cena, fece una cosa straordinaria, tutta e solo sua, tale da renderlo riconoscibile dappertutto.
Prese il pane, lo benedisse, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e quindi a tutti quelli che avrebbero accettato l’invito alla sua cena e disse: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Prendete e bevete, questo è il mio sangue. Fate questo in memoria di me”.
Gesù ci invita alla sua cena, nella quale offre niente di meno che se stesso come cibo e bevanda.
Davvero straordinario. Umanamente incredibile. Mai pensato e mai possibile a nessuno. Ma così è. Tanto è sconfinato il suo amore, la sua voglia di rimanere con noi, anzi di entrare dentro ciascuno di noi.
E con questo Gesù ci ha chiarito in modo assoluto che vivere è amare, amare è donarsi (non semplicemente dare qualcosa), donarsi è farsi pane per l’altro per diventare una cosa sola con lui.
Così Gesù ha vinto alla radice ciò che si oppone all’Amore: l’egoismo, il narcisismo, il tenersi per sé, la logica dell’interesse e dello sfruttamento (come quando ognuno pensa alla sua cena, a nutrire se stesso e basta).
Gesù ci ha donato tutto se stesso, a ciascuno di noi; facendo la Comunione eucaristica diventiamo Chiesa strettamente uniti a lui. I Padri della Chiesa dicevano: diventiamo con-corporei e con-sanguinei di Gesù.
Ci commuove il modo semplice, concreto, umile, silenzioso e familiare con cui Gesù ha voluto questa comunione con noi: nel segno del pane e del vino, mangiato e bevuto, come cibo e bevanda che non ci dona solamente la forza per sostenere la fatica quotidiana; quel pane ci comunica la vita di Gesù, la vita eterna.
Abbiamo portato questo segno eucaristico per la nostra città, le nostre strade, le nostre case per dirgli di continuare a rimanere e stare con noi. Lui deve ispirare il nostro modo di vivere insieme. Il nostro stile di vita dovrebbe rassomigliare al suo: umile, silenzioso, pronto al dono di noi stessi come ha fatto lui.
Oltre all’immensa gratitudine per il grandissimo dono dell’Eucarestia, suggerisco due impegni.
Celebriamo con più attenzione e devozione l’Eucarestia domenicale. È qui la sorgente della vita cristiana personale, familiare e comunitaria. È qui il cuore della nostra festa.
E insieme alla celebrazione troviamo momenti di adorazione eucaristica.
Dice papa Benedetto: “Il vero amore e la vera amicizia vivono di reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione … altrimenti anche la comunione può diventare superficiale”.
Corpo di Cristo è la comunità cristiana, tutti coloro che si nutrono di Cristo. Siamo anche noi, Sono in particolare i poveri, gli ammalati, i sofferenti, tutte le persone bisognose del nostro aiuto.
In questa domenica del Corpus Domini noi vogliamo certo onorare il Corpo di Cristo che è l’Eucarestia, ma anche e non di meno il Corpo di Cristo che sono i nostri fratelli affamati, assetati, disperati … materialmente e spiritualmente.
Per questo la Caritas italiana proprio oggi propone in tutte le chiese la colletta nazionale a favore dei fratelli terremotati. Anche questo gesto è eucaristico.
L’Eucarestia fonda la comunione con Gesù e tra noi. L’Eucarestia è strettamente legata al comandamento dell’Amore: non si può staccare comunione con Gesù e comunione tra di noi.
Buon Pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi;
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
Tu che tutto sei e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.
+ Domenico Cancian, f.a.m.
Vescovo di Città di Castello