CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 10 giugno 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo il discorso rivolto ieri mattina da Benedetto XVI ai vescovi di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone, in visita “ad limina Apostolorum” in Vaticano.
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Cari Fratelli Vescovi,
Vi porgo un cordiale benvenuto fraterno in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum e ringrazio l’arcivescovo John Ribat per le gentili parole pronunciate a nome di tutta la Conferenza dei Vescovi della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone. Questo incontro è un’opportunità privilegiata per esprimere la nostra comunione nell’unica Chiesa di Cristo. Attraverso di voi mando cordiali saluti ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti coloro che sono affidati alla vostre cure pastorali. Assicurateli delle mie preghiere perché continuino a crescere nella fede, nella speranza e nella carità.
Desidero elogiare i vostri sforzi per pascere «il gregge di Dio che vi è affidato» (1 Pt 5, 2). L’attenzione che dedicate a quanti sono affidati alle vostre cure pastorali è stata particolarmente degna di rilievo nel modo in cui provvedete ai bisogni elementari dei poveri, degli emarginati e dei malati — specialmente di quanti sono affetti dall’Hiv/Aids — attraverso il lavoro dei vostri enti diocesani.
Un’altra parte importante del vostro ministero pastorale viene esercitata quando parlate pubblicamente come voce morale obiettiva a nome di quanti sono nel bisogno. Quando la Chiesa esprime la sua preoccupazione nella pubblica piazza, lo fa legittimamente e al fine di contribuire al bene comune, non proponendo soluzioni politiche concrete, ma piuttosto aiutando a «purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi» (Discorso alla Westminster Hall, 17 settembre 2010). Tali principi sono accessibili a tutti attraverso il corretto ragionamento e sono necessari per il giusto ordinamento della società civile. In considerazione di ciò, vi incoraggio a continuare a dialogare e a lavorare con le autorità civili, affinché la Chiesa possa essere libera di parlare e di fornire servizi per il bene comune in modo pienamente conforme ai valori evangelici.
Dai vostri rapporti apprendo che state avviando diversi sforzi pastorali che hanno come elemento comune l’evangelizzazione della cultura. Ciò è molto importante, poiché la persona umana può «raggiungere un livello di vita veramente e pienamente umano» solo «mediante la cultura» (Gaudium et spes, n. 53). Osserviamo anche il ruolo fondamentale della cultura nella storia della salvezza, poiché il Dio Uno e Trino si è gradualmente rivelato nel tempo, culminando nell’invio del Figlio unigenito, nato egli stesso in una cultura particolare. D’altro canto, pur riconoscendo i rispettivi contributi di ogni cultura e avvalendosi talvolta delle sue risorse nel compiere la propria missione, la Chiesa è stata mandata a predicare il Vangelo a tutte le nazioni, trascendendo i confini costruiti dall’uomo.
Nell’opera di evangelizzazione, dunque, Fratelli Vescovi, continuate ad applicare le verità eterne del Vangelo agli usi delle persone che servite, al fine di costruire sugli elementi positivi già presenti e di purificare gli altri laddove è necessario. In questo modo fate la vostra parte nella missione della Chiesa di condurre la gente di ogni nazione, razza e lingua a Gesù Cristo il Salvatore, nel quale troviamo rivelate la pienezza e la verità dell’umanità (cfr. ibidem).
Parlando di questo aspetto dell’evangelizzazione, la famiglia deve svolgere un ruolo centrale, poiché è l’unità di base della società umana e il primo luogo in cui ci si appropria della fede e della cultura. Sebbene la società abbia riconosciuto il ruolo importante della famiglia nella storia, attualmente occorre prestare particolare attenzione ai beni religiosi, sociali e morali della fedeltà, dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, che devono esistere tra marito e moglie.
La Chiesa proclama instancabilmente che la famiglia è basata sull’istituzione naturale del matrimonio tra un uomo e una donna e, nel caso dei cristiani battezzati, è un contratto che è stato elevato da Cristo al livello soprannaturale di sacramento, attraverso il quale marito e moglie partecipano all’amore di Dio diventando una sola carne, promettendo di amarsi e rispettarsi reciprocamente, rimanendo aperti al dono dei figli da parte di Dio. A questo proposito, lodo i vostri sforzi di dare la priorità pastorale all’evangelizzazione del matrimonio e della famiglia conformemente all’insegnamento cattolico. Mentre proseguite le celebrazioni per il centenario della nascita del beato Pietro To Rot, che ha versato il proprio sangue per la difesa della santità del matrimonio, invito tutte le coppie sposate a guardare al suo esempio di coraggio e di aiutare così gli altri a vedere la famiglia come un dono di Dio e come ambito privilegiato in cui i bambini possono «nascere con dignità, crescere e svilupparsi in modo integrale» (Omelia, 9 luglio 2006).
L’opera di evangelizzazione coinvolge tutti i membri della Chiesa di Cristo. Ricordando che i Vescovi, come gli Apostoli «sono inviati nelle loro Diocesi come primi testimoni del Risorto» (Ecclesia in Oceania, n. 19), compite ogni sforzo necessario per offrire programmi di formazione e di catechesi adeguati per il clero, per i religiosi e le religiose, e per i fedeli laici, affinché possano essere testimoni forti e gioiosi della fede che professano come membri della Chiesa cattolica. Un laicato adeguatamente catechizzato e un clero e dei religiosi ben formati, similmente «a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia» (Mt 7, 24), saranno attrezzati per resistere alle tentazioni del mondo secolare e saranno abbastanza saggi da non farsi ingannare dai tentativi di convertirli a versioni eccessivamente semplicistiche del cristianesimo, spesso basate solo su false promesse di prosperità materiale. Mentre riconosco l’importanza di sviluppare e mantenere programmi formali, v’incoraggio a ricordare che un elemento chiave per programmi di formazione e di catechesi efficaci è l’esempio di testimoni santi che «in tutto obbedienti alla volontà del Padre, con piena generosità si consacrino alla gloria di Dio e al servizio del prossimo» (Lumen gentium, n. 40). Questi testimoni, e le persone alle quali insegnano, con la vostra guida e il vostro sostegno, aiuteranno ad assicurare che la Chiesa nei vostri Paesi continui ad essere uno strumento efficace di evangelizzazione, attirando coloro che ancora non conoscono Cristo e ispirando coloro che sono diventati tiepidi nella fede.
Infine, Fratelli Vescovi, è mia speranza che la vostra visita al Successore di Pietro e alle tombe degli Apostoli vi rafforzi nella vostra determinazione a essere protagonisti della nuova evangelizzazione, specialmente nell’imminente Anno della fede. Prego anche perché i vostri sforzi diano frutti, affinché il Regno di Dio possa continuare a crescere nella porzione della vigna del Signore affidata alle vostre cure pastorali. Raccomandandovi all’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, e assicurandovi del mio affetto e delle mie preghiere per voi e per la vostra gente, imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica.
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