di Paolo Lorizzo*
ROMA, domenica, 3 giugno 2012 (ZENIT.org).- Adagiato sul declivio di una collina un tempo abbellita da vigneti ed uliveti, il complesso conventuale di S. Francesco è situato nella ridente cittadina di Anguillara Sabazia sulle sponde del lago di Bracciano, a poca distanza dall’antico centro storico. Originariamente il complesso era formato dalla chiesa in stile gotico-cistercense e dal Convento che però venne abbattuto tra il 1954 e il 1955 in seguito ad una sciagurata decisione dell’allora amministrazione comunale.
La chiesa, pur tradendo un’origine basso-medioevale, non ha completamente convinto gli studiosi. Alcune caratteristiche edilizie infatti (la volta del presbiterio a crociera con ‘costoloni’, la navata unica, il coro rialzato, la facciata ‘a capanna’ solo per citare gli elementi più evidenti), ne attribuiscono la fondazione alla fine del XIII secolo, epoca in cui la potente famiglia degli Anguillara avevano raggiunto la loro massima espansione sul territorio.
La Chiesa presenta una pianta molto semplice, con tetto a doppio spiovente sorretto da capriate e un presbiterio, rialzato ed accessibile mediante una scalinata. L’edificio possedeva un tempo un ambiente adibito a sacrestia e due cappelle di culto situate lungo il lato sinistro della navata, oggi abbattute.
Gli affreschi sono stati tutti realizzati nell’ultimo quarto del XV secolo (epoca della costruzione del convento), tranne quelli realizzati nei pressi dell’altare di S. Antonio Abate situato nei pressi dell’entrata sul lato destro, databili alla fine del XVI secolo. L’affresco absidale, datato al 1488, venne riportato alla luce nel 1913 ed attribuito al pittore Domenico Velandi.
La struttura conventuale venne iniziata nel 1468 su licenza rilasciata dal Pontefice Paolo II all’ “Università e aicittadini di Anguillara” e venne inizialmente occupata dai Frati Minori Osservanti. Per l’occasione la chiesa venne rialzata ed il convento completamente integrato ad essa. Le molte ricerche archivistiche hanno confermato grandi difficoltà per la ricostruzione degli eventi storici e della vita che vi si svolgeva e soltanto attraverso un’analisi delle periodiche visite pastorali è stato possibile far luce su alcuni eventi, nonostante manchino notizie esaustive riguardanti la descrizione dell’edificio. Sappiamo che il Convento venne occupato dall’anno della fondazione fino al 1672, con una interruzione compresa tra il 1550 e il 1589, dovuta probabilmente alla mancanza di un sufficiente numero di frati per la conduzione del complesso.
Per quasi un secolo la struttura venne occupata dai frati del Terzo Ordine dei Minori Conventuali, periodo nel quale gli Orsini continuavano a possedere il feudo di Anguillara. Il quadro storico diventa più chiaro a partire dall’8 marzo del 1783, quando Papa Pio VI ufficializza il passaggio del Convento ai Chierici Scalzi della Santissima Croce (Passionisti), che però ne presero possesso soltanto all’inizio del 1786, per permettere i molti ed urgenti lavori di restauro necessari alla ristrutturazione del complesso. Nel 1798 il Convento venne nuovamente abbandonato per essere nuovamente occupato dai frati del Terzo Ordine nel 1821, per poi abbandonarlo definitivamente il 4 luglio 1826 per mancanza di fondi. Il 21 luglio 1871 in attesa di reperire locali più adatti per la cura dei malati vi venne trasferito l’ospedale del paese, originariamente ubicato nella parte bassa del centro storico, perché considerato insufficiente e malsano.
Nel 1906 il Vescovo di Sutri sospende la Chiesa al culto, atto che rappresenterà ufficialmente la chiusura del complesso. Nel dicembre del 1952, l’allora sindaco Anna Jacometti scrisse al Ministero della Pubblica Istruzione per richiedere l’abbattimento della struttura conventuale perché ritenuta fatiscente e pericolante, nonostante alcune relazioni tecniche del tempo dichiaravano che fosse in buono stato di conservazione e necessitante soltanto di alcuni restauri della travatura del tetto. L’abbattimento dell’edificio risparmiò ben poche porzioni murarie, pertinenti ad ambienti di servizio e al tratto porticato attiguo alla chiesa, quest’ultimo abbattuto dopo pochi anni.
Punto centrale del convento era un chiostro originariamente porticato su tre lati, con al centro un pozzo collegato ad una cisterna sottostante (ancora esistenti) che raccoglieva le acque incanalate tramite un sofisticato sistema di gronde e tubazioni. Il pavimento del chiostro è formato da un selciato tardo-quattrocentesco, mentre la maggior parte delle pavimentazioni degli ambienti (distrutti negli anni ’50) era realizzata con l’impiego di laterizi. Intorno al portico del chiostro si aprivano gli ambienti di servizio, il refettorio, la cucina e il capitolo, mentre al piano superiore erano situate la biblioteca e le celle.
Alcuni sondaggi preventivi effettuati nel 2006 presso il chiostro e gli ambienti destinati ad uso refettorio e cucina hanno riportato alla luce i sotterranei della struttura, riconducibili ad ambienti ipogei un tempo utilizzati come cantine. Questi ambienti, individuati ma non scavati, hanno rivelato l’esistenza di alcuni vani sotterranei che confermano pienamente l’originale impostazione dei complessi convenutali tardo-medievali dell’ordine mendicante francescano.
Il complesso rappresentava un fermo punto di riferimento per l’intera comunità ‘anguillarina’ fino al secolo scorso. Ciò che resta è soltanto una pallida immagine di una struttura dominante sulla vallata sottostante, da cui frati e pellegrini potevano godere di una panoramica lacustre mozzafiato, oggi occlusa dall’urbanizzazione selvaggia del secondo dopo guerra.
* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo.