"Federalismo demaniale e nuovo umanesimo civile" (Seconda parte)

Politiche e strumenti per la valorizzazione economica e sociale del territorio attraverso il miglior utilizzo degli immobili pubblici

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ROMA, venerdì, 1 giugno 2012 (ZENIT.org) – Pubblichiamo di seguito la seconda ed utlima parte della relazione tenuta da Valerio De Luca, presidente dell’Accademia Internazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale (AISES), al workshop “Politiche e strumenti per la valorizzazione economica e sociale del territorio attraverso il miglior utilizzo degli immobili pubblici”, svoltosi il 24 maggio 2012 a Roma.

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Un “nuovo mondo” che si schiude all’orizzonte deve avere il coraggio delle nuove idee, di riformare i vecchi schemi e dogmi, di riparare all’occorrenza gli strumenti inadeguati ed di utilizzare le forme inedite e gli strumenti innovativi, offerti dalla finanza, dalla tecnologia e dal mercato per orientarli verso finalità etiche e verso uno sviluppo sostenibile ed una crescita inclusiva.

In quest’ambito devono essere lette le politiche ed i nuovi strumenti offerti dalle recenti novità legislative in materia di dismissioni e valorizzazione degli immobili pubblici, che non sono solo volti ad incidere su problematiche immediate quali la riduzione del debito pubblico e il rilancio dell’industria immobiliare, ma soprattutto di proiettarsi nel futuro, ridisegnando i rapporti sia all’interno della nuova articolazione territoriale dello Stato tra regioni, provincie, comuni, città metropolitane, e gli enti locali, sia all’esterno con il settore privato, il mercato e la società civile.

Nell’ottica di un federalismo demaniale, capace di includere nei processi i vari soggetti pubblici e privati per un efficace governo poliarchico del territorio, l’istituzione di programmi unitari di valorizzazione territoriale, per il riutilizzo funzionale e la rigenerazione degli immobili di proprietà di Regioni, Provincie e comuni e di ogni soggetto pubblico, anche statale, sono volti a promuovere un processo di valorizzazione unico degli immobili pubblici, in coerenza con gli indirizzi di sviluppo territoriale e con la programmazione economica, fungendo anche da elemento di stimolo e di attrazione di investimenti.

Nell’ambito di questo “nuovo capitalismo”, che ridisegna i rapporti tra Stato e mercato,  il ruolo dell’intervento pubblico nell’economia assume una veste diversa : gli Stati da fattori di crisi diventano attori nella soluzione dei problemi in un “gioco cooperativo” con l’impresa e il mercato per promuovere regole, incentivi e strumenti finanziari a sostegno della valorizzazione del patrimonio  immobiliare e della riqualificazione del tessuto urbano degradato anche attraverso l’attrazione di investimenti infrastrutturali e la costituzioni di fondi immobiliari. 

In questo rinnovato rapporto tra Stato policentrico e mercato, l’Agenzia del Demanio rappresenta il laboratorio dove sperimentare nuove politiche economiche ed industriali per far convergere gli obiettivi di crescita di lungo termine con le esigenze puramente finanziarie dei privati, soprattutto in un momento storico di grave deficit dei bilanci pubblici.

Il D.L. 201 del 2011 – inserendo l’articolo 33-bis nel citato D. L. n. 98 del 2011 – ha attribuito all’Agenzia del demanio il compito di promuovere iniziative volte alla costituzione di società, consorzi o fondi immobiliari con la finalità di valorizzare e alienare il patrimonio immobiliare pubblico di proprietà dello Stato, delle Regioni, degli enti locali e degli enti vigilati. Qualora si costituiscano delle società, ad esse partecipano i soggetti che apportano i beni e, necessariamente, l’Agenzia del demanio in qualità di finanziatore e di struttura tecnica di supporto.

Per concludere, e’ da qui che bisogna ripartire per rilanciare la crescita civile, morale ed economica del nostro Paese, incominciando proprio dalla ridefinizione dei rapporti tra Stato e mercato, da politiche e strumenti innovativi, in grado di valorizzazione il patrimonio immobiliare pubblico e di riportare al centro la “progettualità” e la “responsabilità” degli attori della società civile e delle istituzioni ad ogni livello.

“Sta a tutti noi” dover lanciare in primis la sfida etica e culturale di un “nuovo umanesimo civile”, che come nel Rinascimento, oggi deve partire dalla riqualificazione del tessuto urbano,  dalla rifioritura delle città e degli immobili di valore artistico ed istituzionale : questo è l’“effetto città”, per usare le parole tratte dall’introduzione del dott. Scalera,  dove l’innovazione sociale restituisce onore e memoria alla tradizione dei padri, ed è in grado di “far muovere gli immobili” nella direzione del bene comune, e cioè “mobilitando” idee, energie, conoscenze e investimenti.

Un nuovo mondo, un nuovo capitalismo e un nuovo umanesimo camminano sulle gambe di uomini e donne rinnovate nel pensiero e nelle azioni, e soprattutto mosse dalla buona volontà.  Solo quando gli “uomini nuovi” della buona finanza e quelli del buon governo cammineranno affianco verso il traguardo del bene comune, potrà allora realizzarsi un vero e profondo cambiamento culturale del nostro Paese, forgiato dai valori di un nuovo umanesimo, per una società che è chiamata ad essere veramente umana.

(La prima parte è stata pubblicata ieri, giovedì 31 maggio)

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ZENIT Staff

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