"Pasqua significa passaggio dalla morte alla vita"

La crisi greca: l’opinione di padre Ioannis Spiteris, vescovo di Corfù-Zante-Cefalonia

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ROMA, martedì, 20 marzo 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo un’intervista con il vescovo cattolico di Corfù-Zante-Cefalonia, monsignor Ioannis Spiteris, O.F.M. Cap, che si esprime sulla crisi finanziaria che sta attraversando la Grecia e le sue ripercussioni sulla società ellenica. L’intervista è stata realizzata da Ruggiero Doronzo e pubblicata in “L’Aurora Serafica. Rivista dei frati Minori Cappuccini di Puglia”, marzo/aprile 2012, p. 17-19.

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Caro Padre Ioannis, abbiamo visto nelle scorse settimane che in Grecia la difficile situazione economica ha prodotto tensioni sociali, cosa ci può dire a riguardo?

Disgraziatamente quello che di recente hanno mostrato al mondo i mezzi di comunicazione (incendi, saccheggi, inaudita violenza, scontri con la polizia…) con la crisi economica centra poco. Si tratta di un piccolo gruppo di black bloc, neanche tutti greci, che da circa 20 anni, ogni volta che ad Atene è in corso una manifestazione di protesta pacifica, approfittano per compiere incredibili vandalismi. Essi disgraziatamente bruciano edifici neoclassici di grande significato storico, assaltano negozi, danneggiano monumenti tra i quali la nostra cattedrale cattolica.

La vera tensione sociale sta nella rabbia, nella disperazione, nell’angoscia della povera gente. Tutta la Grecia è una pentola che bolle e non sappiamo come finirà. Tra aprile e maggio ci saranno le elezioni e proprio in quell’occasione la gente esprimerà la sua rabbia. Forse il risulto delle elezioni sarà una grave situazione di ingovernabilità.

Il dissesto economico sembra sia stato causato da una cattiva gestione delle fi nanze statali, Lei è d’accordo?

Io non sono un economista per cui non capisco molto il complesso mondo finanziario. Tuttavia non è molto difficile individuare alcuni dei motivi che ci hanno condotto al disastro attuale. Innanzitutto l’attuale grave crisi economica mondiale non ha fatto altro che peggiorare la già disastrosa situazione greca. I partiti politici che hanno governato la Grecia negli ultimi decenni, nella gestione economica hanno obbedito ad un vergognoso clientelismo. Per avere i voti hanno aumentato in maniera sproporzionata i salari, le pensioni, le offerte sociali e hanno assunto un numero esorbitante di impiegati statali (in Grecia questi sono più che in Germania). Eppure i servizi pubblici hanno continuato a non funzionare, paralizzati dalla burocrazia e dalla corruzione. Anche i cittadini hanno contribuito con l’evasione fiscale, che sembra essere uno sport nazionale! Naturalmente un paese povero, come la Grecia, senza industria pesante, che progressivamente ha abbandonato l’agricoltura (importiamo persino i limoni dal Brasile!) non poteva vivere se non aumentando vertiginosamente i prestiti.

Cosa pensa del modo in cui ora i governanti greci stanno gestendo l’emergenza?

I partiti politici che hanno governato il Paese in questi ultimi anni conoscevano verso quale baratro eravamo condotti, eppure non hanno fatto un discorso chiaro alla gente per spiegare loro quale fosse veramente la situazione, assumendosi le proprie responsabilità e prendendo, in quel periodo, le risoluzioni meno disastrose per l’economia. I paesi creditori, però, non erano più disposti a concedere dei prestiti senza porre alla Grecia gravissime condizioni (tagli dei salari, delle pensioni, licenziamenti, tasse senza precedenti, tagli drastici alla spesa pubblica anche a quelle riguardante la sanità…). Il dilemma di fronte al quale siamo stati posti era: scegliere o questi sacrifici o il pieno fallimento con conseguenze imprevedibili, uscendo dall’euro e il tornando alla dracma.

Le opinioni degli economisti divergono su quale delle due soluzioni avrebbe avuto le conseguenze meno disastrose. Non ho un’opinione personale a proposito. Conosco solo la disperazione della nostra gente ridotta alla miseria. Personalmente dubito che tutti questi sacrifici imposti alla popolazione, specialmente l’atroce esazione fiscale, possano veramente risanare l’economia greca! L’uscita del tunnel è molto lontana!

I sacrifici imposti alla gente sono giustificati e sostenibili oppure sono iniqui?

Una cosa è certa: per la Grecia è impossibile pagare il suo debito. Si tratta di più di trecento miliardi di euro. La maggior parte dei prestiti servono per pagare solo gli interessi ai paesi e alle istituzioni creditrici! Queste stanno spremendo la Grecia fino all’inverosimile con interessi da strozzini. I nostri governanti subiscono molto passivamente le condizioni imposte dai paesi creditori senza quasi negoziare. La Grecia è completamente commissariata (sotto speciale sorveglianza!) dai rappresentanti dei governi finanziatori, specialmente dalla Germania. Praticamente, per certi versi, la nazione ha perduto la sua autonomia. Alcuni affermano che è inutile accettare rigori e austerità per continuare a servire un debito impagabile.

Crede che i paesi più ricchi dell’Europa si stiano servendo delle difficoltà greche per i loro scopi politici ed economici?

Nel passato i creditori della Grecia conoscevano che questo paese non poteva mai restituire l’immenso debito accumulato nei loro riguardi, eppure prestavano ugualmente con un comportamento da strozzini e, per di più, alcuni paesi creditori costringevano la Grecia a comprare da loro armi costosissime e spesso obsolete!

Certamente chi presta alla Grecia non lo fa per scopi caritativi e disinteressati. I paesi ricchi dell’Europa e il Fondo Monetario Internazionale vogliono riavere i loro soldi e per di più guadagnarvi, e non c’è dubbio che lo fanno alle spalle di un paese dissanguato.

Tra cattolici e ortodossi c’è unità di intenti in questo grave momento storico?

Bisogna notare che la Chiesa Ortodossa in Grecia ha molta più possibilità di noi cattolici per aiutare i bisognosi. In quasi tutti i grandi magazzini esiste un posto dove coloro che fanno la spesa lasciano qualcosa per i poveri. Tutto quello che si raccoglie viene consegnato alla Caritas della Chiesa Ortodossa, che si chiama «apostolì» (missione), per essere distribuito. Anche nella carità noi cattolici dobbiamo fare tutto da soli, con le magre offerte dei pochi cattolici, ma speriamo che la Caritas italiana e altre istituzioni cattoliche come la Comunità di Sant’Egidio e il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani possano aiutarci.

Qui a Corfù esiste una piccola collaborazione con la Metropolia Ortodossa. Abbiamo creato in comune un negozio di generi alimentari per i poveri. Inoltre in Grecia vive un grande numero di extra comunitari, la maggior parte illegali, che ora sono ancora più bisognosi di aiuto. Un gruppo di cattolici collabora con una parrocchia ortodossa: le signore cucinano ogni giorno nelle proprie case e poi distribuiscono il cibo negli ambienti di questa parrocchia ortodossa.

Come vive la sua chiesa diocesana questa situazione così delicata?

Noi, come Chiesa, abbiamo un doppio problema: assistere la nostra gente che soffre e far sopravvivere la nostra Chiesa come istituzione. Cominciamo da quest’ultimo problema perché condiziona anche il primo. Mentre la Chiesa Ortodossa è sovvenzionata dallo Stato (i vescovi e i preti sono impiegati statali, come pure una parte degli impiegati dei metropoliti sono pagati dallo Stato), non succede lo stesso per il clero cattolico e gli impiegati delle nostre diocesi. Per di più i nostri sacerdoti e i religiosi non hanno nessuna assistenza sanitaria e la Diocesi deve pensare al loro sostentamento. In passato le uniche entrate erano gli affitti degli immobili.Oggi, però, molti di quegli immobili sono vuoti e le tasse che dobbiamo pagare sono altissime. Allora, si potrebbero vendere gli immobili, ma nessuno può comprarli, a meno che non si venda per un pezzo di pane.

Questa situazione condizio
na la possibilità che abbiamo di venire incontro alla gente che ogni giorno bussa alle porte delle nostre chiese. Eppure la Caritas, le altre nostre istituzioni, le parrocchie e i conventi fanno l’impossibile per aiutare chiunque, senza distinzione, chiede il nostro aiuto.

Come sarà vissuta la Pasqua di quest’anno dalle comunità cristiane?

Il popolo greco sente la Pasqua molto più del Natale. La crisi economica non credo che cambierà sostanzialmente i sentimenti religiosi, tutt’al più porterà a risparmiare sulle spese inutili e, qualche volta, anche su quelle necessarie. Nella lettera pastorale in occasione della Quaresima scrivevo ai miei fedeli: «Ripetiamo spesso che stiamo attraversando la più grande crisi economica dopo quella attraversata in occasione del disastro della Seconda Guerra mondiale. Questo è vero, ma come cristiani, in occasione della Quaresima possiamo scorgere anche alcuni aspetti positivi per la nostra vita e per la preparazione alla Pasqua. Ci viene offerta un’occasione per liberarci dal superfluo, per ritrovare l’essenziale per la nostra vita, per scoprire che ci sono milioni di fratelli e sorelle nel mondo che stanno molto peggio di noi. Dobbiamo capire che, oltre l’economia, esistono altri valori molto più preziosi, come la scoperta continua di Dio nella preghiera, nell’amore verso il prossimo, condividendo con lui ciò che abbiamo e ciò che siamo; e specialmente ci si offre un’occasione per scoprire di nuovo che esiste la Provvidenza di un Padre amoroso in cui possiamo e dobbiamo avere fiducia…».

Qual è il suo augurio per la Pasqua?

Nel sopracitato messaggio ai miei fedeli scrivevo ancora: «Pasqua significa passaggio dalla morte alla vita, da ogni forma di “crisi” alla certezza dell’amore liberante di Dio, il solo che è fedele alle promesse, che non ci potrà mai deludere. Solo dentro il cuore piagato di Cristo risorto troviamo tutte le ricchezze che nessuna crisi ci può togliere. Solo dentro quella fonte inesauribile di Amore troveremo il modo per passare dalla crisi alla salda certezza della speranza. Credere alla risurrezione di Cristo significa che, dentro questo clima generale di disperazione e di odore di morte, noi possiamo annunziare e distribuire la vita, solidali con i nostri fratelli, testimoniando la nostra fede viva, lottando per la giustizia e la pace». L’augurio pasquale qui in Grecia è: «Cristo è risorto! È veramente risorto!». Questo augurio avrà senso solo se Cristo risorge “veramente” nella nostra vita, solo se lo lasciamo illuminare le nostre tenebre, solo se diventa per noi forza che ci solleva dalla tomba dove ci ha condotto l’egoismo umano. Questo è il mio augurio pasquale: che Cristo risorga veramente per ciascuno di noi, per la nostra società, per i nostri due cari paesi, per il mondo intero.

Veramente, BUONA PASQUA ai lettori de l’Aurora Serafi ca e ai confratelli Cappuccini della Provincia di Puglia.

[Tratto da: “L’Aurora Serafica. Rivista dei frati Minori Cappuccini di Puglia”, marzo/aprile 2012, p. 17-19]

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ZENIT Staff

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