di Antonio Gaspari
ROMA, giovedì, 8 febbraio 2012 (ZENIT.org) – La prima parte dell’intervista a suor M. Caterina Gatti Icms è stata pubblicata ieri, mercoledì 7 marzo 2012.
Una certa cultura moderna punta a indicare come modello figure di donne che suscitano provocazione e scandalo, ma non sono più rivoluzionarie ed emancipate donne come Madre Teresa di Calcutta, o Santa Chiara d’Assisi?
È vero, alla donna moderna vengono indicate spesso come modello queste figure provocatrici e scandalose, per l’influsso dell’errata filosofia femminista “liberal-socialista-radicale”. Non dimentichiamo però che in ambito cattolico ha trovato sviluppo un femminismo che promuove l’autentica dignità della donna, e che si è nettamente discostato dal pensiero delle altre correnti laiche. Va anche ricordato che nonostante le grandi divergenze con le femministe cattoliche, le militanti nelle correnti radicali e socialiste hanno cercato e trovato figure di donne autorevoli, libere e “forti” proprio all’interno del cattolicesimo. Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Teresa di Lisieux, Francesca Saverio Cabrini – ed oggi potremmo dire anche Madre Teresa di Calcutta – sono solo alcuni dei nomi di quelle tante donne “rivoluzionarie ed emancipate”, nel senso vero dei termini, che sono state prese come modello anche da femministe ben lontane dal modo di pensare e di vivere cattolico. Perché? Perché queste sante sono un esempio di come debba essere una donna, pur essendosi donate totalmente a Dio e alla Chiesa! Nella Mulieris Dignitatem leggiamo che “Le donne sante sono una incarnazione dell’ideale femminile” (cfr n. 27). Questo ci fa comprendere che più cerchiamo di imitare Cristo, vero Dio ma anche vero uomo, più ci realizziamo come persone, perché solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Lungi allora dal tarpare le ali all’emancipazione, il cattolicesimo aiuta la donna alla piena realizzazione di sé, donandole quella dignità e quei diritti che in altri ambienti sociali, culturali o religiosi le sono negati.
Può raccontarci quali sono le ragioni che l’hanno convinta a scegliere la vita religiosa? E perchè ha scelto le Serve del Cuore Immacolato di Maria?
La cosa che tengo sempre a precisare è che la mia non è stata tanto una scelta, quanto piuttosto una risposta a Qualcuno che mi ha scelta. Se devo spiegare le ragioni che mi hanno portata ad intraprendere questa strada, 13 anni fa, trovo qualche difficoltà perché so di non poter esprimerle in tutta la loro profondità, e forse non è nemmeno facile da comprendere per chi non ha ricevuto la stessa chiamata.
Ad ogni modo credo che la mia risposta sia stata facilitata dall’insoddisfazione di fondo che percepivo nel cuore. Avevo un lavoro, molti amici, hobbies che mi davano soddisfazione… Eppure nel profondo sentivo sempre una certa infelicità, una scontentezza, una “non realizzazione” di me stessa pur avendo delle soddisfazioni tangibili nella vita che conducevo. Educata in una famiglia cattolica praticante, ero tuttavia molto lontana da Dio, il rapporto con Lui era insignificante per me. Cercavo la felicità in tutt’altre cose, e la mia fede si riduceva al “dover andare a Messa la domenica”. Ricordo però che verso i 17 anni un giorno vidi una giovane suora seduta su una panchina, e dal suo volto traspariva grande serenità e gioia. Sentii dentro di me una grande commozione, accompagnata da un forte desiderio di bene, di bontà, di conversione, che però soffocai quasi subito. Era Dio che iniziava a farsi sentire… Gli avrei aperto il cuore solo 4 anni dopo…
A 21 anni è arrivata la grazia della conversione, e pochi mesi dopo ho percepito per la prima volta la chiamata alla vita religiosa. Ho scelto le Serve del Cuore Immacolato di Maria perché il Signore le ha messe sul mio cammino: è stato proprio conoscendo loro che, per la prima volta, mi sono posta il problema vocazionale. Davo per scontato, infatti, che mi sarei sposata e avrei formato una mia famiglia. Non mi ero mai posta il problema del “che cosa vuole Dio da me”, anche perché ero convinta che la chiamata fosse qualcosa che si dovesse percepire fin da bambini. Vedendo alcune giovani postulanti (ragazze che sono all’inizio del periodo formativo in convento) delle Serve del Cuore Immacolato di Maria ne sono rimasta letteralmente affascinata: la loro gioia, la loro serenità, la loro allegria, la bellezza interiore che traspariva dal loro essere era proprio quello che desideravo per me, e che andavo cercando chissà dove, da anni, senza alcun risultato. Approfondendo la loro conoscenza, sono rimasta molto colpita anche dal carisma dell’Istituto e dal loro amore per la Chiesa e per il Santo Padre. In modo particolare però mi ha attirata verso le “Serve” la loro grande devozione mariana e l’amore per l’Eucaristia.
Cosa fanno le Serve del Cuore Immacolato di Maria?
Noi Serve del Cuore Immacolato di Maria siamo legate costitutivamente al Movimento ecclesiale della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria – formato dai Servi del Cuore Immacolato di Maria, da noi Serve e dai laici che condividono con noi l’unico carisma – e ci impegniamo a portare Cristo al mondo per mezzo del Cuore Immacolato di Maria.
Riconoscendo nelle parole pronunciate dalla Vergine Maria a Fatima un appello divino, cerchiamo di realizzarle anzitutto in noi mediante una solida vita interiore, avendo come primo e fondamentale impegno quello dell’orazione. Modello, maestra e guida nella nostra vita di consacrazione e nella missione apostolica è la Vergine Santissima. Cuore del carisma è la riparazione, così come altri aspetti che scaturiscono dalla spiritualità di Fatima quali: la preghiera, la penitenza, l’amore all’Eucaristia celebrata e adorata, al Santo Rosario, l’amore al Santo Padre, che si concretizza anche attraverso la professione del quarto voto di Fedeltà e Obbedienza al Santo Padre e al suo Magistero.
La collaborazione con i Servi del Cuore Immacolato di Maria e i laici è fondamentale, e permette una maggiore incisività nell’apostolato grazie alla complementarietà delle vocazioni e al medesimo carisma. Il nostro ruolo nella Famiglia del Cuore Immacolato di Maria prevede l’aiuto nella formazione dei laici, con particolare attenzione alla figura della donna, affinché riscopra la sua dignità e la sua importanza fondamentale nella famiglia e nella società; desideriamo poi aiutare le bambine e le giovani, affinché si responsabilizzino e imparino a usare rettamente la loro libertà, riscoprendo quei valori che sembrano oggi ormai persi.
Lei ha scritto articoli indicando in Maria, madre Gesù, la bellezza della donna. Può spiegarci il nesso tra la bellezza e Maria? e tra la bellezza e Dio?
<p>La società odierna, fondamentalmente materialista, tende a prendere in considerazione solo il corpo, dimenticandosi che la persona è costituita da corpo ed anima – che formano un unicum – e così troppo spesso anche parlando di “bellezza” ci si limita a quello che è solamente l’aspetto fisico, esteriore.
Nella Madonna vediamo invece una bellezza che risplende prima di tutto nel suo Cuore e nella sua anima. Credo che ci possa venire in aiuto l’enciclica Redemptoris Mater di Giovanni Paolo II, nella quale leggiamo che “alla luce di Maria, la Chiesa legge sul volto della donna i riflessi di una bellezza che è specchio dei più alti sentimenti di cui è capace il cuore umano”(cfr n. 46): tale vera bellezza, di cui Maria illumina la donna, consiste nel sapersi donare al prossimo gratuitamente; nell’avere la fortezza interiore dinanzi alle sofferenze; nella fedeltà a Dio e
ai propri impegni; nel lavoro assiduo fatto per amore; nell’empatia che rende capaci di comprendere fino in fondo l’altro, e di compartecipare i suoi sentimenti, incoraggiandolo con la parola.
Nello stesso documento, il Papa ci ricorda che è la grazia che Maria Santissima porta in sé a determinare “la straordinaria grandezza e bellezza di tutto il suo essere” (cfr n. 11). Alla luce di queste parole comprendiamo dunque che la bellezza di Maria SS.ma non è semplicemente e solamente un fatto estetico, fisico, esteriore: la Madonna è modello di bellezza soprattutto per le sue virtù, per il suo Cuore Immacolato, per la grazia di Dio di cui era ricolma.
Nelle icone – ci ricorda l’ Enciclica – “la Vergine splende come immagine della divina bellezza” (cfr n. 33). Su questo discorso si innesta il nesso tra la bellezza e Maria, e tra la bellezza e Dio: la Madonna infatti brilla di luce riflessa, emana la bellezza di Dio perché ricolma di Lui, della sua Grazia, del suo Spirito. “Se la santità cristiana si configura alla bellezza del Figlio, l’Immacolata Concezione è la più perfetta illustrazione di questa «opera di bellezza». La Vergine Maria e i santi sono i riflessi luminosi e i testimoni attraenti della bellezza singolare di Cristo, bellezza dell’amore infinito di Dio che si dà e si comunica agli uomini. Essi riflettono, ciascuno a suo modo, come i prismi del cristallo, le sfaccettature del diamante, i contorni dell’arcobaleno, la luce e la bellezza originaria del Dio d’amore. La santità degli uomini è partecipazione alla santità di Dio e, quindi, alla sua bellezza.” (dal Documento finale dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, 2006).