di Luca Marcolivio
ROMA, sabato, 3 marzo 2012 (ZENIT.org).- Di fiction ambientate in ospedale se ne sono viste tante. Ce n’è una, però, che da qualche anno, per varie ragioni, fa molto parlare di sé: Dr. House M.D.. Il protagonista – Gregory House – è un medico cinico, scorbutico, irascibile, intrattabile, asociale, provocatorio, arrogante, narcisista, egocentrico. Ma è anche geniale, poiché risolve casi complicatissimi, spostandosi con il suo bastone, non indossando mai il camice, facendo un po’ il detective.
Tutte queste sono delle caratteristiche che, dal punto di vista narrativo, rendono questa fiction veramente originale. Oltre a queste, però, ve n’è una che la contraddistingue ancor più: la massiccia presenza delle questioni bioetiche. Infatti, House e la sua èquipe discutono animatamente di aborto, di trapianti, di eutanasia – riportando quelle più note. Ma anche di consenso informato, di alleanza terapeutica – facendo riferimento a quelle caratterizzanti il rapporto medico-paziente.
Essi intavolano appassionate discussioni sulla correttezza della condotta medica da assumere rispetto al malato; si chiedono se sia giusto curarlo in una maniera o in un’altra oppure se sia giusto o no sottoporlo a rischiosi esami diagnostici. Praticamente, si confrontano sugli atti medici che intendono eseguire, valutando se offendono e ledono la vita umana e la sua dignità, se il paziente viene rispettato come persona. Così, tra una battuta e l’altra, discutono di bioetica. Di questo, però, il telespettatore non sempre si rende conto.
Di tutto ciò, ne parla, in maniera molto critica, Vincenzo Comodo, docente di Sociologia presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma, nel suo ultimo libro “La bioetica del Dr House” (IF Press).
Ne parla mirando a individuare qual è la concezione della vita umana e quali sono le “relative” posizioni rispetto alle questioni bioetiche che vengono comunicate dalla serie.
Per perseguire questi obiettivi, l’Autore rivolge le principali attenzioni sull’indiscusso protagonista, il dottor House, considerandolo come il portavoce ufficiale delle suddette posizioni. E argomenta le proprie osservazioni sulla base analitica dei dialoghi e della condotta morale esibita, rimarcando che le posizioni di House non vanno individuate mediante singole battute e che non bisogna analizzare soltanto ciò che viene detto, ma anche ciò che viene concretamente fatto: perché, molte volte, si fa proprio l’opposto di quanto detto.
È quello che si può “vedere” soprattutto nel secondo, nel terzo e nel quarto capitolo, dedicati rispettivamente proprio alle questioni di bioetica, alla relazione medico-paziente e all’identità bioetica di House. Mentre il primo e l’ultimo trattano le basi del successo di questo medical drama e gli elementi ed effetti bioculturali prodotti.
Quali sono, allora, le principali conclusioni a cui giunge Vincenzo Comodo? Che House è un abortista convinto, che è favorevole all’eutanasia, che non crede nel valore dell’alleanza terapeutica, che non riconosce la sacralità della vita umana, che promuove una cultura pro choice.
Scritto con un linguaggio fluido e divulgativo, il libro si rivolge, oltre – ovviamente – a chi si occupa di bioetica, anche ai tantissimi amanti di questo medical drama, i quali probabilmente non saranno pienamente d’accordo con l’autore, ma avranno modo attraverso il suo testo di porsi di fronte al loro beniamino in maniera più accorta e critica.
E proprio per mettere il lettore – già telespettatore – nella condizione di avvalersi di basilari strumenti di discernimento – osserva Lucio Romano, nella Prefazione del libro –, la trattazione di ogni questione bioetica è accompagnata da un’opportuna definizione della stessa. In questo modo, viene a crearsi un valido presupposto per l’analisi della dimensione bioetica presa in esame.
Tutto sommato, questo libro costituisce un’ottima opportunità per formarsi come telespettatori “attivi” sui temi della bioetica, in difesa dei valori non negoziabili della vita umana.
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Per ogni approfondimento: Vincenzo Comodo, La bioetica del Dr. House. Aborto, eutanasia e altre questioni morali sulla vita umana, secondo il più cinico dei medici visti in TV, (IF Press).
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