ROMA, sabato, 26 novembre 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo una sintesi dell’intervento del cardinale Peter Erdo, in occasione dell’incontro che si è svolto a Roma il 22 novembre 2011 sul tema “L’Europa e la Nuova Evangelizzazione”.
***
Sono lieto di essere qui oggi con voi per poter insieme ringraziare Dio per i quarant’anni del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE).
I quarant’anni del CCEE ci fanno, comunque, in primo luogo volgere lo sguardo e ringraziare Dio stesso. La Sua grazia abbondante ha fatto sì che la Chiesa in Europa in questi 40 anni abbia potuto vivere momenti di enorme importanza. La Sua forza mite ci conforta costantemente davanti alle sfide che talvolta oltrepassano le nostre forze.
Permettetemi ora una parola sulla drammaticità di alcune questioni presenti in Europa.
Siamo qui riuniti in un momento in cui la situazione economica di tanti paesi europei è segnata da una grave crisi. Questo ha conseguenze molto serie per la vita della società e del singolo. Ancora più profonda e insidiosa è, però, la crisi etica e antropologica che si annida specialmente nella vita delle famiglie, nelle strutture educative, nei mezzi di comunicazione sociale. La Chiesa, attraverso le sue opere e la sua parola, ma soprattutto attraverso non pochi cristiani impegnati nella vita pubblica, cerca di essere vicina a quanti hanno più bisogno e di mostrare una via d’uscita alle crisi. Per raggiungerla è fondamentale aprire la ragione e il cuore a Dio. Solo in questo modo si riuscirà a cambiare la prospettiva della propria vita e della società, come ci ricordava due anni fa il Santo Padre nella sua Lettera Enciclica Caritas in Veritate.
A questo proposito desidero dedicare un pensiero e un ringraziamento alle numerose persone che, mosse dall’amore di Dio, e spesso in ambienti difficili e contrari alla fede, lottano per portare all’Europa e alla politica dei diversi Stati i grandi valori che Cristo ci ha insegnato. Senza di loro la situazione in Europa sarebbe ancora più difficile.
Purtroppo, oggi, come ci spiegano gli esperti che analizzano la situazione della libertà religiosa nel mondo, ci troviamo di fronte alla realtà che le persone più perseguitate a causa della loro fede sono i cristiani.
Il fatto che nell’Europa di oggi, i casi di persecuzione non siano così clamorosi come in altri continenti, non ci deve comunque far dimenticare che anche nelle società europee esistono veri casi di discriminazione. A ricordarcelo sono i casi riportati dall’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa. Il Santo Padre affermava nel messaggio per la giornata mondiale della Pace di quest’anno: “Esprimo anche il mio auspicio affinché in Occidente, specie in Europa, cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa, piuttosto, sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia; saprà, così, sperimentare giustizia, concordia e pace, coltivando un sincero dialogo con tutti i popoli.”
Di fronte a questo scenario, la Chiesa in Europa s’impegna nel rinnovamento della società in cui vive attraverso l’annuncio della Buona Novella, in forme rinnovate e attualizzate, con quella che è così bene espressa con il nome di Nuova Evangelizzazione. È per questo che abbiamo deciso di collegare la celebrazione del 40° del CCEE con la riflessione su questa chiamata. Ci eravamo quest’anno già incontrati sulla stessa riflessione con i Presidenti delle Conferenze episcopali, durante l’ultima Assemblea Plenaria del CCEE, svoltasi un mese fa in Albania, ma anche con i vescovi orientali, riunitisi ad Oradea, in Romania, due settimane fa. Anche l’incontro di questa mattina sarà sicuramente un’opportunità per comprendere come la cultura e la politica abbiano bisogno di un riferimento all’Assoluto per poter servire il vero bene dell’uomo. Con questi nostri incontri vogliamo anche collegarci alla preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi.
Siamo in un mondo molto secolarizzato e, paradossalmente, assetato di Dio e del senso della vita – come fare per portare l’annuncio di Cristo a chi sembra non esserne più interessato? Sono, sicuramente tantissimi gli aspetti da tener presente quando ci prefiggiamo di annunciare Cristo agli uomini di oggi.
Tra i vari possibili aspetti, vorrei sottolinearne tre:
Non ci deve inibire il fatto che in Europa ci troviamo, spesso, in un ambiente poco accogliente della proposta cristiana. Si è visto nella storia che coloro che sono stati maggiormente perseguitati sono anche quelli che hanno testimoniato una più grande fiducia nel Signore. Non hanno aspettato che le circostanze fossero più favorevoli per iniziare a lavorare nell’opera dell’evangelizzazione. Sono, in effetti, tanti i testimoni, sia nell’Est che nell’Occidente, che hanno già intrapreso l’opera della Nuova Evangelizzazione con grande entusiasmo. E vediamo che Dio non manca mai con i suoi doni e carismi.
In secondo luogo ricordo che l’uomo di oggi è molto sensibile e aperto agli effetti audio visuali. Questo significa che il linguaggio delle nuove generazioni è spesso diverso dalle precedenti. Anche i giovani di oggi, però, sono in ricerca della bellezza e della verità, come della giustizia e della bontà. Attraverso la sua dottrina, l’arte e la liturgia, la Chiesa offre al mondo uno sguardo verso il Mistero di Dio capace di aprire il cuore e la ragione umana.
Infine, vorrei ricordare che l’Evangelizzazione passa sempre e necessariamente attraverso la carità vissuta nel quotidiano. Come ricordava il Santo Padre ai volontari europei l’11 novembre scorso, “il lavoro dei volontari cattolici non può rispondere a tutte le necessità, ma ciò non ci scoraggia. Il poco che possiamo riuscire a fare per alleviare i bisogni umani … È un segno della presenza e dell’amore di Cristo.”
Oserei dire, in sintesi, che più che un tema, la Nuova Evangelizzazione è un Kairos, nel quale tutti siamo chiamati a risvegliare la fede e ad aprire le comunità cristiane per diventare più accoglienti, ben radicate nel Signore e forti nell’entusiasmo missionario. La Nuova Evangelizzazione non è per niente un metodo sociologico, ma significa quello sforzo missionario che è richiesto dove il cristianesimo è già stato annunciato, ma dove la cultura si sta allontanando dalla fede. I cristiani, nella chiamata alla Nuova Evangelizzazione, sono appunto sfidati da Gesù e dalla Chiesa e anche dal grido delle persone che cercano un senso per la loro vita, a impegnarsi per portare sollievo a quanti soffrono nell’anima o nel corpo.
Nella misura delle sue possibilità, e secondo quanto è specifico di questo organismo, il CCEE, da parte sua è impegnato nell’opera della Nuova Evangelizzazione. Seguendo le ispirazioni dello Spirito Santo e con il patrocinio della Madre di Dio e dei santi Patroni d’Europa, vuole collaborare con tutti quelli che, insieme al Santo Padre, cercano di ridare il sapore vero alla vita umana nel nostro tempo.
–