La Chiesa per ridare animo all'Europa

Nel 40° del CCEE, i vescovi europei a sostegno dellunità continentale

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di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 25 novembre 2011 (ZENIT.org).- Di fronte alla crisi che non è solo economica il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) nel suo 40° anniversario dalla fondazione, ripropone l’identità cristiana per salvare l’anima e l’unità dei popoli d’Europa.

Nel corso della conferenza stampa svoltasi a Roma oggi 25 novembre, il Presidente del CCEE il cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Primate d’Ungheria; i Vicepresidenti cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e Monsignor Józef Michalik, arcivescovo di Przemyśl (Polonia) hanno ribadito che la soluzione alla crisi antropologica che tocca l’Europa sta nella riscoperta della identità cristiana.

Rispondendo alla domanda di un giornalista del SIR (Servizio Informazione Religiosa) circa il contributo che la Chiesa cattolica può fornire all’Unione europea, il cardinale Erdö ha spiegato che “Il primo compito delle chiese per sostenere il progetto europeo è il continuo richiamo all’identità”.

A proposito degli insegnamenti cristiani e della crisi economica in atto il Primate d’Ungheria ha indicato i principi di solidarietà e di sussidiarietà quali decisivi per arrivare a soluzioni condivise.

A questo proposito ha rilevato che “Il benessere delle persone non si misura solo con la moneta”, il denaro – ha aggiunto – “non è il più grande benessere della persona umana”, ed ha ricordato che

“Quando ero giovane in Ungheria eravamo molto poveri ma non ho alcun ricordo negativo di quell’epoca. Eravamo contenti, i miei genitori erano molto gentili, noi eravamo sei fratelli che stavamo bene a casa”.

A questo proposito il cardinale Bagnasco, ha sollevato la questione antropologica, spiegando che se l’Europa non vuole perdere se stessa, deve tornar alla centralità dell’uomo ed al messaggio cristiano, perchè “Gesù è il volto di Dio sulla terra”.

La questione antropologica è tanto cara all’Arcivescovo di Genova che l’ha sollevata di nuovo rispondendo ad una domanda relativa alla “primavera araba”.

“Quando cadde il muro di Berlino – ha ricordato il vicepresidente del CCEE – Giovanni Paolo II scrisse che la caduta del socialismo reale non era dovuta a problemi di ordine economico, ma a problemi di ordine antropologico”.

“La libertà e la dignità umana – ha sottolineato il porporato – sono così radicate che non possono essere negata o compresse”.

Sull’importanza della presenza cristina in Europa si è soffermato monsignor Michalik, il quale ha ribadito “il contributo originale e significativo dei cattolici per la costruzione europea”.

L’arcivescovo di Przemysl ha concluso illustrando come il CCEE sta svolgendo un “ruolo di coscienza viva di questo nostro tempo” non solo per la costruzione della casa comune europea ma anche per il lavoro ecumenico con le chiese degli altri continenti.

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ZENIT Staff

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