I politici cristiani nelle sfide dell'Europa

Luca Volontè, parlamentare presso il Consiglio d’Europa

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ROMA, giovedì, 24 novembre 2011 (ZENIT.org).- L’analisi critica del Pontefice Benedetto XVI sull’Europa è di grande attualità. Esistono e permangono segni di grande preoccupazione per l’abbandono della fede e della consapevolezza di Dio nella nostra vita. Tuttavia, mi pare di intravedere una grande vivacità e una ripresa interessante in molti dei Paesi che hanno subito le peggiori conseguenze della mentalità relativista.

Pensiamo alla vivacità della società cristiana e alle associazioni spagnole, alla loro creatività e alla loro convincente capacità di mobilitazione; pensiamo anche alle nuove iniziative che stanno nascendo nei paesi scandinavi o alle genialità sorte in Inghilterra grazie al viaggio del Papa.

Nella mia esperienza europea noto anche come i paesi dell’est sempre più acquistano il coraggio di prendere la parola in difesa dei valori in cui credono. L’Europa ha certo bisogno di uomini e di uomini politici coraggiosi, capaci di ingaggiare buone battaglie.

A questo proposito mi permetto un appello.E’ necessario che i Vescovi spendano più tempo per sostenere i laici impegnati in politica. La solitudine è una brutta malattia, i tanti richiami necessari alla politica dovrebbero essere affiancati da momenti di sostegno, formazione e dialogo personale e comunitario al fine di rafforzare il legame tra politici cristiani e popolo cristiano. I laici impegnati in politica sono spesso abbandonati a loro stessi e visti come estranei dal popolo cristiano.

Di questo rafforzato legame tra politici e popolo cristiano si potrà usufruire anche grazie alle nuove procedure di consultazione previste dai Trattati Europei (vedi Art. 17 del Trattato di Lisbona). E’ bene notare, in spirito costruttivo, che diversi gruppi anticristiani sono molto attivi, mentre talora le associazioni cattoliche stentano a sfruttare tutte le loro enormi potenzialità.

E’ necessario riflettere e far tesoro delle parole di Gesù sulla scaltrezza necessaria anche per i figli della luce. Che i figli delle tenebre siano capaci e scaltri non deve preoccupare, lo sappiamo da duemila anni! Abbiamo bisogno, dal mio punto di vista, di una migliore organizzazione, coordinamento e efficacia di azioni comuni tra le centinaia di organizzazioni locali, nazionali ed europee cattoliche. C’è la necessità di aprirsi ad alleanze operative con altre chiese e religioni che vogliano affermare per il futuro europeo la centralità della dignità della vita, della famiglia e della libertà educativa.

Non è scontata la vittoria delle potenti lobbies anticristiane nei parlamenti nazionali o negli organismi internazionali. I primi ad esserne consapevoli sono proprio gli attori principali delle organizzazioni contrarie alla famiglia, alla vita e alla libertà di educazione. Devo ammettere che anche alcune nostre vittorie parlamentari ottenute al Consiglio di Europa di Strasburgo, hanno dimostrato tutti i limiti dei nostri avversari.

Possiamo pensare alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo sull’esposizione del crocifisso nella scuola in Italia. La Grande Chambre, il 18 marzo 2011, a gran maggioranza (quindici voti contro due), ha decretato che l’esposizione del Crocifisso nelle scuole pubbliche in Italia non costituisce violazione alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, ribaltando totalmente la sentenza di Camera del 3 novembre 2009, che all’unanimità (7 giudici) si era pronunciata contro l’esposizione della Croce.

Un altro evento incoraggiante: il 7 ottobre 2010 l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha radicalmente ribaltato una proposta di Risoluzione che voleva limitare il diritto dei medici e del personale sanitario all’obiezione di coscienza, per favorire l’accesso all’aborto. Il testo ideologico di una deputata britannica, grazie all’approvazione di ben 89 emendamenti che avevamo preparato, é stato letteralmente rimpiazzato da un nuovo testo che afferma, difende e promuove il diritto del personale medico all’obiezione di coscienza. Anche riguardo alla persecuzioni contro i cristiani siamo riusciti ad ottenere posizioni significative.

Speriamo che questi segnali positivi diventino una nuova tendenza. Essi certo indicano che la nostra presenza come Chiesa nello spazio europeo può portare frutto anche a livello di decisioni istituzionali, se sappiamo uscire dalla rassegnazione e soprattutto sappiamo sfruttare la nostra potenzialità legata alla cattolicità della Chiesa.

Ciò ci stimola ad una maggiore responsabilità personale, politica e sociale. In questo ambito, è necessario però che la creatività e i carismi, la generosità e la capacità delle tante associazioni pro famiglia, vita e libertà educativa siano coordinate tra loro e collaborino con coloro che si impegnano in politica.

Naturalmente è importante il contributo che il CCEE può dare per favorire questa rete creativa. E’ molto indicativo che il CCEE, un organismo nato negli anni settanta, abbia rappresentato un’Europa ecclesiale che andava già allora profeticamente aldilà del muro che drammaticamente divideva il nostro continente tra est ed ovest, mentre il mondo politico non poteva neppure sognare questa Europa oltre la cortina di ferro.

La Chiesa deve poter tener conto delle decisioni prese dalla politica e, di conseguenza, poter giudicare. Una maggiore sinergia tra dimensione ecclesiale e politica risponde non solo ad una necessità, ma anche alla dimensione unitaria della persona umana.

Si tratta di seguire questi problemi e far sentire la nostra voce attraverso contatti con parlamentari e membri del governo, presenza nei media, lettere rivolte alle istituzioni, organizzazione di seminari, articoli di persone competenti… Le istituzioni sono molto sensibili all’opinione pubblica e ciò che si decide a Bruxelles o Strasburgo dipende quasi sempre dalle posizioni che si hanno nei diversi paesi. Abbiamo sperimentato che alle volte il contatto con un solo parlamentare a livello nazionale, può influire su una decisione.

E’ necessario quindi un grande appello alla mobilitazione sapiente per la crescita di quel ‘neoumanesimo’ di cui l’Europa ha urgente bisogno. I valori non negoziabili, così magistralmente chiari nella Nota Dottrinale del 2002, devono essere la base fondamentale sulla quale costruire e richiamare il politico cristiano, una road-map sulla quale la dottrina sociale della chiesa porterà i frutti. E’ necessario educare una nuova generazione di cattolici alla vita pubblica e alla responsabilità democratica della politica, una generazione nuova di persone pronte a impegnarsi con audacia, senza nessuna paura a con una certa dose di allegrezza.

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ZENIT Staff

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