ROMA, giovedì, 17 novembre 2011 (ZENIT.org) – Riportiamo il discorso di apertura tenuto dal prof. Elvio Fontana IVE, segretario della SITA (Società Internazionale Tommaso d’Aquino) in occasione del convegno Utrum matrimonium sit in officium naturae. Riflettere oggi sul matrimonio, organizzato dal SITA e tenutosi lo scorso 11 novembre.
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Da quando la Presidenza della SITA è tornata a Roma, abbiamo cercato di tenere un incontro di studio annuale nella prestigiosa Pontificia Università di san Tommaso “Angelicum”, università che ospita la sede centrale della SITA.
Nel 2008 abbiamo celebrato il trentesimo anniversario della nascita della SITA, con un convegno che ha coinvolto come relatori tutti i decani delle Facoltà di Filosofia pontificie romane, un convegno dunque di carattere filosofico, in cui abbiamo tentato di coprire tutte le diverse aree della filosofia tomista. Un bel volume curato da Graziano Perillo e Lorella Congiunti, pubblicato dalla casa editrice LAS, raccoglie gli Atti di questo convegno.
Successivamente abbiamo dedicato due convegni ad argomenti teologici, e precisamente al tema del sacerdozio nel 2009 e all’Eucaristia nel 2010, indagati entro il pensiero di san Tommaso d’Aquino. Gli atti di entrambi sono stati pubblicati dalla rivista Frontiere.
Prima di tornare al campo filosofico - più familiare alla maggior parte degli attuali membri del Consiglio Direttivo della SITA - abbiamo scelto un argomento che coinvolge fede e ragione, teologia e filosofia, natura e Grazia, ovvero il matrimonio. Vogliamo occuparci della realtà del matrimonio per discutere delle varie posizioni e comprendere se è condizione naturale o arbitraria forma culturale. Vogliamo affrontare il problema non dal punto di vista epistemologico, a partire dalla crisi culturale, religiosa e umana che stiamo affrontando, o meglio che stiamo subendo, nella quale si rifiutano il matrimonio e la famiglia tradizionale per favorire altri modelli ritenuti più convenienti alla nostra situazione attuale. Questo peraltro non è nuovo. Vogliamo invece proporre e discutere il problema a un livello più profondo, nelle sue istanze speculative.
La natura fornisce molti elementi affinché la ragione possa parlare dell’essenza del matrimonio, ma la condizione esistenziale dell’uomo, destinato a un fine soprannaturale, caduto e redento, rende assai difficile un discorso completo sull’istituzione matrimoniale, e può far postulare la necessità della Rivelazione analogamente al bisogno che la natura ha della Grazia per vivere in pienezza il matrimonio. D’altra parte ricorrere in primis alla Grazia e alla Rivelazione per poter vivere e chiarire la natura del matrimonio, sembra minare le basi di un’etica naturale che serva alla convivenza e alla perfezione dell’uomo in tutte le sue dimensioni, al di là delle sue credenze.
Il tema è assai importante e attuale in questa società pluriculturale in cui viviamo, e siamo convinti che San Tommaso offra i principi – e non solo- per affrontarlo. Già il titolo scelto per il convegno Utrum matrimonium sit in officium naturae, preso dalle stesse parole di San Tommaso, è assai suggestivo. Il tema viene svolto dai relatori secondo un percorso che abbiamo progettato come non deduttivo, bensì induttivo o propedeutico. Si impone innanzitutto affrontare il problema di fondo, che implica la riflessione sulla stesso statuto epistemologico dell’etica, per capire gli elementi principali che si integrano armoniosamente nella riflessione dell’Angelico. Poi seguiranno riflessioni di carattere teologico, come per illuminare la strada da percorrere, e di carattere filosofico, per comprendere cosa la ragione umana possa dire sulla realtà del matrimonio.
La convinzione finale, espressa nel sottotitolo del convegno Riflettere oggi sul matrimonio, è che con una solida formazione filosofica e teologica alla scuola di Tommaso, si possa contribuire alla difficile questione contemporanea del matrimonio.