di Edward Pentin
ROMA, venerdì, 11 novembre 2011 (ZENIT.org) – “Ogni giorno, ogni ora, c’è un nuovo massacro di piazza Tienanmen”, afferma Chai Ling. “Ogni giorno in Cina hanno luogo 35mila aborti forzati: un numero enorme”.
Ling, due volte candidata al Premio Nobel per la Pace, conosce fin troppo bene le sofferenze che ebbero luogo a piazza Tienanmen e il dramma dell’aborto. Ma da cristiana – battezzata dopo il suo arrivo negli USA – è una donna piena di speranza.
Come studente attivista a Pechino nel 1989, durante i giorni del massacro, Ling fu leader della protesta filo-democratica che portò in piazza 100mila studenti. La repressione da parte dell’esercito governativo provocò un numero di morti compreso tra i 400 e i 10mila, a seconda delle fonti citate.
Tuttavia, prima ancora della protesta, quando era studentessa, Ling fu vittima di tre aborti forzati. “L’aborto era un fenomeno ordinario – ricorda -. Ero in collegio quando scoprirono che ero rimasta incinta senza essere sposata, così fui espulsa da scuola, non trovai lavoro e venni emarginata”.
Ling è ora sposata, ha tre figli e vive in esilio negli Stati Uniti. Dopo aver lasciato la Cina ed essersi stabilita in America, ha studiato a Princeton e ad Harvard, diventando una donna d’affari di successo: nonostante ciò non può fare ritorno in patria.
Ling si è pentita dei suoi aborti e si sta ora dedicando a una onlus da lei fondata,