di Isabelle Cousturié
ROMA, giovedi, 10 november 2011 (ZENIT.org) – Una notizia che ha dell’incredibile. Così ha descritto Giulia Galeotti l’annuncio della seconda edizione del libro “Singolarissimo giornale. I 150 anni dell’«Osservatore romano»“, curato da Antonio Zanardi Landi e da Giovanni Maria Vian, la cui prima edizione era uscita nelle librerie italiane appena un anno fa.
“In un panorama editoriale che pubblica un numero spropositato di volumi a fronte di un numero di lettori pressoché irrisorio – così ha scritto sul quotidiano della Santa Sede la giornalista e storica italiana -, è una autentica rarità la ristampa di un libro che non appartiene alla ristretta cerchia delle firme capaci di sbancare le classifiche di vendita”.
Il libro, pubblicato sotto la direzione dell’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi – ora ambasciatore a Mosca -, e del direttore de L’Osservatore Romano, è uscito la prima volta nell’ottobre del 2010.
La nuova edizione è stata annunciata dal direttore della casa editrice vaticana – Libreria Editrice Vaticana (LEV) -, don Giuseppe Costa, durante una tavola rotonda a Pordenone tra Antonio Zanardi Landi, il luterano Joerg Bremer, correspondente a Roma e in Vaticano della Frankfurter Allgemeine Zeitung, e Giovanni Maria Vian.
Gli autori del libro si sono dichiarati entrambi “sorpresi e contenti” alla notizia. Il direttore de L’Osservatore Romano ha ricordato come non si tratti solo di un libro “bellissimo, che smentisce il proverbio ‘presto e bene non avviene’, ma che ha saputo imporsi”. Questo “giornale tanto noto quanto sconosciuto. Sconosciuto per la sua storia e per la sua attualità”.
Durante la tavola rotonda, il giornalista Joerg Bremer ha aggiunto nuovi tasselli alla lunga tradizione del quotidiano della Santa Sede.
Come riferito dalla Galeotti, Bremer ha raccontato che quando all’inizio degli anni ’80 era inviato della FAZ in Polonia ha potuto constatare personalmente come L’Osservatore Romano circolava tra gli oppositori cattolici al regime comunista, tra cui Tadeusz Mazowiecki (nato nel 1927) e lo scrittore Andrzej Szczypiorski (1924-2000).
Per Solidarność, ha detto Bremer, l’OR era un elemento importante e un grande aiuto “in quanto simbolo della continua presenza del Papa polacco nella sua patria”. E il regime non osava prendere provvedimenti contro tale stampa, a suo avviso, sovversiva.
Giulia Galeotti ha segnalato un’altra serie di episodi raccontati da Bremer. Episodi che secondo la giornalista evidenziano il carattere prezioso e variegato di questa “eredità” di “voce diversa nella politica internazionale”, di giornale “universale” e di “primo global newspaper”, come lo hanno definito gli autori del libro.
Guardando al futuro, Giulia Galeotti ha concluso il suo articolo rendendo omaggio al giornale della Santa Sede, capace con suo “sguardo” di “indagare e spiegare i conflitti, le crisi, le tappe raggiunte, analizzare e tentare di arginare fenomeni come il qualunquismo e le paure ataviche cui una certa scienza fornisce oggi armi sempre più sofisticate”.
O come ha detto Bremer: “Un nuovo orientamento della società senza ‘L’Osservatore Romano’ sembra impossibile. Questo giornale continuerà con grande probabilità a rimanere l’unico interfaccia centrale, vivo e critico, tra il Papa, la Chiesa e il mondo”.