di Monsignor Giampaolo Crepaldi*
ROMA, giovedì, 10 novembre 2011 (ZENIT.org) – Vorrei richiamare l’attenzione su un aspetto molto importante della conoscenza e dell’utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa e circa l’impegno sociale e politico dei cattolici. Mi riferisco alla scarsa consapevolezza della dimensione sociale dei dogmi della dottrina cristiana. Credo che molti cattolici seriamente impegnati nella loro comunità siano certamente in grado di dire perché la Dottrina sociale della Chiesa consideri più importante la persona del lavoratore che il prodotto del lavoro, ma forse non siano altrettanto in grado di dire perché il dogma della Santissima Trinità sia di fondamentale importanza anche per la costruzione della città terrena, oltre che per quella celeste.
Il nostro Osservatorio è già intervenuto su questi aspetti, che reputiamo fondamentali. Per esempio, in passato abbiamo scritto sulla importanza dei documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede in ordine a un corretto utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa. Io stesso sono intervenuto con una Nota, pubblicata sia nel nostro sito che nel “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa”, su “La Dottrina sociale della Chiesa nel contesto della Dottrina cristiana”. All’interno degli annuali Rapporti sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo pubblicati dal nostro Osservatorio, l’analisi del magistero di Benedetto XVI verte sempre anche su questi temi dottrinali, ritenendoli fondamentali per impostare correttamente la questione sociale. Sarebbe una grave amputazione della Dottrina sociale della Chiesa dimenticare questi fondamenti dogmatici e proiettarsi direttamente nelle cosiddette “cose da fare”. Eppure, forse, proprio questo avviene, anche nelle scuole e nei momenti formativi alla Dottrina sociale della Chiesa.
Questa attenzione agli aspetti dogmatici e dottrinali e alle loro conseguenze sociali, è anche molto importante nel discernimento nei confronti delle altre religioni. Se essi sono messi da parte e trascurati, allora finisce che anche il cattolico creda che tutte le religioni siano ugualmente capaci di portare l’umanizzazione, la giustizia, la pace, il rispetto della persona e di fondare una sana convivenza sociale. Se credere in un Dio che è in Tre Persone è uguale che credere in un Dio che non lo è, allora non fa differenza per la costruzione della società essere cristiani o di altre religioni monoteiste.
A titolo di esempio, vorrei fare qui il caso appunto del dogma della Trinità, ossia nel fatto che il cattolico crede in un Dio che è una sola sostanza in tre persone e del Monoteismo, ossia nella fede in un solo Dio.
Se seguiamo le riflessioni di Joseph Ratzinger, osserviamo che la Trinità ci dice che originaria è non solo l’unità ma anche la molteplicità; che una persona come unità singola non esiste perché è sempre qualcosa di rivolto-a; che esiste, oltre a quello della sostanza, il piano della relazione, che è da considerarsi un vero e proprio piano dell’essere. Siccome la persona è fatta ad immagine di Dio, anche la persona vive insieme di questa unità e molteplicità, originariamente e contemporaneamente. Questo aspetto dogmatico e dottrinale della fede cristiana ci dice quindi che non succede che noi prima siamo quello che siamo e poi ci relazioniamo con gli altri comunitariamente. La realtà è che il nostro essere individuale è già di per sé aperto alla comunione, è già una relazione dentro se stesso e con gli altri.
Ora, pensiamo alla società e chiediamoci: la socievolezza relazionale tra le persone risulta maggiormente rafforzata da una religione simile o da una religione in cui Dio è solo unità e non molteplicità? Direi che la risposta è piuttosto evidente. Una società ha maggiori possibilità di essere coesa e solidale partendo da quella concezione religiosa che non da quest’altra.
Un Dio che sia anche Trinitario non è per ciò meno Uno, anzi è più Uno, perché qui trattasi della unità dello Spirito, che è assolutamente più profonda proprio perché tale. Due sposi, anche se lontani fisicamente tra loro, sono infinitamente più uniti di due sassi vicini l’uno all’altro. Nella comunione spirituale è possibile unirsi all’altro senza rinunciare ad essere se stesso, anzi diventando maggiormente se stesso nel mentre ci si unisce all’altro. Queste semplici osservazioni prese dalla nostra esperienza quotidiana ci fanno capire che un Dio in Tre Persone è più Uno e fornisce alla società un esempio di intima e profonda unità relazionale che la società, ai suoi livelli infinitamente inferiori, sperimenta nel matrimonio, nella famiglia, nella comunione di un gruppo, di una nazione e nella intera comunità universale vista come una sola famiglia.
Il monoteismo in quanto tale ha portato grandi benefici alla società, ma non tutti i monoteismi sono uguali. Il monoteismo trinitario è in grado di portare ancora maggiori benefici.
Non è il caso qui di esaminare altri dogmi della religione cattolica, basti questo esempio. L’Incarnazione, l’Epifania, la Morte in Croce, la Resurrezione, la Pentecoste, la Vita eterna, il Giudizio … sono aspetti dogmatici e dottrinali che rivestono una importanza fondamentale per l’organizzazione di questo mondo e per la Dottrina sociale della Chiesa. Aprire un posto per Dio nel mondo, come dice Benedetto XVI, richiede di evitare di trascurare questo fondamentale legame tra aspetti dogmatici e costruzione della città terrena. In altre parole non andrebbe dimenticato, anzi andrebbe studiato ed approfondito il primo capitolo del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa.
*Arcivescovo di Trieste